XXVIII

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Seraphine, accampamento Corte del Tramonto e alleati.

"Chi ti ha aiutato?" La voce di mio padre, il Dio della guerra, risuonò all'interno della tenda e rabbrividii alla ferocia che lessi nei suoi occhi, così come il puro potere che gli serpeggiò lungo le braccia. "Ho bisogno di sapere chi ha messo in pericolo la vita di mia figlia."

"Nessuno." Scossi la testa e mi allontanai un po' da Damien, che sembrava condividere proprio quello che pensava mio padre; mi resi conto in quell'istante che avevo contro due guerrieri e deglutii. "È stata una mia scelta, e lo sapete entrambi."

Scesi dal letto un po' troppo velocemente e riuscii a rimanere in piedi solo grazie al tempismo di Damien, ma mi scostai subito per soppesare i miei due avversari.

"Voglio sapere chi." Mio padre si alzò dalla poltrona con estrema calma e si spettinò i capelli bianchi, ma i gesti erano troppo rigidi per essere casuali. "Chi ha permesso tutto questo."

"Io." Strinsi le mani a pugno. "È stata una mia idea."

"Chi ti ha aiutato?" Un po' di elettricità elettrostatica brillò lungo le sue falangi. "Seraphine?"

Ma non potevo rivelare nulla, come non potevo rivelare quello che avevo fatto, quello che stavo facendo anche in quel momento per porre fine a quella battaglia, non potevo rivelare come avevo preservato parte della mia quota divina, come avevo illuso le Tre Signore, perché Cassandra mi aveva avvertito e insieme avevamo ingannato il Fato, la Sorte, il Destino, l'unica Dea dagli occhi bendati. Per tutti questi motivi non potei parlare e diedi le spalle ai due uomini, per allontanarmi da quella tenda e trovare un po' di pace nel bosco.

"È stata una mia decisione, di nessun altro." Li guardai di nuovo entrambi. "Ho deciso di sacrificarmi per voi, per Shattevel, questo è quanto."

Damien fremette dalla rabbia repressa e dalla paura che aveva cercato di nascondere fino a quel momento.

"Mi avresti condannato a vivere senza di te, Seraphine, a cedere alla pazzia, perché lo sai, so che Morgan ti ha raccontato della maledizione che imperversa sui maschi della mia famiglia, così come avresti condannato tua figlia a vivere senza una madre." I miei bulbi oculari iniziarono a bruciare a quell'affondo, ma Damien non si fermò. "Hai, mi avevi chiesto di non sacrificarmi con i pennuti quando hanno chiesto udienza nella nostra corte e tu, tu hai deciso di buttare all'aria il nostro futuro."

Ingoiai un grosso boccone amaro quando mio padre si schierò al fianco di Damien senza battere ciglio.

"Io, io mi volevo sacrificare per permettere a mia figlia di vivere in un mondo migliore." Mio padre aprì la bocca e con immenso sforzo, per non rovinare quello che avevo escogitato con Cassandra, misi un laccio alla mia linfa e risposi con quanto più controllo possibile: "non dire niente, papà... hai fatto esattamente la stessa cosa."

"Proprio per questo dovevi consultarci."

Scossi la testa e strinsi i pugni perchè percepivo il fuoco sotto la lingua che scoppiettava per divampare.

"Non vi era nulla da consultare, era mio il compito e-

"Hai deciso di lasciarmi."

E quel grido disperato di Damien rischiò di farmi perdere la battaglia contro il fuoco e rivelare quello che ero riuscita a nascondere anche alle Tre Signore con l'aiuto del talismano di Cassandra; si trattava di un piccolo tatuaggio dietro l'orecchio destro, utile in caso di una seconda possibilità. Lei sapeva. Lei aveva saputo che nella scelta, avrei potuto salvarmi e tornare indietro.

"Non-Non-

Deglutii, diedi le spalle ai due guerrieri e uscii dalla tenda a passo furioso. Non volevo crollare davanti a loro, non volevo che comprendessero quanto quella decisione mi avesse spezzato. Perché non vi era stato nessun altro modo per chiudere i cancelli dei mondi ed avevo avuto una gran fortuna a poter tornare indietro.

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora