XVII

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Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Corte del Tramonto, Shattevel.

Non riuscivo a collegare il cervello per bloccare il desiderio che riafforava ogni qual volta Damien smettesse di toccarmi, ma quella sera cercai di rimanere vigile più dei giorni passati, perché nonostante si trattasse di un processo naturale, di una fase, non volevo che tra di noi si riducesse tutto al mero atto fisico. La mano del mio compagno era abbandonata sul mio fianco e disegnava dei placidi circolini sulla pelle infuocata, la mia testa incastrata nell'incavo del suo collo e il mio respiro solleticava la pelle rossa nella zona in cui avevo affondato le zanne ore prima.

"Mi dispiace." La mia voce uscì roca e soffusa. "Non-Non vorrei trattenerci più del dovuto."

Inclinai la testa ed il mezzo sorriso fanciullesco che prometteva guai solcò il bel viso dell'uomo al mio fianco.

"Come se a me dispiacesse."

Ridacchiai e cercai di tenere a bada il dolore e la necessità che stavano già ricrescendo nel mio basso ventre, soprattutto perché i suoi due canini tracciarono di nuovo il percorso della mia giugulare. Deglutii in anticipazione e chiusi gli occhi, ma poi una domanda mi ribollì tra le labbra.

"Perché non c'è nessuno nel castello?"

Aguzzai le orecchie, ma nel tempo che eravamo rimasti qui, non mi sembrava di aver udito nessun passo, nessun rumore, proprio nessuno a dir la verità: quasi come se il castello fosse stato abbandonato.

"Perché." La testa di Damien si inclinò di più verso di me e la sua bocca solleticò la mia; rabbrividii e richiusi gli occhi. "Tutti in questo palazzo sanno che voglio scoparti"—nonostante il suo tono rude inarcai la schiena, o forse proprio a causa di quello—"per molto, molto, molto, molto, tempo."

E di nuovo tutto divenne poco nitido, tranne per quel desiderio che ancora palpitava nel mio basso ventre.

Giorni dopo, mi ritrovai completamente esausta e insonnolita.

"Seraphine?" La voce di Damien mi strappò dall'incoscienza. "Seraphine, tutto bene?"

Rotolai sulla schiena e mi avvicinai a lui.

"Come?" Mi leccai il labbro inferiore e cercai di resistere al sonno che stava per richiamarmi tra le sue dolci braccia. "Io sto benissimo, sono solo stanca."

Udii una risata soffocata contro la mia schiena e mi rilassai nel suo calore. La sensazione di appartenergli era straordinaria e unica.

"Quindi tutti sanno?" Riuscii a mugugnare prima di uno sbadiglio. "Mh?"

"Tutti sanno." Mi stampò un bacio appena sotto al lobo dell'orecchio. "E tutti sono felici, non ti disturba questo?"

Corrugai le sopracciglia e intrecciai le dita alle sue, appena sopra la mia vita.

"Tutti sono felici che il proprio Re e la propria Regina vadano a letto insieme? Comunque no, non particolarmente, ho smesso di interessarmi dell'opinione degli altri quasi otto anni fa."

Il suo petto tremò ancora contro la mia schiena a causa di una risata e dovetti morsicarmi il labbro inferiore per non scoppiare anche io.

"Diciamo che i cittadini sono contenti se nel mentre ci capitasse di concepire un erede." Mi baciò di nuovo l'orecchio. "In più, un regno viene governato meglio quando non ci sono problemi tra le lenzuola dei suoi regnanti."

E su questo non potevo assolutamente metter becco, ma... che diavolo aveva detto?! Quando la parola concepire rimbalzò di nuovo nella mia mente, mi sollevai di scatto dalle sue braccia e il lenzuolo mi scivolò lungo le gambe.

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora