VIII

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Seraphine, rinnegata di Shattevel, Castello del principe Damien, regnante di Serfall.

Era il giorno delle udienze a Serfall, il che significava più lavoro per la segretaria del Principe Damien, ma non solo. Da quando con Raphael ci eravamo riavvicinati, corrugai le sopracciglia a quel pensiero, avevo fatto quanto in mio potere per non condividere con lui la stessa aria in pubblico. Il legame era davvero una scocciatura e così anche la sua magia: ci spingeva inesorabile l'uno nelle braccia dell'altra per ristabilire la liaison.

Più romanticamente? Unire le due metà della mela.

E chi avrebbe osato pensare che tale vincolo fosse silente o statico, si sarebbe sbagliato di grosso: era una parte viva che si animava ogni qual volta eravamo manchevoli nei suoi confronti. Lui desiderava l'unione,  noi dovevamo obbedire.

In più, vi era la storia della mia natura e di quella dannata gemma, di cui solo Cornelia aveva compreso il significato; tra l'altro, erano due giorni che si era rinchiusa in biblioteca per cercare di comprendere il significato delle parole che avevo udito e altrettanti giorni in cui non vi erano stati passi avanti.

"Raphael."

A metà del corridoio che mi avrebbe condotto nel mio ufficio, udii la voce profonda di Micheal e mi appiattii d'istinto in un piccolo corridoio secondario.

"Raphael, ti prego, sembri un uomo sulla via della pazzia." Lo sentii ridacchiare seguito a ruota da Gabriel. "Distraiti."

"Sapete che non funziona così," percepii il suo ringhio esasperato con chiarezza. "Non è semplice per niente. Il legame non fa altro che spingermi verso di lei e finché non ristabiliamo l'unione sarà sempre peggio." Sbuffò. "Sapete quanto mi è costato andarmi a fare la doccia quando l'ho vista a cavallo?!"

Mi appiattii di più contro la parete e trattenni il fiato: conoscevo quella sensazione, a stento negli ultimi due giorni ero riuscita a chiudere occhio, perché l'idea che lui si trovasse in una camera due piani più in basso era una tentazione troppo forte da poter tenere a bada nelle ore notturne, tempo in cui il mio cervello era libero di crogiolarsi nei miei stucchevoli desideri.

"Cosa farai con Astoria?" Domandò Micheal con un altro scoppio di riso.

"Non lo so." Ma percepii dell'incertezza nel tono di Raphael e difatti, qualche secondo più tardi, continuò: "ho chiesto udienza al Tribunale Celeste."

Il cuore mi saltò in gola e se non fosse stata per la parete fredda dietro di me, quasi sicuramente sarei caduta con il sedere sul marmo.

"Tu hai fatto cosa, Raph?" Fu Gabriel a sbottare. "Sei impazzito?! Se loro dovessero
sospettare che tu abbia in qualche modo incontrato Seraphine, o peggio, se loro iniziassero a sospettare di Seraphine, sarebbe la fine e non solo perché Astoria è la figlia dell'angelo Jujah." Gabriel sembrò allarmato ed io pure da quella rivelazione. "L'hai vista, Raph... Seraphine è diversa, l'abbiamo percepito tutti, ricordati della profezia. Cosa credi che potrebbe farle il Tribunale Celeste?"

Profezia?
Micheal supportò il fratello.

"Gab ha ragione, Raph." Lo udii muoversi a disagio sul posto. "Dobbiamo agire cauti, o Seraphine potrebbe perdere la vita prima ancora di darci la possibilità di aiutarla."

Allungai il collo per ascoltare meglio.

"E cosa dovrei fare? Continuare a stare con Astoria e nel mentre frequentare Seraphine?" Imprecò in maniera colorita. "È una pazzia ve ne rendete conto?! Astoria noterà la mia freddezza e Seraphine, cazzo Micheal, Seraphine non accetterà mai." Borbottò a bassa voce e mi trovai d'accordo con lui. "Non potrei mai farla passare per un amante! Lei che è stata la mia compagna per cinquantotto anni. Vi rendete conto di quello che mi state chiedendo?" Esasperato lo udii bofonchiare. "E quella dannata profezia, chissà che diavolo vuole dire davvero!"

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora