XII

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Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Terre Mortali, Shattevel.

La foresta di Efesa era immobile, strana e lo leggevo anche negli occhi dei guerrieri che camminavano al mio fianco; percepivano la mia stessa astrusa sensazione e le loro occhiate di traverso erano un modo esplicito per comunicarmi che qualcosa non andava, così come le spade sguainate.

Vi era un'atmosfera insolita, inquieta, come se la foresta pulsasse e pulsasse, pulsasse a ritmo con il mio cuore. Nel mezzo del bosco sulla stradina che portava al paese successivo, un potere imponente mi schiacciò contro il terreno e pulsava, pulsava e pulsava.

Caddi in ginocchio con il respiro strozzato. Damien fu accanto a me pochi secondi dopo, ma la mia vista si appannava e si annebbiava ad intermittenza mentre il cuore mi palpitava nella testa e il mondo sembrava vorticare alla velocità della luce.

Mi aggrappai al terreno e cercai di respirare. Cercai di inspirare quanto più ossigeno possibile e di espirare, ma quel rombo nelle mie orecchie non permetteva di concentrarmi. Ad un certo punto, quella strana pulsazione mi fece scattare in avanti e come se fossi attratta da essa, iniziai a correre, a correre per avvicinarmi, perché dovevo toccarla, dovevo arrivare vicino, dovevo, dovevo, dovevo e-

Qualcuno mi piombò addosso con così tanta potenza, che il respiro uscì dai miei polmoni e li accartocciò come due palloncini sgonfi. Tossii e per un infinitesimo istante credetti di essere morta, ma quando il maschio sopra di me si spostò e i miei polmoni si riempirono di nuovo, il mondo riprese i suoi colori e quel tamburellare fastidioso si affievolì.

"Stai giù." La voce di Florian mi raggiunse tra il tamburellare. "Stai giù, Seraphine, dobbiamo andarcene."

Cercai di annuire ma tutto il mio corpo era teso verso quel ritmo ancestrale che mi saturava le orecchie, i sensi, l'anima.

"Che-che?"

Mi inumidii le labbra ed il terriccio a contatto con il mio viso non facilitò il compito.

"Una trappola," sussurrò, per poi cercare di osservare al di là dei muschi. "Una dannata trappola contro i Fae."

Rotolai sulla schiena e respirai con lentezza.

"Perché voi no?"

Il viso scuro di Florian entrò nel mio campo visivo: era teso e rigido, si stava sforzando.

"Siamo stati addestrati. Tutti i Fae sono addestrati contro quel richiamo, ma i guerrieri di più e tu sei scattata." Mi allungò una mano e mi fece segno di rimanere in silenzio. "Combattila."

"Tanto vale che mi chiedi di non respirare."

Mi girò intorno con la spada sguainata e la mascella tesa. Era un guerriero temibile, di quelli devastanti e i suoi corti capelli scuri creavano un alone di micidiale letalità.

"Lo so, Ser, ma devi provarci."

Cercai quanto più possibile di ascoltare il suo consiglio, ma i miei piedi continuarono a seguire quella dannata musica; fu solo quando Florian mi prese per un braccio, che riuscii a concentrarmi abbastanza da allontanarmi. La paura mi soverchiò all'istante, ma impallidii di fronte alla ferocia che lessi negli occhi di Damien, quando tornammo alla stradina.

"Ci è mancato davvero poco." Venni passata dalle braccia di Florian a quelle di Damien, perché sembrava che solo il loro tocco mi impedisse di scappare, lenisse quella dannata musica infernale. "Chi erano?"

Damien ringhiò e mi strinse a sè.

"Umani." Aprì e chiuse le mani di scatto, e non so se fosse per resistere all'impulso di quel ritmo o perché avesse voglia di usare la spada. "Stupidi umani addestrati."

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora