VII

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Faylen, figliastra del re di Gwindililing, accampamento milizie Corte del Tramonto, Corte del Tramonto, Shattevel.

Sophia. Quella creatura non poteva essere Seraphine, la semidea. No. Non poteva, lei era Sophia, la ragazza che mi aveva salvato, l'angelo che mi aveva permesso di vivere la mia vita e ribellarmi.

L'avevo incontrata vent'anni prima e si chiamava Sophia, non Seraphine e non era così dannatamente sovrannaturale. Sophia. Cazzo, si chiamava Sophia ne ero più che certa e non aveva i capelli così chiari e rossi sulle punte, no, se la memoria non mi ingannava erano di un dolce biondo miele e gli occhi verde bosco, non bicromatici. Era stata parte del seguito di Jujah, colui che presiedeva il Tribunale Celeste, una serva, niente di più.

Deglutii di fronte a quella estranea fin troppo conosciuta e arretrai, quasi spiaccicandomi contro la tenda.

"Conosci questa squinternata?"

La frase di Drystan mi giunse forte e chiara, nonostante le orecchie mi ronzassero come calabroni.

"Se continui così ti cucio la lingua, stronzo."

Ma la mia voce non ebbe la verve che sperai, risultò più un sussurro flebile e quasi inaudibile, tanto che la risposta di Drystan sembrò quasi accigliata.

"Chiuditi quella boccaccia, farfallina."

Sophia, Seraphine mi corressi mentalmente, superò gli uomini e si avvicinò di un passo, sorridendo dolcemente.

"Sophia?" L'incertezza nella mia voce potevano udirla anche i sassi. "Sei tu?"

"Chi è Sophia?" Il Re della Corte del Tramonto scavalcò il fratello e si posizionò alla destra di Sophia - Seraphine - e la bella vampira bionda dietro di loro sghignazzò. "Di chi cazzo state parlando?"

"Ci sarà da divertirsi," disse quella, appoggiando la testa bionda di una sfumatura più statica sulla spalla del vampiro di fianco a lei. "Prevedo una bella storia."

"Sì, mi conosci come Sophia, ma sono Seraphine." La donna che avevo incontrato a Gwindililing mi allungò la mano, che osservai accigliata, ignorando il pubblico attonito. "Ci siamo incontrate vent'anni fa nel Regno di Gwindililing." Inclinò la testa e mosse la mano come tentativo di accalappiare la mia attenzione. "Mi dispiace, non avrei dovuto mentirti, ma in quella circostanza mi era stato proibito uscire di notte e... beh, tu non dovevi sapere"— si morsicò il labbro inferiore—"ed io avevo decisamente soprasseduto alle regole."

"Sophia," riuscii a sussurrare solo quello stupido nome, il nome della mia salvatrice. "Sophia." Chiusi gli occhi e deglutii un boccone amaro.

"Mi dispiace," ripetè la donna di fronte a me con occhi tristi. "Ma quella notte, quella notte dovevo salvarti, Fay." La osservai accarezzarsi il ventre gonfio soprappensiero e sperai vivamente che non raccontasse il mio tentativo di... scossi la testa e mi concentrai sulle sue parole. "Era la mia unica possibilità di fare qualcosa di buono."

"Dovevi salvarla?"

La domanda di Drystan aleggiò nell'aria e mi sentii mancare la terra sotto i piedi; fu lo sguardo di genuina comprensione di Seraphine a permettermi di non perdere la testa.

"Non è il momento," disse quella ai due uomini che stavano per ribattere. "Davvero, ragazzi, non è il momento."

Barcollai all'indietro.

"Tu, quindi, quindi sei davvero tu?" Balbettai. "Sei tu che hai bisogno del mio aiuto per la traduzione?"

Annuì con espressione solenne.

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora