Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Corte dei Sospiri, Shattevel.
Tremai nel mio vestito invernale. Un bellissimo vestito rosso sangue con il collo alto ed un profondissimo scollo che raggiungeva l'ombelico; per fortuna, la schiena era coperta e così anche le braccia fasciate da maniche lunghe e chiuse ermeticamente ai polsi. Mille pietruzze dorate costellavano i polsini, il colletto e le spalle.
Guardai Damien inclinando la testa verso l'alto, studiai il suo completo formale nero dai ghirigori dorati che riprendevano i nostri tatuaggi. Era elegante, etereo e potente. Mi domandai se la scelta del colore fosse stata conforme al personaggio che avrebbe dovuto interpretare, e a giudicare dall'espressione truce, avrei potuto dire di sì senza domandarglielo.
"Ser, io-
Gli presi la mano. "Va tutto bene, dimmi quello che devo fare."
Eravamo fuori dalle barriere delle Corte dei Sospiri e attendevo che Damien riuscisse ad avere abbastanza coraggio per superarle, per aprire la grossa porta di cristallo verde e iniziare a fingere di essere quel dispotico regnante che in realtà non fosse.
"Mansueta," bisbigliò. "Quasi come con gli arcangeli."
"Va bene." Gli strinsi la mano da guerriero nella mia per rassicurarlo. "Fai quello che devi."
Mi sorrise debolente, un po' pallido ed insieme oltrepassammo le barriere. Le immense porte di cristallo verde si spalancarono con un ronzio soffuso e una volta attraversate, si richiusero con un tonfo sordo dietro le nostre spalle. In quel momento, Damien lasciò libero il proprio potere e riempì la stanza, riempì anche me stessa e quasi faticai a mantenermi stabile sulle gambe.
"Re Damien." Mera, agghindata da un abito nero estremamente succinto, saltellò nella nostra direzione. "Sono felice che ci abbiate raggiunto." Allungò una mano e una nuvoletta viola le si arricciolò sulla pelle, fino a raggiungere le orecchie e come colta da una profonda consapevolezza, si voltò verso di me; solo in quel momento compresi perché si chiamasse la Corte dei sospiri. "Meravigliosa."
Allungò una mano verso il mio petto quasi scoperto, ma Damien si interpose.
"Mera, credo che il tuo compito sia quello di condurci da Mallorik, non giocare con le tette della mia compagna." Il suo tono fu irriverente e duro. "Che peraltro, so essere davvero invitanti."
A quel commento non mi scomposi, lasciai che la mia espressione neutra e quasi annoiata parlasse per me. Un giochino, ero la compagna ed il passatempo del Re Damien.
Mera scoppiò a ridere civettuola.
"Spero di avere l'onore di assaggiarle allora."
Inarcai le sopracciglia per un millesimo di secondo, ma poi mi ricomposi con estrema facilità, anche se nessuno dei due sembrò aver intenzione di prendere in considerazione la mia presenza.
"Non funziona così, Mera." Damien mi lasciò la mano e le infossò all'interno delle tasche dei pantaloni. "Solo io posso banchettare su questo bellissimo corpo, ma d'altro canto... se invece tu desiderassi provare qualcosa di nuovo..."
Lasciò la frase in sospeso, così come il mio respiro. Non poteva davvero aver suggerito... ma ogni azione di Damien sembrava essere calcolata e rimasi allibita alla risata sorpresa di Mera.
"Credo tu sappia che non mi interessa l'offerta." Ci strizzò l'occhio e ruotò di centottanta gradi. "Prego, seguitemi."
Ci inoltrammo nella Corte dei Sospiri seguendo la sinuosa fisionomia di Mera attraverso costruzioni cristalline e stalattiti che ricoprivano la superficie interna del castello di Mallorik. Rimasi in silenzio e non osservai Damien accanto a me nemmeno una volta, perché avevo il chiaro presentimento che quelle dannate spire viola, che si intrecciavano al corpo dell'emissaria come serpenti, riferissero ogni mia singola mossa. Erano sospiri. Erano spie che informavano Mera di ogni movimento di chiunque le interessasse e compresi perché quella Corte fosse letale, compresi il motivo che spingeva Damien a volerli dalla nostra parte. Ci fermammo a pochi passi dalla sala del trono e Mera spalancò le porte con gesti teatrali.
STAI LEGGENDO
THE FALLEN | A Gods' Novel
AdventureSerrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè...