Faylen, figliastra del Re di Gwindililing, Regno di Gwindililing, Shattevel.
Era mezzanotte ed una fitta pioggia cadeva impetuosa al limitare del Regno costruito nel mezzo della foresta; un Regno che era composto da alberi, terra, muschio ed edere rampicanti. A Gwindililing, non esisteva il marmo, ma solo natura: una fitta vegetazione invalicabile e soffocante.
Respirai due volte. Respirai a pieni polmoni il profumo di quella foresta, di quella dannazione e non mi preoccupai della pioggia che mi inzuppava, così come non se ne preoccupò il maschio al mio fianco, il Fae. Era rimasto in silenzio, in religioso silenzio, da quando mi aveva condotta lì grazie alla sua magia e non avrei potuto essere più grata di quella sua quiete, nonostante continuasse a non piacermi, nemmeno un po', estetica a parte.
"Bene." Con un altro profondo respiro mi spostai lungo il sentiero, celata da due grossi pini e mi bloccai dando la schiena alla corteccia e nascondendomi dalle otto sentinelle. "Cosa credi di fare?" Bisbigliai e agguantai il maschio prima che potesse svelare la nostra posizione con un atto scellerato. "Ci sono otto sentinelle: due sul lato ovest, due sul lato est e quattro sul lato nord."
Drystan corrugò le sopracciglia.
"E perché quattro?"
Lo fissai da sotto le ciglia bagnate e per un attimo mi persi nei suoi fini lineamenti da Fae; quando si schiarì la voce, scossi la testa e sperai che il buio potesse mascherare il mio rossore.
"Perché ci sono gli alloggi reali a Nord." Deglutii. "O almeno, c'erano, prima che Aagsauk morisse."
Il rosso si spostò i capelli bagnati dalla fronte e si sporse quel tanto per osservare le guardie.
"Hai detto che il turno di guardia comincia poco dopo la dodicesima ora, giusto?"
Annuii. "Tra qualche minuto, quando il salice volge le proprie fronde al fiume sacro di Gwindililing."
Era credenza comune, nel Regno, il buon auspicio del salice; per gli abitanti di Gwindililing era un simbolo divino, lo veneravano in onore della Dea Artemis, la protettrice dei boschi e della caccia, e si credeva che fin quando quel salice alla dodicesima ora volgesse le proprie fronde al sacro fiume, dal quale una volta la stessa Dea Artemis si era abbeverata durante una caccia, nulla sarebbe potuto succedere all'incolumità del Regno. Ma alla mia spiegazione, Drystan fece uno strano verso di insofferenza dal naso e con curiosità studiai il suo sguardo argenteo.
"Non credi negli Dei?"
Si mosse a disagio nell'armatura.
"Non è che a Shattevel sia concessa come pratica, ma qui, oltre la costa, è diverso, non avete risentito molto dei Tre Cicli." Abbassò la voce per evitare che le guardie potessero udirlo, perché nonostante fossero sileni, creature viscide imparentate con i centauri, e non Fae, possedevano comunque un buon udito; non eccellente, ma pur sempre buono. "Non capiresti."
"Certamente," ribattei acida senza muovere le ali dalla loro posizione: non avevamo di certo bisogno che ci scovassero al limitare della foresta. "Perché mai Drystan, emissario della Corte del Tramonto, dovrebbe pensare che io, una stupida silfide, potesse capire." Imprecai, e mi scostai quel tanto necessario per osservare le guardie ritirarsi dal tetto e per evitare che la mia voglia di picchiarlo si acuisse. "Se mi intralci o combini qualche casino-
"Non credo tu sia nella posizione di porre minacce." Ghignò facendo risplendere le zanne e per qualche astruso motivo mi ritrovai a deglutire a vuoto. "Devo ricordati di mio fratello?"
Imprecai di nuovo.
"Fai quella tua cosa da Fae e confonditi con il paesaggio." Mossi la mano in aria con noncuranza e con due grossi respiri mi concentrai per modificare la mia fisionomia: avevamo solo dieci secondi, dieci secondi per varcare le porte del giardino ed intrufolarci nelle serre reali, dieci secondi per completare la fase uno del piano. "Vieni."
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THE FALLEN | A Gods' Novel
AdventureSerrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè...