XXIV

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Seraphine, Regina della Corte del Tramonto, Consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Corte del Tramonto, Castello.

Damien non sapeva che avevo imparato a trasmutare e non conosceva il mio piano, come non sapeva che durante tutta la gravidanza avevo bazzicato nel reparto proibito e sotterraneo della biblioteca del castello.

Solo colei in cui albergano tutte le specie, potrà saldare il cancello dell'Altromondo.

L'incipit della profezia mi rincorse lungo i corridoi bui del palazzo e fu solo l'ardere della torcia nella mia mano destra che mi fece compagnia quando scesi l'ultimo livello. Avevo nascosto il grosso tomo proprio lì, per fare in modo che nessuno si accorgesse della reliquia ed erano mesi che lo studiavo, che imparavo la vecchia lingua perduta, solo per decifrare la profezia che mi avrebbe permesso di chiudere il portale, che grazie alla Meridiana eravamo riusciti a creare per liberare gli Dei. Ora andava sigillato, io... era il mio compito, quando la battaglia sarebbe infuocata e sarebbe stato nel suo massimo picco, avrei dovuto fronteggiare Jujah.

Jujah, il sovrintendente del tribunale celeste, colui che aveva mentito per tutti questi anni.

Perché Jujah era sempre stato l'unico angelo senza ali e nessuno si era mai questionato a riguardo, neanche io e questo perché avevo sempre supposto che fosse così, che il suo incarico fosse legittimo, ma se la mia intuizione fosse risultata giusta, la verità sarebbe stata ben peggiore, così come il suo potere e per quel libro, l'unica in grado di rispedirlo con il culo dall'Altraparte, ero io.

Ero stata un angelo.
Ero un vampiro con dei poteri.
Ero una Fae.
Nelle mie vene scorreva il sangue degli Dei.
In modo astruso e in senso lato ero un mutaforma.

Ero tutto e per la prima volta quel tutto sarebbe stato un vantaggio, così come il libro che ricominciai a sfogliare, ripercorrendo riga per riga l'incantesimo e tutte le fasi per controllare il potere delle tre gemme preziose: l'ambra, la giada e il diamante rosso.

"Solo con la forza delle tre pietre e il potere di colei che muta, il cerchio si chiuderà."

Non era stato poi così difficile riunire le tre gemme: la prima l'aveva recuperata Cornelia, quando aveva scovato dove si nascondeva Merlino; la seconda mi era stata donata dall'Oracolo stesso in persona e la terza, la terza l'avevo trovata grazie a quel tomo. Il diamante rosso era così piccino che nessuno era stato in grado di carpirne la presenza all'interno del castello. Un piccolo trapezio rubino, forse quello più prezioso esistente su Shattevel e nel regno mortale, incastonato con maestria nella corona della Regina Madre, depositata nella tesoreria.

Quel compito non era stato semplice, era stato rischioso; anche solo essere scoperta gironzolare vicino alla tesoreria sarebbe stato disastroso per il mio intento, ma ci ero riuscita e le pietre che avevo chiuso all'interno del sacchettino ne erano la prova.

Mi sollevai dalla sedia, mi sistemai la tuta in pelle e nascosi le pietre nella tasca più interna.

Presi un grosso respiro e trasmutai.

Trasmutai al confine delle barriere con il regno umano e poi le attraversai, inoltrandomi nella foresta, ma non mi fermai, trasmutai ancora e ancora per miglia e miglia nel più breve tempo possibile per raggiungere il Tempio di Cassandra. Trasmutai, trattenni il fiato e trasmutai ancora, fino a quando le gambe non iniziarono a vacillare, il respiro a diventare corto e pesante, ma dovevo farcela, dovevo vincere la mia stanchezza e portare a termine la missione o Damien...

Cacciai lontano quel pensiero e mi trasmutai per l'ultima volta per apparire davanti al Tempio, mi accasciai sull'erba e cercai di incanalare quanta più aria possibile, ma quel luogo inumano era immobile, come lo era stato la prima volta e l'aria non sembrava voler entrare nei miei polmoni.

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora