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Faylen, figliastra del Re dì Gwindililing, accampamento milizie Corte del Tramonto, Corte del Tramonto, Shattevel.

Scrutai in cagnesco l'odioso Fae che quel patetico emissario aveva messo di guardia di fronte alla mia tenda e digrignai i denti alla ricerca di un espediente per allontanarlo. Con poco stupore notai come il suo sguardo continuasse a saettare dal mio seno alle mie cosce e così decisi di giocare in posizione di vantaggio: gli feci un sorrisetto furbo e con lentezza divaricai le gambe. Fu esilarante osservare come la guardia si immobilizzò e poi, come se la mia magia lo attraesse, iniziò ad avvicinarsi ammaliato da ciò che credeva di potersi conquistare. Era sempre stato così: le creature del Regno di Gwindililing mi avevano sempre raffigurata come un buon cibo da assaggiare, niente di più e alla fine un po' avevo iniziato a crederci anche io, per questo, anche in quel momento, avevo optato per tale via di fuga. Perché, in fondo al cuore, non credevo di poter valere più di quei gesti.

"Sono così sola," mugolai, inarcando la schiena e facendo scintillare gli occhi cobalto. "Così sola."

Equando fu vicino, davvero vicino, gli tirai un calcio e scappai dalla tenda.

Nella foga del momento non pensai a modificare il mio aspetto fisico e così, fui costretta a muovermi nel buio verso il bosco delle montagne che circondavano il territorio che apparteneva al Re della Corte del Tramonto. Non mi aveva legato. Drystan, il grande emissario della Corte del Tramonto, non mi aveva legato ed ero riuscita a liberarmi con fin troppa facilità.

"Se avevi voglia di fare una passeggiatina notturna, avresti potuto chiamarmi, non credi?" Il tono mellifluo mi fece rabbrividire. "Adoro passeggiare durante la notte."

E quando udii quella voce, quella maledetta voce, mi bloccai e le mie ali sfarfallarono in attesa del colpo di grazia.

"Ovunque, lontano da qui," risposi con stizza e con poca intelligenza. "Quindi, lasciami andare." Mi inoltrai nel bosco, sperando con tutto il cuore che mi lasciasse libera, che percepisse la confusione e la rabbia nelle mie parole, ma lo stronzo non si fece scoraggiare: mi agguantò il polso ed io mi girai con forza per fronteggiarlo. "Lasciami."

"Tu mi servi." I suoi occhi argentei scintillarono insieme alle sue zanne e la sua espressione seria fu illuminata da un piccolo fascio lunare. "Mi servi, Faylen."

Lo spintonai.

"Sono sempre servita a qualche scopo, ma non ho ucciso Aagsauk per capitombolare in un'altra prigione, quindi"—feci un passo verso di lui e sollevai il mento, così vicino alle sue labbra che per un attimo rimasi incantata—"lasciami andare."

Drystan, lo stronzo Fae emissario della Corte del Tramonto, non si fece intimorire.

"Il popolo di mio fratello ha bisogno di te."

Quasi scoppiai a ridere di fronte a quella sua assunzione.

"Il popolo della Corte del Tramonto ha bisogno di una puttana?" Incrociai le braccia sotto al seno. "Davvero? Non avete qualche Fae femmina che sarebbe più che contenta di ospitarvi nel proprio letto?" Inarcai un sopracciglio azzurro e le mie ali si mossero, macchiandogli la blusa scura con la polvere cristallina. "Mh?"

"Non era questo che intendevo."

"No di certo," bofonchiai. "Non è forse per questo che il tuo soldato non la smetteva di guardarmi in mezzo alle gambe e quando le ho aperte è caduto miserabilmente in ginocchio?"

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora