XXVI

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Seraphine, terra di mezzo Campo di battaglia Corte del Tramonto.

Era tutto buio, così buio che faticavo ad aprire gli occhi, ma potevo percepire la fine della mia vita. Sì, stava tutto per terminare e ringraziai la mia intelligenza per aver salutato Damien prima del mio sacrificio. Avevo forgiato i cancelli, con l'aiuto di Cassandra avevo letto la profezia e mi ero drenata del mio potere, della mia essenza per poterli sigillare e... ora, stavo morendo.

Lo percepivo perché il mio corpo era pesante, non provavo più il dolore lancinante al capo e nessun arto sembrava desideroso di muoversi; lo percepivo perché ero stanca e i battiti del mio cuore sempre più lenti, perché in fondo a tutta quell'oscurità esplose un'altra luce, più chiara e luminosa, una luce che poteva appartenere solo all'aldilà. Gentile e affascinante.

"No!" Una profonda voce maschile esplose nella mia testa. "No! Seraphine!"

Riconobbi il timbro di Damien e cercai di sfarfallare le palpebre. Con estrema fatica riuscii a scorgere il suo bellissimo volto, straziato dalla paura e dal terrore.

"No, no, Seraphine." Percepii a stento le sue mani sul mio corpo. "Non ti azzardare. Non puoi morire, non così, non lo permetterò.
Seraphine, Seraphine, apri gli occhi, tesoro torna da me, ti prego."

Ti prego...

E avrei voluto, avrei voluto aprire gli occhi, muovere le labbra e consolarlo, dirgli che andava tutto bene, che sarebbe andato tutto bene, ma l'oscurità imponente che mi sovrastava era troppo dolce e tentatrice.

"Ser."

Un verso strozzato mi indusse a impegnarmi per sollevare di nuovo le palpebre, ma non vidi più il volto di Damien, solo un'armatura scintillante. Ero tra le sue braccia e qualcosa di umido mi bagnava la fronte. Lacrime... Damien stava piangendo e volevo così tanto muovere le labbra per rassicurarlo, per ricordargli che sarebbe stato un padre magnifico, ma la luce, quella bellissima luce pulsante divenne più grande e quasi mi ingoiò.

"No, no, no, no. Seraphine, rimani con me, Seraphine."

"Dames, lei-

"No!" Ruggì l'uomo che mi cullava a qualcuno delle retrovie. "No, non adesso e nemmeno tra cento anni."

"Damien, non puoi, che cosa stai facendo? Fratello, è una pazzia, ti uccideranno, Dames."

Drystan ci aveva raggiunti o era solo la mia immaginazione che mi giocava brutti scherzi? Ma non potei interrogarmi oltre, perché il mio cuore perse l'ultimo battito e con un urlo straziante di dolore a rimbombarmi nelle orecchie, venni accolta da quella luce accecante.

Rimasi immobile, sospesa in un limbo in cui non conoscevo dolore, tristezza o felicità. Rimasi con gli occhi chiusi, fino a quando mi sembrò saggio attendere, ma non successe nulla ed io continuavo a... esistere. Esistevo in quel limbo mentre fluttuavo come una piuma nell'oscurità che aveva seguito l'esplosione luminosa.

"Seraphine, figlia di Lucifer, apri gli occhi."

La voce unica proveniente da tre donne diverse mi ridestò e spalancai gli occhi, colpita dallo scenario in cui ero piombata: si trattava di un giardino verde con fiori di ciliegio, un calmo ruscello che scorreva placido e si disperdeva tra i boschi. Era un luogo di quiete, di raccoglimento, era quello l'aldilà?

"No." Una delle Tre Signore mi fece un sorrisino. "Non sei nell'aldilà, Seraphine."

"E dove mi trovo?" Cercai di sollevarmi sui gomiti e mi resi conto che fossi in grado, che il mio sacrificio non aveva scalfito la forza fisica, così mi raccolsi in una posizione seduta. "Tutto questo non ha senso, dovrei essere morta."

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora