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Seraphine, rinnegata di Shattevel, Castello del Principe Damien reggente di Serfall.

Il Principe Damien mi aveva intrattenuto tutto il pomeriggio nella sua camera, per poter adempiere ai suoi ed anche ai miei bisogni. Era sempre stato un do ut des oltre al piacere sessuale: ero la sua riserva di sangue e lui era la mia riserva di potere. Sì, perché da quando l'Ombra viveva dentro di me, parte del mio potere si disintegrava con il passare del tempo, ma non erano questi gli argomenti con cui volevo trascorrere il tempo prima della festa. Damien aveva deciso di salutare parte degli arcangeli che si erano recati a Serfall con lo spirito della nostra metà di Serarray e quale miglior modo se non festeggiare?

Avevo optato per un vestito completamente in linea con la moda sensuale della corte del Principe Damien. Indossavo un lungo abito rosso sangue, monospalla, con un grosso foro rotondo all'altezza del seno tornito, una vertiginosa mezzaluna che scopriva le costole a destra e si spingeva da sotto al seno del medesimo lato al fianco, da cui si univano i due lembi del vestito, per poi riaprirsi in un lungo spacco che addirittura faceva intravedere la biancheria intima di qualche tonalità più chiara. Nel complesso ero un chiaro invito per tutti i vampiri, ma il pendaglio rubino a forma di D, che fasciava il mio collo, denotava la mia mezza appartenenza a Damien.

Non lo entusiasmava utilizzare il termine schiava di sangue, ma era di fondamentale importanza che non venissi approcciata da nessun altro vampiro e dunque che venissi presentata con tale titolo.

Avevo raccolto i capelli in un'acconciatura un po' intricata, ma nel contempo abbastanza appariscente e avevo deciso di fare la mia entrata circa un'ora dopo l'inizio della festa, perché Damien non solo era un essere egoista, ma anche molto vanesio e adorava quando i suoi trofei venivano sfoggiati in grande stile.

"Seraphine, schiava di sangue del Principe Damien," disse il mutaforma che aveva il compito di annunciare gli ospiti d'onore  dirimpetto alla grossa scalinata di marmo nero.

Tutti gli occhi del grosso salone si spalancarono alla mia entrata e così anche quelli delle cherubine degli arcangeli, perché sì, ero cambiato molto, ero dimagrita, ma non per colpa dell'Ombra, ma perché Damien mi impegnava ogni giorno con allenamenti differenti. L'Ombra mi stava prosciugando l'aurea angelica, che era molto peggio del mangiarmi la carne, ma era più sopportabile: non te ne accorgevi, se non quando provavi ad utilizzare i tuoi poteri.

"Mia cara." Il Principe Damien fece un inchino, non appena terminai di scendere la grossa scalinata con grazia e mi prese sottobraccio con un gesto regale. "Siete bellissima, lo sapete?"

Mi voltai verso di lui e gli strizzai l'occhio.

"Siete vanesio, Vostra Altezza, questa è la realtà."

Sorrisi e il Principe scoppiò a ridere di gusto mentre il salone ricominciava a saturarsi del vociare degli ospiti.

"Vedo che il nostro incontro pomeridiano ha sortito i suoi frutti." Si attorcigliò una mia ciocca di capelli al dito indice e avvicinò di molto il suo viso al mio. "E che questo teatrino sta mandando Raphael fuori di testa, per non parlare del vestito." Inclinò di più il viso e si avvicinò di qualche altro centimetro, ma con le pupille, ora color onice, rimase concentrato sull'altro angolo del salone. "È uscito a prender aria il povero pennuto e direi che la sua cherubina non ne è entusiasta."

Sollevai il mento e la sua attenzione si rifocalizzò su di me.

"Gli esperti?" Domandai, ansante di voler conoscere il mio destino o, più specificatamente da come si stavano mettendo le cose, la mia dipartita. "Sono arrivati?"

Non avevo davvero voglia di parlare di Raphael, soprattutto perché grazie a Shattevel il legame era silente.

"Sono arrivati e sono nei loro alloggi, mia cara." Con il polpastrello tracciò il contorno del suo morso sul mio collo. "L'hai lasciato in bella vista e questo mi sorprende, Ser."

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora