VI

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Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Corte del Tramonto, Shattevel.

Damien mi prese la mano tra le proprie dopo aver appoggiato il calice di vino bianco sul tavolo e mi sorrise, come poche volte aveva fatto a Serfall.

"Ti piace?"

Mi osservai intorno e mi leccai le labbra. Era davvero bellissimo quel ristornate: un piccolo scorcio pittoresco incastonato nella roccia che si affacciava direttamente sul mare, ma, seppur adorassi trascorrere il mio tempo con Damien, bere del vino e mangiare piatti succulenti, non potevo esimermi dal trovare il tutto superfluo, quando delle persone rischiavano di perdere la vita a causa mia.

"È tutto davvero molto bello, Dam." Abbassai gli occhi, sentendomi parzialmente in colpa per il mio umore non eccezionale. "Ma-

"Ma ti senti inutile."

Sollevai le palpebre di scatto e studiai la sua espressione ironica. Era appoggiato allo schienale della sedia, con i capelli spettinati a causa della brezza marina e le guance leggermente rosse, ma sbarbate.

"Io non, Damien, non volevo, non-

"Volevo valutarti, Ser, capire fino a dove avresti accettato di stare in disparte." Sorrise mostrando i canini. "Anche se avevo davvero voglia di pranzare con te."

"Damien, io, non volevo essere irriconoscente, ma-

"Tranquilla, tesoro; comprendo il tuo punto di vista, ma credimi quando ti dico che stiamo facendo quanto possibile per rintracciare la pietra di giada ed evacuare Serfall."

Appoggiai la forchetta sul tavolo.

"Penso solo che dovrei essere con qualcuno e fare qualcosa, non seduta a mangiare del buonissimo pesce e godermi la vita."

Scrollò le spalle. "È cento anni che non ti godi parte della tua libertà, non dovresti sentirti in colpa per questo." Bevve il vino. "In più, stare tra i piedi di Cornelia mentre cerca nei suoi tomi polverosi è più inutile che utile." Appoggiò il calice e sorrise. "Questa mattina ha cacciato Cedar a calci."

Ridacchiai. "Non stento a crederci."

"Non è poi così male."

Storsi il naso e lui rise scuotendo la testa.

"È un bravo maestro." E poi Morgan si materializzò con i capelli fuori posto e una strana espressione pallida. "Morgan?"

La bella Fae non mi guardò, ma prese la mano del mio compagno.

"Damien, tuo zio." Si leccò le labbra e parte dei commensali sbiancarono. "Tuo zio è a Corte e chiede udienza."

Damien si sollevò di scatto dalla sedia e prese Morgan per le spalle.

"Sei sicura? Non può aver oltrepassato le barriere, a meno che"—impallidì maggiormente—"a meno che le barriere non si stiano indebolendo." Si guardò le mani. "Ma non è possibile, sto bene e le barriere sono lì da molti più anni di quanto ricordi."

"No." Morgan scosse la testa e cercò di riprendere fiato. "Le barriere sono al loro posto"—con ciò rassicurò anche i cittadini, che alla spicciolata iniziarono ad abbandonare il locale con espressioni terrorizzate—"le hanno controllate Florian, Cedar e Hawk con l'aiuto di Pegaso."

Corrugai le sopracciglia. "Pegaso? Ma Pegaso è un-

"Non dirlo!" Morgan protese le braccia di fronte a lei con occhi allucinati. "Ti prego, non dirlo, non abbiamo bisogno di altri drammi." Si guardò in giro. "È estremamente suscettibile."

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora