Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Corte del Tramonto, Shattevel.
Ringhiai contro la parete e cercai di liberarmi dalla presa del mio compagno, ma era troppo forte o forse troppo furbo per poter lasciare che trovassi una breccia in quella gabbia. Mi mossi con furia alla cieca, ruggii, ma trovai il mio corpo più bloccato di prima.
"Non vai da nessuna parte, tesoro." Pressò ancora di più il proprio torace contro la mia schiena e mi morsicai il labbro inferiore per non lasciar sfuggire un ansito. "A meno che tu non voglia." Chiusi gli occhi e deglutii quando la sua mano risalì la coscia. "Vuoi?"
"Non mi chiamare tesoro." In un moto di ribellione spinsi e feci forza con i fianchi, ma l'unica porzione del suo corpo contro cui andai a sbattere fu eloquente. "Oh, per gli Dei," esalai.
A quella mia imprecazione, Damien scoppiò a ridere e mi bloccai. Per un attimo mi fermai ad assaporare quella risata e per quel breve tempo in cui catturai il suo tono baritonale, il mondo si inclinò, assumendo una strana prospettiva. Rimasi senza fiato e chiusi gli occhi con il sangue che rombava nelle orecchie come un tamburo; scivolai lungo la parete e concessi a Damien di aiutarmi.
"Seraphine?"
Inclinai la testa verso l'alto e lo guardai attraverso il sudore che mi imperlava anche la fronte.
"Mh?" Mi leccai il labbro inferiore, ma la mia bocca impastata non mi permise di articolare il resto della frase. "Che?"
"Hai mangiato?" Mi aiutò a sollevarmi e mi appoggiò sul suo grembo, per poi distendermi sul materasso dei quartieri della Regina e sollevarmi leggermente le gambe. "Seraphine?"
"No, ma sarà la stanchezza, magari ho utilizzato troppo i miei poteri," sospirai e mi accoccolai nel suo calore. "O la morte di Micheal mi ha indebolita."
"Non credo." Mi accarezzò i capelli. "Non credo, perché non eri più legata a loro ed è trascorso fin troppo tempo," sussurrò e poi chiuse la bocca per un minuto. "Tesoro, torna nella nostra camera." A quella debolezza sussurrata il mio cuore si costrinse dentro la cassa toracica. "Ti prego." Mi accarezzò la fronte e scorsi della genuina tristezza. "Ti prego, Seraphine."
A quella richiesta bisbigliata inclinai la testa verso l'alto e annegai nei suoi occhi. Damien non pregava, Damien non mi aveva mai pregato e se era giunto 'a tanto' voleva dire che davvero era mortificato per ciò che era successo tra di noi, ma questo lo sapevo già, lo sapevo già grazie al nostro legame e lo avevo deliberatamente ignorato, così mi trovai ad annuire, e parecchi minuti dopo a sollevarmi con cautela sulle gambe ancora deboli.
"D'accordo," bisbigliai e lo vidi rilasciare
una grossa boccata d'aria che aveva trattenuto."Siano lodati gli Dei."
Sorrisi debole e lo seguii tra i corridoi del castello, in silenzio; o meglio, mi feci trasportare tra i corridoi del castello, perché il calo di zuccheri mi aveva destabilizzata tanto, da dover essere trasportata come una bambola rotta. Una volta giunti nella nostra camera, mi abbandonai sul materasso e lasciai che mi cullasse e mi abbracciasse.
"Ho bisogno di te, Seraphine." La sua confessione squarciò il silenzio della notte. "Ho eliminato le barriere, i miei sudditi lo sanno e sanno anche che è necessario per questa guerra, ma ho bisogno di te al mio fianco. Ho bisogno che tu sia forte con me e per me, ho bisogno di te, non solo come consorte davanti agli altri regni, ma avrò bisogno di te... per me. Per ricordarmi chi sono. Ho esposto l'ultima popolazione Fae e ho bisogno di essere coraggioso." Chiuse gli occhi. "Per ricordarmi che non sarò quello che vedranno gli altri. Per ricordarmi che il mio popolo sa chi sono davvero."
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THE FALLEN | A Gods' Novel
AdventureSerrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè...