VII

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Seraphine, rinnegata di Shattevel, castello del principe Damien, reggente di Serfall.

Il giorno seguente non ero uscita dalla mia camera e nemmeno quello dopo ancora; per la verità, non riabbracciai il mondo fino a quando non fu Damien stesso a buttarmi giù dal letto e aiutarmi ad indossare la tuta da combattimento per trascinarmi nella palestra del palazzo.

"Vostra Altezza, non sono dell'umore adatto per fare esercizio fisico."

Incrociai le braccia poco prima dell'ingresso e piantai i piedi per terra.

"Non sei mai dell'umore adatto, Ser." Inclinò la testa verso destra e mi sorrise beffardo, eludendo il mio malumore. "Ma proprio mai e se fosse per te dormiresti tutto il giorno."

"E?" Ma la mia voglia di tempesta superava di gran lunga le sue maniere diplomatiche; dovevo scaricare la rabbia e la frustrazione ed il principe di fronte sembrava un bel bersaglio. "Esattamente, c'è qualcosa che non va nella mia voglia di dormire?"

Il Principe Damien mosse una mano in aria con noncuranza.

"A parte il fatto che è diversamente produttivo e che se si dorme troppo si gonfia il viso? E che la tua vita è agli sgoccioli? No, ma la mia squisita zietta Cornelia è due giorni che mi fracassa i miei utilissimi genitali, quindi ora tu porti il tuo bel culetto lì dentro e fai quello che ti dice." Sospirò con drammaticità. "Perché io ho altri compiti di cui occuparmi, un Regno da tirare avanti e dei pennuti da sorvegliare."

"E cosa vorrebbe fare esattamente con me?"  Inarcai un sopracciglio e pregai che la mia voce fosse salda. "Lì dentro?"

Elusi la parte del suo discorso circa il mio fine vita ed i suoi compiti improrogabili.

"Ah, lo vedremo."

"Lo vedremo?" Mi avvicinai di un passo. "Tu e chi altri?" Assottigliai lo sguardo perché quel Principino criptico iniziava a darmi sui nervi. "E non eri occupato a governare un Regno?

"Mai quando si tratta della tua vita." Ghignò furbo. "Ci sono gli arcangeli in palestra."

Fece un cenno con il capo verso il luogo e sbuffai una risata, infastidita dalla situazione.

"Oh, giusto, non me li scollerò più di dosso, vero?" Quando non mi rispose mi buttai una treccia lunga alle spalle e sollevai il tono di voce. "Vero?"

"Beeeh?" Tergiversò il Principe Damien. "Perché voi angioletti siete inclini al perdono. Raphael d'altro canto è incazzato nero, ma tutti gli altri hanno compreso il tuo sacrificio." Inclinò la testa e fece un fischio. "Tutti tranne Astoria. Tra la coppia celeste sembrerebbe esserci del ghiaccio, ma non sono riuscito ad indagare oltre."

Mi passai una mano sul viso e il suo entusiasmo non mi contagiò.

"Era proprio per questo che non volevo far sapere nulla."

"In quel modo saresti morta sicuramente, in questo magari hai qualche chance di sopravvivere." Mi accarezzò i capelli di nuovo serio. "Mia zia crede tu sia diversa." Scrollò le spalle. "Magari è un bene, angioletto."

Una strana luce scintillò nei suoi occhi vermiglio, ma non mi preoccupai di stuadirla.

"Magari è un bene," sussurrai, per poi varcare la soglia della palestra.

Evitai di osservare il parterre che avrebbe assistito alla mia lezione e mi focalizzai solo su Cornelia, elegantemente adagiata sul ring con un sorriso di sfida. Raddrizzai la schiena come meccanismo di difesa per la sua arroganza e non permisi ai miei passi di vacillare.

"Seraphine, finalmente riusciamo a incontrarci di nuovo." Allargò il suo sorriso e saltò giù dal quadrato con una grazia che non si addiceva ai suoi mille anni e passa. "Ho una teoria su di te, mia cara."

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora