Seraphine, rinnegata di Shattevel, Baita di Lucifer, Nord.
Sorrisi furba. Sapevo come provocare Damien. Otto anni, erano otto anni che facevamo questi giochetti.
"Allora, Damien." Gli sventolai il polso sotto al naso e rientrai in camera. "Ancora niente cibo?"
Con un sorrisino stampato sul volto osservai i suoi movimenti cauti: chiuse la porta a chiave dietro di sé e misurò lo spazio tra di noi.
"Seraphine."
Lo osservai leccarsi i canini, che brillarono alla luce della luna e indietreggiare senza la sua classica compostezza; nonostante avessi appena 'chiuso con Raphael' non potei esimermi dal ritenere Damien un uomo affascinante, molto più che affascinante e sexy, e questo pensiero caduto come un fulmine a ciel sereno mi sorprese. In realtà, credevo che fosse stato davvero il legame a condizionare le mie scelte passate ed ora mi sembrava un lusso poter pensare con la mia testa senza condizionamenti, perché anche al posto del cuore mi sembrava di poter finalmente avere un immenso spazio vuoto.
"Vai a dormire."
"Si da il caso che io non abbia per niente sonno." Sorrisi angelica.
"Dormi lo stesso."
"In realtà sono sveglissima." Mi avvicinai a lui e aumentai la pressione intorno al taglio. "Molto, molto sveglia."
Una piccola goccia di sangue si raccolse sopra il mio epidermide e con dolcezza osservai lo sguardo tormentato di Damien.
Non mi aveva mai recato particolare fastidio andare a letto con Damien. Oh, Dio, non che andare a letto con un simil esemplare di maschio avrebbe mai potuto nuocermi in alcun modo, ma fino a quel momento non mi ero proprio resa conto di un particolare.
Scioccata dalla mia deduzione, feci cadere il braccio e fissai Damien negli occhi, che cercò di concentrarsi quanto più possibile per comprendere il mio problema.
"Non l'ho mai amato," sussurrai portandomi una mano alle labbra. "Mai."
"Non lo amavi?" Fece davvero fatica a contenersi, ma sputò quelle due parole.
"Beh sì, forse, non lo so, forse ad un certo punto, ma il legame... era quello che faceva tutto." Sfarfallai le palpebre e lo guardai con sgomento. "Non so più cosa fosse reale e cosa no. Insomma, se fosse stato un sentimento puro, a questo punto avrei dovuto sentire la sua mancanza e invece... niente."
"Ulfrich." Deglutì convulsamente e appoggiò la fronte alla mia, stringendo le sue mani sulla mia vita e facendosi forza. Nonostante fosse più alto di me e molto più pesante, riuscii a sorreggerlo. "Ulfrich mi ha detto che una nostra spia, un compagno di Marius nella Resistenza, ha origliato una conversazione degli arcangeli." Inspirò profondamente e con molta probabilità l'odore del mio sangue lo distrasse tanto che dovette scansarsi. "Avevano scoperto cosa fossi... Non posso farti questo, Ser." Scosse la testa. "Non posso."
Si allontanò da me, ma lo rincorsi e lo fermai per il polso.
"Ho scelto di venire via con te, mi sono fidata di te." Sorrisi un po' triste. "Puoi dirmi tutto." Lo vidi spostarsi a disagio, un po' a causa del mio braccio, un po' perché non voleva davvero farmi sapere quale mostro lo tormentasse. "Ti prego." Gli presi le mani tra le mie. "Ti prego, Damien."
Lo implorai e lui si stropicciò il viso, ma vidi che i suoi occhi persero un po' della lucidità: eravamo troppo vicini e il mio sangue lo attirava come il miele con le api, me l'aveva sempre detto.
"Volevano usarti come espediente."
Rimasi per un attimo traumatizzata e deglutii un grosso boccone amaro. Usata. Era questo quello che volevano da me: usarmi. Non permisi alle mie insicurezze di farmi vacillare. Non potevo permettermi di perdere la fiducia anche nell'unica persona che aveva tentato di rendermi forte, sempre.
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THE FALLEN | A Gods' Novel
AdventureSerrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè...