XXII

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Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Corte del Tramonto, Shattevel.

Accettai di buon grado il bicchiere d'acqua offertomi da Morgan e con mani tremanti me lo portai alla bocca; avevo appena terminato di raccontare cosa fosse successo nel Tempio di Cassandra, ma non avevo rivelato nulla circa Cereah e il destino della Corte del Tramonto.

L'unico mio desiderio era quello di scappare dagli occhi di tutti quei Fae, che sembravano decisi a psicanalizzarmi e optai per uscire dallo studio, dopo aver consegnato la collana con la pietra di giada.

"Seraphine?" Damien mi rincorse lungo le scale appena fuori dal luogo in cui era stata condotta la riunione. "Seraphine, tutto bene?"

Indietreggiai, vedendo nel mio compagno una possibile minaccia, perché quello che aveva sottinteso quel dannato oracolo non era da sottovalutare; come non era da sottovalutare il mancato racconto di Cereah. Indietreggiai ancora e con la coda dell'occhio notai Drystan, uscire anche lui dalla sala riunioni con cipiglio sorpreso e il dolore negli occhi di Damien.

"Sì, io, io"—mi guardai intorno spaurita—"ci sono gli alloggi della Regina?"

"C-Come?" Sembrò quasi spiazzato dalla mia domanda, tanto che il suo pomo d'Adamo sussultò un paio di volte, prima che ritrovasse la voce. "Certo che ci sono, ma-

"Dove?" Mi avvicinai solo per enfatizzare il concetto. "Dove sono?" Mi sistemai i polsini della tuta. "Ho bisogno di un po' di tempo da sola... per pensare."

"Pensare a cosa?" E potei dire che fosse così disperato, da cadere quasi in ginocchio a quella mia richiesta. "A cosa dovresti mai pensare, Seraphine?" Il suo tono strozzato allertò Drystan, che si avvicinò con cautela e circospezione.

"Io-io devo pensare, okay?" Indietreggiai ancora. "Tu non mi vuoi dire nulla, non mi hai detto nulla, e-e io devo pensare."

Bugie, quelle erano in parte delle grandiosissime bugie, ma vi era anche della verità: Damien non sembrava essere intenzionato a rivelare nulla che avesse a che fare con Cereah e questo mi intristiva. Voltai la schiena ai due fratelli e corsi nella direzione indicata da Damien per raggiungere gli alloggi della Regina.

Rimasi chiusa lì dentro tutto il giorno e quello a seguire, ma la seconda notte udii un rumore soffuso contro le scale e mi incamminai verso la porta dei quartieri. Quel complesso era davvero molto bello, ma non avevo avuto il coraggio necessario di spendere del tempo ad ammirare la magnificenza del luogo, non quando la frase dell'oracolo mi continuava a perseguitare giorno e notte. Socchiusi l'uscio quel poco che mi bastò per spiare l'esterno e notai Damien, ubriaco fradicio, scivolare lungo la colonna con le mani tra i capelli e l'espressione esausta.

"Non glielo posso raccontare." Stava dicendo a Cedar e suo fratello; cercai Florian con lo sguardo, ma non mi sembrava da nessuna parte. "Non posso raccontare di Cereah," ringhiò e il mio cuore perse un battito.

"Come non puoi trascinarti ubriaco marcio alla sua porta e metterti a bussare." Cedar si accomodò sul pavimento di fianco al proprio Re. "Come pensi che avrebbe reagito alla vista di te conciato così?"

Damien scrollò la testa. "Sono perfettamente in grado di farle cambiare idea."

"Dames." Drystan sospirò. "Ti rendi conto di quello che dici? Hai quasi rischiato di ammazzarti per raggiungere questi dannati quartieri." Si guardò intorno e mi nascosi di più dietro la porta, ringraziando me stessa per non aver acceso neanche una lampada ad olio, o la mia copertura sarebbe saltata subito. "Inoltre, chi ti dice che reagirebbe male quando le racconterai di Cereah?"

Il ringhio di Damien fu eloquente. "Ha ucciso Garvin sotto i miei occhi ed io non sono riuscito ad alzare un dito, come pensi che potrebbe reagire se non con disgusto?"

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora