III

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Seraphine, rinnegata di Shattevel, Castello di Serfall.

Non avevo risposto alla sua domanda e il Principe Damien aveva dovuto procedere come era consuetudine nel Regno di Serfall: con un interrogatorio tenuto dal legale Betewolf, un licantropo dagli ormai cento trent'anni suonati. Vi era una sottile differenza tra i vampiri ed i licantropi, o i muta forma in generale: i primi erano immortali, i secondi no. Potevano vivere una vita che durava il doppio di quella umana, ma alla fine anche le loro sofferenze venivano messe a tacere, lusso che un arcangelo e una cherubina non potevano concedersi.

"Seraphine, ex cherubina dell'arcangelo Raphael, si presenta volontariamente al cospetto del legale Betewolf?" Domandò il cancelliere. "Di fronte al nostro suddito, Vostra Altezza il Principe Damien, reggente di Serfall?"

Per l'interrogatorio ci eravamo dovuti spostare in un sotterraneo ameno del castello, in cui normalmente il Principe Damien si intratteneva con questo genere di compiti ed anche gli arcangeli avevano voluto assistere, essendo una loro vecchia suddita, ma senza compagne; difatti, il Principe Damien aveva deciso di spedirle nelle loro stanze a ciarlare di Shattevel solo sapeva cosa.

"La prego di riferirsi a me come Seraphine, cittadina di Serfall e nient'altro." Incontrai lo sguardo divertito di Damien, che aveva istituito questo teatrino più per obbligo che per dovere e poi mi concentrai su Betewolf, ignorando il tremendo sguardo blu che mi faceva pungere la cute destra della testa. "E no, non mi sono recata al cospetto del legale Betewolf di mia spontanea volontà." Sorrisi. "E, prima che me lo chiediate, non parlerò." Mi sporsi in avanti nonostante le mie mani fossero incarcerate ai braccioli della sedia. "Neanche sotto tortura."

Ormai l'attacco di panico era un ricordo lontano. Dovevo essere forte. Lo dovevo essere per non rivelare il mio segreto.

"Bene, bene, una cittadina di Serfall restia a raccontare al nostro Principe ciò che desidera." Betewolf sorrise mettendo in mostra le zanne. "Fate entrare i vampiri."

Deglutii e pregai inutilmente il Principe Damien con lo sguardo; a quella richiesta vidi impallidire anche Akeldama, ma trovai il coraggio per non supplicare Betewolf. I tre vampiri al servizio del legale varcarono la soglia e si posizionarono a triangolo intorno alla mia sedia. Conoscevo alla perfezione il ruolo dei tre immortali: utilizzare il loro potere per soggiogare la mente del prigioniero e obbligarmi a confessare la verità, ma non ci sarebbero riusciti. Non avrei permesso loro di scoprire niente.

"Ancora intenzionata a non dire nulla?" Betewolf si sistemò le lunghe sopracciglia bianche e mi schernì. "Potrebbero essere in grado di spappolarti il cervello."

"Allora correrò il rischio."

Sorrisi, ma una voce suadente mi penetrò dentro la scatola cranica e il mio gesto di provocazione si tramutò in una smorfia di pura rabbia.

Non farlo mi sussurrò la voce profonda ed io mi voltai verso Raphael, quasi strattonando le catene che mi legavano alla sedia.

"Esci dalla mia testa, brutto bastardo," ringhiai, perché lo stronzo aveva deciso di usare il legame che ci univa pur di intrufolarsi nella mia testa. "Esci."

I suoi fratelli lo fissarono allucinati, ma l'attenzione di Raphael era tutta rivolta verso di me.

Assecondali continuò la voce. Fai ciò che ti dicono.

Chiusi gli occhi e cercai di combattere la sua presenza, lo spinsi via e lo cacciai lontano. Alcune goccioline di sudore mi imperlarono la fonte e adesso sì, che sarebbe stato difficile combattere i tre vampiri; il sorriso beffardo di Betewolf me lo confermò. Il legale si avvicinò a me con passi lenti, da vero predatore, per poi sollevarmi la manica che mi copriva il tatuaggio dell'unione. Se solo ne avessi avuta la forza, mi sarei fiondata su quell'insulso licantropo che si pavoneggiava come un signorotto alla fiera di Serrise e l'avrei steso.

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora