VII

1.1K 74 9
                                    

Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Corte del Tramonto, Shattevel.

A quell'esternazione di Cornelia nessuno mosse un muscolo, nessun abitante della Corte del Tramonto bisbigliò, ma l'uomo ai miei piedi sghignazzò.

"Dovevo ucciderli entrambi." Il tallone di Cedar spinse Luther contro il marmo e il suo labbro si spaccò, lasciando una scia rossa sul madreperla. "Ma la magia di quei due dannati Fae li proteggeva e sono comunque"—continuò a parlare nonostante il piede di Cedar continuasse a spingere—"riuscito a danneggiare il più debole."

Il ringhio di Damien scosse le fondamenta della Corte ed in quel momento riuscii a percepire parte del suo dolore. Non seppi come funzionò la condivisione, ma fu totalizzante, uno di quei dolori angoscianti, colmi di tristezza e tutto il buio di Damien si riversò nella mia mente, irretendomi i sensi. Udii il mio stesso singulto, mi portai la mano al petto e quella sensazione si dissolse, rimpiazzata dalla glaciale risata di Luther ai nostri piedi.

"Oh, Dames"—sputò quel nome e il ringhio del mio compagno fu abbastanza eloquente: probabilmente quel nomignolo si collegava a qualche accadimento trascorso, a giudicare dal volto terreo di Morgan—"non le hai raccontato nulla?" Al silenzio protratto del Re, Luther rise di gusto e si ingozzò con il proprio sangue. "Patetico come i tuoi genitori e quel bastardo di tuo fratello."

A quel punto Damien esplose, la sua magia si riversò fuori dai suoi palmi e andò ad infrangersi contro il corpo dello zio.

"Credi davvero di infastidirmi? Non ho l'obbligo di raccontare niente alla mia consorte e tu dovresti saperlo meglio di me." I suoi occhi luccicarono di furia. "Perché non hai solo ucciso tuo fratello per la corona, ma il sangue del tuo sangue." La magia lo sollevò e Luther rischiò di soffocare. "Ora, sei venuto in questa sede per oltraggiare il tuo Re e la sua consorte, la tua Regina, oppure esigevi l'udienza per puro narcisismo? Per rendere tutta la Corte partecipe della tua dipartita?"

La sua voce rimbombò dura e glaciale. Cercai di non iperventilare e di non perdere la calma, arpionai i braccioli dorati e scorsi delle ali piumate con la coda dell'occhio.

"Non ha senso."

Mi voltai verso la direzione della voce ed ancora una volta rimasi sorpresa dal fatto che un cavallo potesse effettivamente parlare. Un unicorno mi corressi quando questo si avvicinò.

"Per favore." Damien sollevò una mano verso Pegaso. "La mia Corte non è un teatro." Incazzato nero si avvicinò ancora a Luther, che galleggiava per aria con le guance viola. "Porta rispetto, Luther."

"È arrivato il b-bastardo," gorgogliò Luther e sorrise. "Ti sta bene l'essere equino."

Il nitrito di Pegaso fece tremare le belle colonne e Damien perse completamente la calma; in quel trambusto, Morgan mi fece un inchino veloce e mi prese la mano.

"Vostra Altezza, è il caso di ritirarci."

La seguii docile solo perché Damien mi sembrava troppo fuori controllo per rimanergli accanto in quel momento, troppo coinvolto per chiedere un chiarimento; non avevo ben compreso le dinamiche del battibecco, perché non conoscevo il suo passato. Di certo, cinquecento anni di storia erano difficili da riassumere in due settimane, perché Damien era una persona difficile e tenebrosa, a volte criptica e mi stringeva il cuore il fatto che non riuscisse a comprendere il suo valore, ma accettavo le sue esigenze ed i suoi tempi.

"Per gli Dei!, ci mancava quella feccia."
Morgan si pettinò i capelli, camminando con furia tra i corridoi. "Non avevamo già troppe grane a cui pensare?" Si girò finalmente verso di me. "Mi dispiace per come ti ha trattata."

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora