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Seraphine, rinnegata di Shattevel, Baita di Lucifer, Nord.

Diedi un calcio ad un mucchietto di neve più alto degli altri e sbuffai.

"Damien, avete sbagliato persona, non sono io quello che cercate."

Erano quattro giorni che non facevo altro che alzarmi la mattina alle sei, correre nella neve con Damien e poi aspettare una qualche illuminazione che mi aiutasse a sbloccare i miei poteri.

"Il problema non sono i tuoi poteri." Damien si abbandonò contro al muro della casa e si stropicciò il viso. "Ma il tuo atteggiamento nei confronti del problema."

"Ah sì?" Mi avvicinai di quattro passi furiosa. "Oltre a cambiare fisionomia, per caso ti si è anche modificato il cervello?" Sollevai un sopracciglio e gli puntellai un dito contro al pettorale di sinistra. "Non aiuti, per Shattevel!"

"Non devo aiutare," sbottò. "La devi piantare di lamentarti e iniziare ad ascoltarmi."

"Ah, sì?" Sollevai il mento e strinsi i denti. "Pensi sia così semplice? Tu conoscevi già la tua natura, io sono nata credendo di essere qualcosa che in realtà ero solo in parte." Gli diedi le spalle. "Se non capisci la mia difficoltà, allora è meglio che rientri in quella dannata casa con tutti gli altri." Respirai con forza. "Vattene."

Damien sbuffò dal naso e con deliberata lentezza si spolverò un po' di neve dall'abbigliamento sportivo.

"Vediamo se così fai ancora la timida." Con inaudita potenza mi schiantò per terra molti metri più in là del punto in cui si trovava. "Allora?"

Atterrai con poca grazia sul manto di neve e quando fui in grado di sollevarmi, dolorante a causa dell'impatto, lo fissai sconvolta.

"Hai perso del tutto il senno?" Udii nella mia voce una briciola di rabbia. "Damien, potevi uccidermi."

E lo stronzo iniziò a sorridere. "Nah, solo qualche taglietto, ma non saresti di certo morta per così poco."

"E tu cosa ne sai?" Ringhiai, avvicinandomi con furia e stringendo i pugni lungo il corpo. "Stai facendo come la tua cara zietta, mh? Vuoi provocarmi finché non cedo?"

"Perspicace quanto zuccona." E con un ennesimo spintone mi sbalzò addirittura contro una corteccia di pino gigantesco dietro la baita di montagna. "Ma non si è mai del tutto sicuri con te... Ah, no, ecco, ti stai accendendo."

Furia.
E fu di nuovo la furia il motore del mio potere. Esplosi come una supernova. Le montagne stesse si mossero all'orizzonte, provocando un boato assordante.


Ore dopo mi sollevai dal letto e scrutai il ragazzo seduto all'estremità opposta con un sopracciglio sollevato.

"Che cosa mi è successo?" Adagiai la schiena contro la testiera in legno e feci una smorfia di sofferenza. "Questa è colpa tua e della corteccia," mugugnai; lo vidi sorridere e spettinarsi i capelli, ma le sue spalle rimasero tese e così anche i suoi occhi, che non incontrarono i miei nemmeno per un istante. "Spara."

Sospirò e si stropicciò il viso con frustrazione.

"Sei esplosa."

"Okay." Sollevai un sopracciglio. "Non era questo l'intento? Oppure, mi sono persa qualcosa nel mentre cercavi di farmi diventare amica con la neve e le cortecce?"

Deglutì e non sorrise: brutto segno, bruttissimo segno.

"No, Ser, sei proprio esplosa."

Guardai all'interno dei suoi occhi preoccupati e corrugai la fronte.

"In che senso?"

"Sei letteralmente diventata una torcia." Si sollevò dal letto e poi si riabbassò. "Il tuo scoppio è stato seguito da un boato assordante e Ulfrich, che era a caccia tra le montagne, ha giurato di aver sentito tremare la roccia sotto le zampe." Si guardò le mani con interesse. "Sei svenuta per sei ore."

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora