Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Tempio di Cassandra, Shattevel.
Il pomeriggio seguente mi trovai a fronteggiare l'antico tempio dell'oracolo più famoso di tutta la storia: Cassandra, dal cui esterno non poteva essere osservata la costruzione interna. Alla vista di quell'immensa opera architettonica, l'ansia per l'incontro con la donna, che era stata la profetessa di terrori e sventure, aumentò a dismisura.
Mi concentrai sul mucchio di mattoni divini, eludendo il mio disagio crescente; dall'esterno sembrava una casa, una casa tutta intarsiata d'oro, ma pur sempre una casa.
Guardai da sopra la spalla il mio compagno di viaggio, il mio compagno di vita, e percepii un doloroso battito al cuore. A quella sensazione la sua testa scattò nella mia direzione, per un attimo i nostri sguardi rimasero allacciati e mi persi all'interno della tristezza di quelle stelle, ma non potevo distrarmi in quel momento, dovevo rimanere lucida e vigile.
Respirai profondamente e mi avvicinai a lui, allontanandomi dal Tempio di Cassandra giusto il tempo necessario per scambiare due parole con Damien.
"Quindi posso entrare solo io?" Cercai di non muovermi troppo e di non fissarlo troppo intensamente. "Nessun altro?"
"No." Accarezzò il manto del cavallo e storse la bocca. "Solo chi possiede sangue divino può superare le barriere che difendono il Tempio." Con un cenno del capo indicò il limitare della costruzione. "Purtroppo, nemmeno io posso."
Annuii e mi morsicai il labbro inferiore. "
"Tu resterai qui?" Scivolai con i piedi sul terreno.
"Sì." Si girò verso il cavallo e mi diede le spalle. "Ti aspetterò qui."
"D'accordo, allora, a dopo."
Presi un grosso respiro e mi incamminai verso il Tempio, ma prima di aprire la pesante porta dorata lo guardai un'ultima volta da sopra la spalla, mi impressi nella mente la sua fisionomia, i suoi colori, la sua bellezza, il calore del suo corpo contro al mio, per poi sospirare e varcare la soglia.
Quando le due porte si richiusero dietro le mie spalle, l'oscurità del Tempio mi abbracciò e una punta di paura rischiò di farmi tornare sui miei passi, ma focalizzai la mia attenzione sulle due candele accese in fondo alla navata ed iniziai a camminare.
Per Shattevel.
Per Serfall.
Per il popolo di mio padre.
Per la verità."Mi chiedevo quando saresti arrivata."
La voce esplose nella penombra e con finta sicurezza mi avviai verso il fondo, seguendola.
"Mi stavate aspettando?" Domandai al buio, aumentando l'andatura.
"Tutti ti stanno aspettando," rispose la voce giovane, fin troppo giovane, per essere un oracolo che aveva visto più albe che popoli susseguirsi sul nostro globo. "Vieni, cara."
Mi fermai appena prima degli scalini che mi avrebbero portato dall'oracolo e la osservai con attenzione: Cassandra di Delfi era minuta, fin troppo piccolina, con dei lunghissimi capelli color della notte intrecciati a filuzzi dorati, ma ciò che non sapevo, ciò che i libri non raccontavano, era la sua cecità. Il corpo esile era fasciato da un abito dorato e ai piedi si intrecciavano sandali di cuoio, in ricordo dei tempi antichi.
"Seraphine, figlia di Lucifer." Sollevò la testa verso di me nonostante al posto dei due occhi avesse due profonde cicatrici: ricordo dell'arcangelo Jujah risalente a sei secoli prima, così mi aveva istruita Cornelia una settimana prima. "Benvenuta nel Tempio."
"Cassandra di Delfi," mormorai in segno di saluto. "Sono felice di fare la vostra conoscenza e grazie di avermi permesso di varcare la soglia."
Sorrise con la bocca carnosa.
STAI LEGGENDO
THE FALLEN | A Gods' Novel
AdventureSerrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè...