XXV

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Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Corte del Tramonto, Shattevel.

La brezza notturna della Corte mi cullava nell'abbraccio di Damien ed in quel momento, fui sicura che non potè esserci niente di più perfetto del mio compagno. Cercai di sorvolare con lo sguardo sui soldati schierati intorno al castello, di concentrarmi invece sul suo respiro regolare contro al mio collo e il suo braccio destro fermo sopra la vita, sul mare calmo all'orizzonte ed il suo tranquillo rombare contro le coste.

Volevo dormire, lo volevo con tutto il cuore, così da poter provare ad incontrare di nuovo mio padre, ma sembrava che il sonno non avesse voglia di accogliermi tra le proprie braccia. Sembrava che nulla, dopo i festeggiamenti, potesse indurmi a chiudere gli occhi, così con attenzione mi sollevai e scivolai lontana dal Fae, per dirigermi in biblioteca. Avevo voglia di leggere un libro. Era moltissimo tempo che non mi concedevo una sana lettura e nonostante la pericolosità del momento, agognavo staccare il cervello ed immergermi in un altro mondo.

Ero in una posizione precaria, davvero precaria, ma avrei fatto quanto in mio potere per aiutare i Fae insieme al popolo di mio padre e liberare gli Dei. Per permettere a tutti i cittadini di Shattevel di poter vivere senza nascondersi.

Mi chiusi la vestaglia sopra la leggera camicetta e a piedi nudi mi incamminai verso la biblioteca. Fu alquanto strano incrociare una ventina di guardie reali lungo i corridoi dei nostri quartieri, ma necessario: la minaccia era reale, tangibile e Damien non avrebbe rischiato la mia salute, non per un futile errore o una futile mancanza di giudizio. I miei piedi mi portarono alla sala del Trono e senza nemmeno rendermene conto, mi ritrovai di fronte al bellissimo dipinto, intenta a studiare quei meravigliosi lineamenti di donna. Mi avevano sorriso. Io lo sapevo. Mi avevano sorriso e dovevo solo trovare il modo di capire come la madre di Damien si fosse ritrovata incastrata nella tela.

Mi avvicinai e con leggerezza appoggiai il palmo sulla trama; essa palpitò al di sotto del mio tocco e sobbalzai all'indietro, colta da uno strano calore. Mi portai la mano al petto e studiai i due regnanti perfettamente riprodotti con il colore a olio.

"Seraphine."

Mi girai di centottanta gradi e incontrai gli occhi luminosi di Cornelia.

"Tu lo sai, non è vero?" Soffiai in silenzio, per evitare che le guardie potessero udire il nostro discorso. "Lo hai sempre saputo?"

Inclinò la testa e mi studiò per pochi istanti prima di rispondere: "sì," ammise e le sue spalle si incurvarono. "Ma non ho mai detto nulla per paura di regalare false speranze a Damien." Si sistemò una ciocca di capelli sfuggita alla sua crocchia. "Ne ha passate tantissime, Seraphine. Si è destreggiato tra Corti che lo odiavano, che lo dovevano odiare, e ne è uscito sempre a testa alta, sapendo che lo faceva per un ideale più grande, anche se senza garanzie di vittoria. A volte mi chiedo come sia stato in grado; incarnava tanti personaggi differenti, che mi sono sempre chiesta come riuscisse a rimanere se stesso, nonostante dovesse fingere di non esserlo."

La osservai in silenzio, colpita dall'affetto che scaturì da quelle parole.

"Io-

"Lo so, mi credi algida e insensibile, ma non sono davvero così, non quando si tratta di Dames e di Drys." Guardò il quadro. "E sua madre è lì, lo sento." Spostò la sua attenzione su di me. "Luther era troppo debole per riuscire ad uccidere tutti e tre; la sua magia ha deviato, ha trovato un altro corso ed un altro modo di compiersi."

"E ha trasformato Drystan in Pegaso e intrappolato sua cognata all'interno del dipinto," conclusi per lei studiando i capelli rossi della Regina Madre della Corte del Tramonto. "Li ha uccisi in un altro modo."

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora