XIX

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Seraphine, rinnegata di Shattevel, Baia di Lucifer, Nord.

Era strano che tutta quella gente potesse essere lì per me. Così tanti volti, così tante storie e così tante speranze, racchiuse in quel piccolo salottino della baita in montagna. E poi c'ero io nel mucchio, nuova e completamente ignorante circa il nostro destino e Damien, che sembrava assolutamente sicuro del mio ruolo. Aveva una fede di ferro, pensai, coraggio e dedizione per i propri amici, alcuni considerati anche famigliari come Morgan e Sebastian. Spostai gli occhi sulla vampira, la bella donna dai capelli biondi color dell'oro e su suo figlio in grembo, così felice ma anche così piccolo e fragile.

Giurai a me stessa, che se il mio destino avesse richiesto il mio stesso sacrificio, sarei quanto meno stata felice di liberare dalla schiavitù quella gente. Perchè essere costretti a nascondersi, a celare la propria identità, a essere ciò che non si era, rappresentava un puro atto di violenza. Non avrei mai capito i tiranni, non sarei mai riuscita a comprendere come un gruppo di uomini preferisse comandare con i soprusi e le vessazioni i propri sudditi, al posto di ascoltarli e lasciarli liberi di essere quello che fossero.

Paura.

Forse la paura era davvero la spiegazione alla base di tutte le guerre, alla base di qualsiasi forma di angheria, ma poteva la paura per il diverso essere responsabile delle sofferenze altrui?

Presi posto sul divano e Damien si sedette sul bracciolo di fianco a me, per poi congiungere le mani in grembo e parlare: "benissimo, ora che siamo riuniti"- e io non compresi chi si fosse riunito e con quale criterio avesse deciso di trasportare una decina di abitanti di Serfall alla baita -"direi di cominciare con le notizie politiche." Si fermò per soppesare le parole da utilizzare, ma sapevo che anche se cosparse con del miele, mi avrebbero lo stesso scavato un buco nel petto. "Marcus se la sta cavando egregiamente, non è così Morgan?"

Il mio sguardo si spostò sulla bella vampira e mi domandai perchè mai lei dovesse aver a che fare  con Marcus o sapere cosa stesse facendo.

"Sì, nonostante gli arcangeli stiano cercando di sfondare le mura, Serfall rimane intatta." Morgan fece un sorrisino feroce. "Mio marito se la cava piuttosto bene ad essere il reggente del reggente."

Corrugai le sopracciglia a quell'esclamazione.

"Non ci provate," disse Damien con un sorrisino impertinente. "Quel ruolo è mio fino a prova contraria."

"Tuo marito?" Mi sentii chiedere con voce incerta. "Marcus?"

Guardai Morgan che si trattenne dallo scoppiare a ridere.

"Sì è mio marito e padre di Sebastian." Al che il bimbo saltò sulle ginocchia della madre. "Sorpresa!"

"M-Ma tu"- guardai Damien con un sopracciglio sollevato - "t-tu e Marcus..."

"Nah." Damien mosse la mano in aria con noncuranza. "Ti dimentichi sempre che ho cinquecento anni più di Mor e la stessa età di Marcus."

"Okay?"

Mi girò la testa a quell'insieme di cifre, ma non compresi il punto della situazione.

"Essenzialmente, io e Marcus abbiamo finto una relazione per riuscire ad insinuarci nel Tribunale Celeste e scoprire quanto sapessero della tua storia. Marcus e Mor si sono messi insieme poco dopo, è circa quarant'anni che sono sposati."

"Oh."

Provai un vago senso di disagio. Appoggiai le mani in grembo e rimasi in silenzio per tutta la durata della riunione. Non conoscevo le loro storie e nemmeno il loro modo di pensare. Dentro di me bruciava ancora il tradimento di Raphael, ma anche quello messo in atto da Micheal e Gabriel, da Drusilla e Rachele: mi ero fidata di loro e mi ero fidata di Raphael, gli avevo permesso di giocare con i miei sentimenti e non ero riuscita ad accorgermi di nulla; per la verità, nemmeno Damien sembrava essersi accorto di alcunché, ma non sarebbe stato comunque compito suo, lui aveva un regno da proteggere, dei cittadini da tenere al sicuro ed io...

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora