I

7.9K 168 23
                                    

Seraphine, rinnegata di Shattevel, Castello di Serfall.

Era una verità universalmente riconosciuta, che per ogni arcangelo fosse stata creata una cherubina ed io, otto anni fa, ero stata quella di Raphael. Questo, prima che decidessi di sacrificarmi per lui ed essere giudicata dal tribunale di Serrise come immeritevole della mia posizione.

Nessuno conosceva il perché; nemmeno Raphael stesso sapeva cosa fosse accaduto durante quello scontro. Nessuno aveva mai compreso ciò che realmente fosse avvenuto durante la battaglia contro il Regno D'Ombra; nessuno tranne me.

Ero stata dunque obbligata ad abbandonare la mia vecchia vita, mi ero dovuta allontanare dalla città e stabilire nel Mondo Oscuro. Sì, Serarray era governata da creature celesti, da uomini senza alcun potere e dagli oscuri: le creature delle tenebre, quali vampiri, licantropi e mutaforma di altro genere.

Il nostro regno, Serarray, era diviso in due emiparti: Serrise, la parte Nord in cui abitavano gli arcangeli e Serfall, la parte Sud in cui risiedevano le tenebre.

Otto anni fa, nel grande circolo degli oscuri ero entrata io: la prima rinnegata che Shattevel - il nostro pianeta - avesse mai conosciuto, o almeno così avevo creduto fino a qualche settimana prima. Comunque, il globo in cui avevo vissuto per cento anni sopravviveva su di un equilibrio precario e gli arcangeli cercavano di fare quanto in loro potere, pur di evitare che la parte marcia della città sovrastasse la luce, ma a volte, nei secoli, era capitato che anche loro dovessero chinare il capo e chiedere aiuto agli oscuri.

A quanto pareva, questo era uno di quei giorni: ero stata richiamata dall'ufficio di Damien, il principe vampiro che controllava tutto il Mondo Oscuro, perché la mia presenza era stata assolutamente richiesta all'entrata della sua fortezza.

"Ti ringrazio, Alaric," salutai il vampiro di guardia ed iniziai a correre per i corridoi, consapevole della sfuriata di Damien se mi fossi presentata in ritardo ai nostri ospiti.

"Muoviti, Ser!" Akeldama, una delle tante vampire del Mondo Oscuro, nonché consigliere di Damien, mi raggiunse e mi invitò ad accelerare il passo, consapevole del temperamento del nostro principe. "Damien ti sta aspettando."

Mi sforzai di velocizzare l'andatura, nonostante i fini tacchi a spillo non mi permettessero di correre più di così e quando spalancai la porta del salone, in cui normalmente Damien riceveva gli ospiti, un'intensa luce mi accecò. La mia anima riconobbe quella luce, poiché anche io una volta ero portatrice di quella luminosità e vibrò.

"Principe Damien?"

Sollevai le palpebre e cercai di adattarmi alla sfolgorante lucentezza degli arcangeli; sapevo che erano loro, li avevo percepiti, il mio sangue aveva iniziato a tamburellare nelle vene ad un ritmo ancestrale ed io stessa mi sentivo quasi rinata al loro cospetto, ma la luce si spense non appena i dieci visitatori ritirarono le ali dietro la loro schiena e l'incanto si dissolse.

"Seraphine." Il comando di Damien mi fece scattare sull'attenti e senza prestare attenzione ai visitatori, mi avvicinai al Principe degli Oscuri. Per pura sfortuna incappai nello specchio posto all'ingresso e notai, che nonostante i continui tentativi volti a combattere la purezza intrinseca alla mia natura, niente avrebbe potuto spegnermi: i miei capelli mossi color dell'oro, lasciati lunghi fino alla vita, creavano un perfetto contrasto con l'abito nero attillato conforme alla moda del mondo delle tenebre; la mia pelle rosea, le mie lentiggini e gli occhi verdi erano una stucchevole alternanza ai pendagli rubino che avevo applicato alle orecchie ed al collo. "Seraphine, non ho tutta la notte."

Quel richiamo mi indusse ad abbassare le palpebre e focalizzarmi sul mio compito.

"Vostra Altezza, in cosa posso esservi utile?"

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora