Seraphine, rinnegata di Shattevel, Castello del principe Damien, reggente di Serfall.
Ero di nuovo seduta su una sedia e di nuovo stavo fronteggiando il trio splendente degli arcangeli, le loro cherubine, il Principe Damien, Cornelia e Akeldama, ma per fortuna questa volta senza delle catene a tenermi ancorata al mio posto, senza il legale Betewolf e i suoi vampiri.
"Raccontami la tua storia." Cornelia incrociò le gambe fasciate da un lunghissimo vestito nero e mi scrutò con intensità clinica. "Forza, Seraphine."
Sfarfallai le palpebre ed impallidii.
"No." Mi schiacciai contro lo schienale della sedia con terrore. "No, Principe Damien, non posso, Vostra Altezza... Io... Io."
Scossi la testa faticando a respirare ed il Principe Damien si morsicò il labbro.
"Zia, non possiamo evitare di raccontare la sua storia e risolvere il problema?"
Si appollaiò sul bracciolo della mia sedia e lo ringraziai con lo sguardo, ma i suoi tentativi non valsero a nulla.
"Come credi che possa inquadrare il problema, se non ne conosco l'origine?" Cornelia si indispettì e dovetti darle un briciolo di ragione. "Come posso comprenderla se non la conosco?"
Presi un grosso respiro. Dunque era arrivato il momento? Sarebbero state queste le circostanze in cui mi sarei liberata del mio fardello? Qualcuno doveva aiutarmi e quel qualcuno poteva essere solo Cornelia Dubois. Raphael non sarebbe comunque tornato da me, non da una rinnegata del Tribunale Celeste, non da qualcuno che gli aveva tenuto nascosto il motivo di quella scelta... non sarebbe dunque cambiato nulla e sarebbe andato bene così.
"Ma zia lei-
"Sono stata cattura dai soldati dell'Ombra dieci anni fa." La mia voce ruppe il vociare inconsulto e tutti si fecero attenti. "Mi hanno tenuta prigioniera nella parte del loro regno sotto la montagna. Credo si trattassero di prigioni, o di sotterranei vicino allo sbocco del mare." Corrugai le sopracciglia e cercai di ricordare il più possibile, ma non era semplice, l'evento traumatico aveva cancellato gran parte della mia memoria. "Non mi ricordo molto, so solo che era tutto buio e tempestato da quella loro nebbia soffocante; per la maggior parte del tempo della mia prigionia fui incosciente." Chiusi gli occhi, non sopportavo le loro espressioni. "Un anno dopo e lo seppi solo grazie alla guardia che venne a prelevarmi, Raphael riuscì a trovarmi." Ignorai la stretta lungo il nostro legame e continuai con la mia storia: "fui portata nella sala del trono e lì Eldrik, il Re, mi tenne incatenata mentre si divertiva a torturare Raphael." La mia voce si spezzò e non riuscii più a contenere le mie emozioni: dolore, tristezza, rabbia, paura, tutto ciò che avevo provato negli istanti in cui avevo visto la linfa angelica del mio compagno abbandonarlo, esplosero con così tanta potenza, da indurre alcuni arcangeli ad accasciarsi contro le pareti dello studio e portarsi una mano al petto. Avevo trattenuto quel dolore per troppo tempo e adesso minacciava di soccombermi e di farmi annegare. Riuscii a tornare in superficie con molta difficoltà, ma ce la feci, ancora una volta. "Non sapevo cosa fare." La mia voce si ruppe e lacrime salate iniziarono a sgorgare dai miei occhi smeraldo. "Non sapevo come aiutarlo. Era venuto lì per me! Lui stava rischiando la sua vita per me!" Ansimai a causa del dolore, ma non guardai Raphael; mi concessi solo di avvertire il suo stato d'animo e mi resi conto non essere molto diverso dal mio, quindi cercai di concentrarmi sul racconto. "Così decisi di stringere un patto...
"Basta! Basta, vi prego!" Urlai a Eldrik quando gli occhi di Raphael divennero bianchi e perse coscienza per la decima volta. "Basta, vi supplico, lasciatelo andare!" Tirai le catene. "Prendete me! Tenete me!"
Eldrik ruotò sui suoi stivali neri e mi sorrise, sistemandosi la corona con le mani sporche di sangue.
"E che cosa potresti mai offrirmi tu, piccolo angelo?" Il suo ghigno di scherno si allargò alla mia incomprensione. "Quanto sei disposta a perdere per poter fare in modo che il tuo amato possa continuare a vivere?"
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THE FALLEN | A Gods' Novel
AdventureSerrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè...