Aideen, Principessa della Corte del Tramonto, Dimora di Ares ed Helentya, periferia Corte del Tramonto.
I miei nonni avevano deciso di abitare sulla costa, in particolare sulla lingua di scogli che delineava gli ultimi cinquanta metri della Corte. Era stato mio nonno in persona a sovrintendere i lavori per la costruzione dell'immensa Villa che si ergeva elegante su quella piana rocciosa a strapiombo. Helentya aveva scelto uno stile antico, che le ricordasse il tempo che aveva trascorso sulla terra ed era bellissima.
Una Villa bianco latte senza porte eccetto quella di ingresso con un porticato da sogno tappezzato da piccoli mattoni beige, una vite rampicante che si intrecciava sul legno della veranda e un lungo tavolo in marmo. Ciò che più adoravo di quella abitazione era il terrazzo affacciato sul mare, dal quale ti potevi immergere direttamente nell'acqua.
Sollevai la gonna azzurrina e all'ombra del tramonto, uno dei più belli che avessi visto quest'anno, salii i tre gradini bianchi e bussai alla porta. Mi dondolai sui talloni e attesi qualche secondo, per poi bussare ancora. Al mio secondo tentativo udii dei passi frettolosi e pochi respiri successivi la porta in legno massello si spalancò, rivelandomi la figura di nonna con i capelli biondi raccolti in una crocchia scomposta e le guance rosse.
"Se non è un buon momento, nonna"- indicai con il pollice la Corte dietro di me e scrollai le spalle- "posso tornare."
Helentya sorrise di gusto e mi abbracciò soffocandomi.
"Ma che dici, bambina." Mi allontanò dal suo petto e mi sorrise, facendo brillare i suoi occhi verdi. "Stavo cucinando i biscotti e quel cretino di tuo nonno non aveva voglia di alzarsi dalla sua amaca"- scosse la testa con furia e si spolverò un po' di farina dall'abito; era risaputo che mia nonna non fosse illustre in cucina, ma nonostante ciò aveva deciso di sperimentarsi per l'eternità-"da quando è terminata la guerra si è impigrito come un gatto al sole."
"Ti sento, tesoro."
La risposta oltraggiata di mio nonno mi fece scoppiare a ridere, così come a sua moglie in piedi e spettinata di fronte a me.
"Oh, vieni bambina, mentre cucino i biscotti puoi andare a parlare con tuo nonno." Mi sorrise ancora e quella bellissima curva sembrò risplendere quanto le stelle che tra poco avrebbero illuminato il cielo della Corte. "Su, vai pure."
La ringraziai con un abbraccio affettuoso e con calma mi avviai lungo il corridoio bianco e sofisticato che mi avrebbe condotto sul terrazzo, luogo in cui Ares aveva costruito la sua amatissima amaca. Come da protocollo, lo trovai spaparanzato sul tessuto a dondolarsi come un bambino. Fin troppo compiaciuto della sua condizione.
"Sai, Dee?" Sollevò le palpebre ed incontrai le pupille diamantine del Dio; non mi sarei mai abituata all'assenza di colore, continuavo a chiedermi come diavolo mia nonna Helentya potesse non provare alcun disagio. "Quando ero in esilio, oltre a pensare alla guerra e a tua madre, mi chiedevo come diavolo i mortali potessero adorare tutto questo cordame." Portò le mani dietro la nuca e mi sorrise, mentre mi accomodai scuotendo la testa incredula su una seggiola di vimini, a pochi passi dall'amaca. "E devo dire che è rilassante, un po' come quella pratica che continua a condurre tua nonna." Mi morsicai il labbro inferiore perché era risaputo che Ares trovasse inutile fare yoga al sorgere del sole ogni giorno. "Quel dannato corso in cui salutano il sole." Sbuffò. "Tutta questa attenzione ad Apollo, prima o poi gli darà alla testa e Cassandra non fa che acuire il suo ego."
Con una smorfia infantile concluse il discorso e non riuscii a trattenermi dal ridere.
"Sembra di sentire zia Fay."
"Femmina intelligente la silfide." Incrociò le lunghe gambe distese. "L'ho sempre detto che sembrava molto più acuta di Hermes."
Mi sbalordiva. Ogni volta che incontravo gli Dei e li udivo parlare, era un continuo bisticciare tra di loro come neonati su chi dovesse ciucciare prima dal biberon. Erano esilaranti e al contempo assurdamente infantili. Avevano più di mille anni e non erano in grado di non litigare, ma era divertente osservare il periodo di offesa e poi ripresa dei loro legami. Una sorta di spettacolino che avveniva con cadenza trimestrale.
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THE FALLEN | A Gods' Novel
AdventureSerrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè...