XIV

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Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Terre Mortali, Shattevel.

Non saprei dire con certezza chi si mosse per primo, o quale mano si arricciò su quale elsa per prima, ma quando quelle parole uscirono dalla bocca della Fae dai capelli viola, tutti e tre impugnammo una lama. Tutti e tre divaricammo le gambe per acquisire una posizione ben piantata a terra e ci allungammo impercettibilmente nella sua direzione.

"Non c'è bisogno, non faccio parte degli arcangeli, ma loro sanno che siete qui." Fece un cenno nella mia direzione. "Ti cercano."

Superai i due guerrieri nonostante i loro ringhi e cercai di tener bilanciato il pugnale nella mano destra. "Cosa vuoi?"

Si avvicinò anche lei e i due Fae dietro di me si tesero, ma non interferirono.

"Un posto."

"Un posto?" Sibilai. "Un posto dove?"

"Nella tua Corte."

Quelle parole mi fecero girare la testa, ma evitai di mostrarmi debole.

"Non ho una Corte," mentii spudoratamente, perché non potevo credere che quella femmina conoscesse la Corte del Tramonto. "Non so nemmeno di cosa tu stia parlando."

La donna davanti a me sorrise e fu un sorriso furbo, predatorio, un sorriso che utilizzavano i Fae quando sapevano di essere in vantaggio.

"Tutti sanno che costruirai una Corte alla fine della guerra." Si avvicinò sensuale. "La grande figlia di Lucifer, l'erede della fiamma della creazione, l'angelo con il potere della gemma diventata Fae, cosa ci può essere di più grandioso di te, Seraphine?" I suoi occhi viola luccicarono. "Sei il principio e la fine del nostro universo, probabilmente più potente di un Dio."

Fui tramortita dalla veridicità di quelle parole, ma non mi scomposi, perché una volta Damien me l'aveva detto: sei speciale, sei tutto e niente allo stesso momento, potresti decidere tu quale potere utilizzare ed essere qualcosa di diverso un infinitesimo istante dopo. Unica. Potente. Temibile.

"Come fai a sapere tutte queste cose?" Non abbassai il pugnale. "Per quanto ne so, sei nel mondo dei terrestri da molto tempo."

"Oh"—si attorcigliò i capelli viola intorno al dito e mi sorrise civettuola—"le voci corrono e corrono molto più veloci quando una grande istituzione sta per essere deposta. Comunque, il Re Damien lo conoscono tutti i Fae, uno degli ultimi regnanti potenti e a proposito"— si allungò verso il mio compagno—"Mallorik ti aspetta."

Damien si interpose tra me e la femmina che sembrava conoscere tutto di ognuno di noi.

"Sei l'emissaria della Corte dei Sospiri?"

La suddetta inclinò la testa di lato e sorrise.

"Impressionante." La sua lingua danzò canzonatoria sul suo labbro inferiore. "Mallorik mi aveva avvertito."

Mi girai verso Damien. "Ma non erano tut-

"Stai zitta." Rimasi un attimo interdetta alla sua uscita, ma un lieve sbuffo nella mente mi avvertì, fu come se si trattasse di una scusa, un avvertimento e così abbassai la testa, memore degli insegnamenti di Morgan e della scenetta con Luther. "Cosa vuole Mallorik?"

"È così che tratti l'essere più forte che abbia mai solcato Shattevel?" La Fae viola rise civettuola. "Dovrò dire a Mallorik che non sei cambiato; dopotutto, aveva paura ti fossi rammollito con il periodo di reggenza a Serfall."

"Gli piacerebbe." Damien scoppiò a ridere, ma fu una risata diabolica e credule. "Riferisci a Mallorik che i miei metodi non sono per nulla cambiati anche se la mia Corte è stata deposta duecento anni fa." Mi prese per un braccio e mi strattonò. "È un'arma, mansueta, ma è la mia arma speciale e lasciarle un po' di campo mi diverte." Mi sollevò il mento. "È bella, non è vero, Mera? Astuta, seducente, potente, ma è ai miei ordini e agisce come dico io."

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora