Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Terre Mortali, Shattevel.
Sembrava che l'unico modo per ascoltare i segreti dei guerrieri fosse origliare facendo finta di dormire e anche in quella circostanza decisi di non far trapelare il mio stato di veglia, nonostante il mio dolce indolenzimento al basso ventre fosse messo a dura prova dalla stretta tuta militare.
Eravamo ancora intrappolati in una stanza di una taverna e per l'ennesima volta, i proprietari mi avevano rivolto diverse occhiate scandalizzate: come se davvero avessi potuto andare a letto con quattro maschi alla volta, o il mio compagno avesse permesso che mi toccasse qualcun altro oltre a lui e, inoltre, per il teatrino che aveva tenuto banco alla Corte dei Sospiri, non sentivo il reale desiderio di stare vicino a nessuno, se non al diretto interessato, che nelle ultime ore era parso leggermente smarrito.
Quasi sbuffai a quei pensieri e rischiai di rivelare il mio stato di veglia fino ad ora rimasto celato nell'ombra.
"Come è andata?" Il bisbiglio di Cedar si perse tra lo sfrigolare delle braci del camino. Finalmente mi dissi nella mente dopo aver atteso ore che terminassero di discorrere su spade e armi di ogni genere, ma Damien non rispose subito all'interrogativo, così il comandante del suo esercito sospirò: "così male?"
Udii un verso strozzato e me lo immaginai al mio fianco con la schiena appoggiato al muro, la testa reclinata, quei bellissimi capelli bronzo adesi alla parete e gli occhi chiusi che celavano lo sguardo stanco.
"Sapete qual è la mia reputazione in quel luogo, in tutti i luoghi che non siano la Corte, Cräigná e poche altre isolette." Lo sentii deglutire con forza, come se avesse deciso di ingoiare un cubetto intero di ghiaccio. "Ho dovuto recitare, tutto qui."
Udii qualche sbuffo soffuso e imprecazione.
"E lei?" La voce musicale di Drystan era molto simile a quella di Damien, ma meno dura e marcata, meno temprata dall'anima guerriera. "Lei come sta?"
Il mio compagno si prese del tempo per pensare ad una risposta corretta.
"Bene, o almeno è quello che mi vuole far credere"— quel suo bisbiglio mi appesantì la cassa toracica—"ma onestamente non lo so, in questo momento faccio fatica a discriminare le sue emozioni dalle mie... vi ho raccontato quello che ha fatto Mera davanti a tutta la Corte e come ho dovuto agire per avere il favore di... Mallorik," sputò. "Quindi, non mi stupirei se fosse... infastidita."
Odiavo quel suo tono sommesso. Non ero infastidita. Non da lui almeno; certo, quel bambinetto era stato scaltro e diabolico, ma Damien non rientrava nelle cause del mio stato d'animo. Amavo il mio compagno e per poco non sollevai la testa di scatto per urlargli la verità.
Quando l'avrebbe smesso di ritenersi cattivo? Quando avrebbe permesso, a se stesso, di credere all'idea che si erano costruite su di lui le vere persone che vivevano la sua quotidianità? Quando avrebbe smesso di ritenersi responsabile di scelte, che era stato obbligato ad attuare?
"Ma lei sapeva." Fu la risposta serafica di Florian. "E mi pare che non abbia avuto chissà quale problema, almeno non con te, Dam."
"Forse lo maschera o forse era semplicemente stanca, dopo tutto Mera è... pesante." Percepii Drystan muoversi nella stanza. "Forse c'è molto di più dietro la sua storia, dietro quel suo amore folle per un pennuto che l'ha circuita e l'ha denigrata per tutti i suoi primi cento anni."
Mi strinsi impercettibilmente le gambe intorno al petto e fui felice che nessuno si accorse di quel movimento, perché Drystan aveva colpito nel segno: più volte mi ero recriminata il mio desiderio di essere la cherubina di Raphael, quel senso di euforia e notorietà che non mi aveva permesso di studiare la situazione da un'angolazione meno emotiva e più pragmatica; quel pseudo amore mi aveva quasi ammazzato e qui resi grazie al potere che mi scorreva nelle vene e che proveniva da mio padre, perché se non fosse stata per quella forza, probabilmente sarei morta stringendo quel patto.
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THE FALLEN | A Gods' Novel
AdventureSerrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè...