XI

1.9K 98 6
                                    

Seraphine, rinnegata di Shattevel, Castello del principe Damien reggente di Serfall.

L'immortale con il cuore umano e la potenza degli Dei, così mi aveva soprannominata  Cornelia nella tarda notte, dopo aver compreso parte della mia natura e della mia origine. Un tutto, che non era parte di nulla. Un insieme di definizioni indefinito. Questa ero io: parti di Shattevel che non avrebbero dovuto risiedere in un'unica entità. Feci dondolare le gambe oltre il parapetto del Tempio, situato vicino al castello del Principe Damien; una costruzione che era sorta nel periodo degli Dei e che non era stata più utilizzata da quando gli arcangeli li avevano surclassati insieme alle altre speci, acquisendo potere e prestigio.

Osservai l'alba e con triste dispiacere mi ubriacai del movimento dei pini che circondavano l'antica costruzione, alla quale sentivo di appartenere. Dopo la grande scoperta avevo deciso di abbandonare la riunione, intenzionata a non voler conoscere più nulla delle mie origini nell'immediato, ma dentro di me capivo si trattasse unicamente di codardia; al contrario, se fossi stata meno impaurita, avrei dovuto rendermi conto della necessità di comprendere la mia vera natura.

Quello che avevo assunto era un comportamento che non si addiceva alla cherubina di un arcangelo, ma chi volevo prendere in giro? Raphael non avrebbe mai potuto separarsi da Astoria ed io non sarei mai più stata la sua cherubina; mi ero giocata da tempo la chance di vivere al suo fianco come la prima fra le elette.

"Nell'ipotetico caso in cui dovessi cadere, non avresti le ali per riuscire a salvarti."

Sobbalzai alla voce di Gabriel trasportata dalla lieve brezza e d'istinto scivolai un po' più indietro, allontanandomi dal bordo della piattaforma. Il Tempio era situato sul punto più alto di una ripida montagna scoscesa, molto lontano dal castello: avevo impiegato quasi un'ora per arrivare in quel luogo e potevo supporre che Gabriel ci avesse impiegato meno di dieci minuti con le sue ali.

"Gabriel," dissi a mo' di saluto senza rispondere alla provocazione. "Qual buon vento?"

Lo udii ridacchiare e con la coda dell'occhio lo osservai posizionarsi al mio fianco, incrociare le gambe ed appoggiare il viso sui palmi delle mani. Assunse una posa così infantile e rilassata, da stridere con l'eleganza degli abiti color camoscio e la cruda verità con cui avevo dovuto fare i conti poco tempo prima.

"Credo si trattasse della brezza proveniente da nord-ovest." Ironizzò, ma nemmeno poi così tanto, perché gli arcangeli avendo le ali dovevano essere in grado di sfruttare le correnti o i voli sarebbero stati parecchio turbolenti, per non dire impossibili in alcune situazioni o mortali in altre. "Ma non ho controllato."

Le mie labbra si sollevarono in un sorriso timido. Gabriel aveva sempre posseduto il dono di mettere a proprio agio le persone, a prescindere dalla condizione che stessero vivendo; era sempre stato il più empatico di tutti, ma nonostante in sua compagnia mi sentissi accolta, continuai a rimanere in silenzio. Mi persi ad osservare le sfaccettature di verde delle fronde del bosco.

"Seraphine?"

"Mh?" Mi voltai verso il mio interlocutore con un sopracciglio sollevato, non intenzionata a farmi rovinare la poca tranquillità che ero riuscita ad acquisire. "C'è qualcosa che non va?"

La sua bocca ebbe uno spasmo e per poco non scoppiò a ridere di fronte alla mia finta durezza.

"Non c'è bisogno che menta con me." Mi picchiettò il dito indice sullo sterno, precisamente in centro e a sinistra, sede anatomica del cuore, sopra il tessuto di velluto verde. "Sai che sono in grado di comprendere le bugie."

Sbuffai.

"Cosa vuoi che ti dica, Gabriel?" Allargai le braccia e mi sollevai in piedi con fluidità, nonostante l'immenso abito. Era arduo mentire ad un arcangelo che era stato creato per scoprire qualsiasi verità. "Rappresento qualcosa che non dovrebbe nemmeno esistere, rappresento tutto e niente allo stesso tempo. Mi sento un estraneo nel mio stesso corpo, per non parlare di Raphael: lui a quest'ora doveva essere felice a Serrise, non rischiare la vita per qualcosa che non può essere." Scrollai le spalle. "Ho sempre avuto un dono, Gabriel: essere realista e riuscire a comprendere quando una situazione è persa in partenza. Il Tribunale Celeste non lascerà mai andare Astoria e non permetterà nemmeno ad una rinnegata di varcare il confine della loro preziosissima terra, ed io non posso pensare di essere colpevole del declino di Raphael." Mi voltai verso la stradina che avevo percorso tempo prima. "Ora devo fare delle ricerche e parlare con Cornelia." Spolverai l'abito. "Sono ancora in ufficio?"

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora