XIV

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Seraphine, rinnegata di Shattevel, Castello del Principe Damien, reggente di Serfall.

Stavo cercando di finire di impilare le ultime carte nei raccoglitori della sala delle udienze, quando Raphael varcò la soglia con un profondo cipiglio a corrugargli la fronte. Continuai imperterrita nel mio lavoro meticoloso, ma sapevo che mi aveva captata alla riunione della Resistenza; questo nostro stupido legame rendeva sempre tutto più difficoltoso, ma potevo ancora far finta di essere passata nelle vicinanze e non aver partecipato all'incontro segreto.

"Seraphine?"

Il suo tono mi confermò i miei sospetti, ma decisi di non dargliela vinta facilmente.

"Sì?" Sorrisi docile e continuai ad impilare le mie carte. "Qualcosa non va, Raphael?"

Con un'occhiata veloce notai che aveva tolto la divisa di rappresentanza ed aveva deciso di indossare i classici pantaloni di pelle nera da battaglia e la blusa verde militare a maniche lunghe.

"Dimmelo tu, skat." Tesoro. Si appoggiò con entrambe le mani sul tavolo su cui erano sparsi i miei fogli e si protese verso di me con fare minaccioso. "Dove sei stata durante la spedizione?" Mi tirò un nastrino del corpetto verde bosco e mi avvicinò al suo viso. "Rispondi."

Deglutii ed avvertii la potenza del legame su di me tentare di soccombere il mio volere.

"A sud di Serrise a cercare i miei genitori, come ho riferito al mio ritorno." Non riuscii a reggere a pieno lo sguardo di Raphael, così sganciai il mio corpetto dalla sua presa e ritornai al mio lavoro, ma non contento circumnavigò il grosso tavolo e mi si piazzò di fronte. "Cosa vuoi che ti dica, Raphael? Probabilmente mi avrai percepito perché la mia tristezza per la morte dei miei genitori era molto forte."

Non mi accorsi del mio stupido errore fatale e quando mi agguantò per un braccio, la sua frustrazione mi indusse a sollevare lo sguardo.

"Non ho mai detto che ti ho percepito." Il suo sussurro fu glaciale ed io sfarfallai le palpebre instupidita. "Sai cosa sarebbe potuto succederti se ti avessero vista?"

Grugnii. "E tu allora?"

"Non è affar tuo," ribattè acido e tentai di divincolarmi con forza.

"Ah non è affar mio? Però quello che faccio io è affar tuo," sibilai con un ennesimo strattone. "Non ti sembra un po' ingiusto, Raph?"

"No." Mi lasciò andare, ma non indietreggiò. "No, per Shattevel!, non hai nemmeno le ali e gli Dei solo sanno quali poteri potresti manifestare durante un interrogatorio." I suoi occhi blu sfavillarono in risposta. "Devi stare al buio, Seraphine, a nessuno deve venire in mente il tuo coinvolgimento." Ma quell'avvertimento mi suonò tanto come una menzogna.

"Beh, è un po' tardi, Marius mi ha -

"Marius?" Il nome suonò come una minaccia. "Quel ragazzo è un ottimo soldato, ma la deve smettere di girarti intorno."

"Ah!, ritorni il buon vecchio Raphael a quanto pare." Mi scostai i capelli ricci dal volto. "Ti ho mai detto quanto sei assillante quando la tua parte immortale salta fuori?" Ringhiai. "E dire che hai più di cento anni, dovresti quanto meno saperti controllare."

"Bada a come parli, Ser." La sua voce divenne un cupo brontolio. "Ho accettato Marius perché sapevo quanto contasse per te e perché è un ottimo stratega, ma se dovesse metterti in pericolo, non esiterei a farlo fuori."

Incrociai le braccia sotto al seno e lo fissai truce.

"So badare a me stessa."

"Lo vedo." Il suo commento fu un po' derisorio. "Ma come ben sai -

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora