Seraphine, rinnegata di Shattevel, sobborghi di Serrise - Castello del Principe Damien reggente di Serfall.
Mi strinsi nella pelliccia trasandata e tentai di riscaldarmi le mani soffiandoci sopra del fiato caldo, per contrastare il freddo pungente di quella giornata. La via per Serrise ci avrebbe costato due lunghi giorni di cammino, se non avessimo utilizzato il portale e per poter passare inosservata avevo avuto bisogno di travestirmi come una donna appartenete alla classe tre, sperando con tutto il cuore che gran parte dei cittadini mi avesse rimosso dalla propria mente o quella missione sarebbe stata un disastro.
"Tutto a posto?" Mi chiese Raphael abbarbicato in una bellissima pelliccia bianca, quasi argentea. "Aprirò il portale."
Si era vestito con la classica blusa dorata e i pantaloni color crema pesanti. Indietreggiai di un passo, intimidita dalla sua potenza e fissai con eloquenza il suo polso ancora illuminato.
"Come credi di spiegarlo?" Osservai i suoi occhi blu e gli indicai con un cenno del capo il polso. "Come credi che la prenderà il Tribunale Celeste?"
"Non mi importa." Indugiò un po', prima di oltrepassare il portale che lo avrebbe spedito nel centro di Serrise. "Dirò che da quando mi sono allontanato da Astoria ha ripreso a brillare e che non ostacolerò il volere dell'Angelicum."
Annuii con sguardo assente e poi lo osservai attraversare il portale con assoluta padronanza di sè, senza più una parola nei miei riguardi. Quando le spalle di Raphael sparirono alla vista, presi un grosso respiro: era giunto il momento che io raccogliessi il mio coraggio e venissi a patti con la mia infanzia, ma dovevo ammettere a me stessa, che l'idea di essere la figlia di Lucifer non mi piaceva per nulla.
"Prendi un bel respiro e pensa a casa tua." La voce di Micheal mi solleticò il padiglione auricolare e parte della paura si dissipò. "Noi saremo con te, Seraphine."
Guardai da sopra la spalla e notai che sia Micheal sia Gabriel avessero indossato la tunica di rappresentanza simile a quella di Raphael, ma meno splendente. Mi voltai completamente per fronteggiarli.
"Non lasciate che faccia una stupidata, non lasciate che il Tribunale Celeste scopra la verità."
E con queste ultime parole attraversai il portale con la mente concentrata sui miei genitori.
Mi materializzai in una vietta laterale a sud di Serrise, lontano dal quartiere nobile e quando uscii allo scoperto fui atterrita dalla quantità di sporcizia, marciume e povertà che vi circolava. Le strade e le abitazioni erano grigie, tetre e sporche, i mendicanti si trascinavo per le strade e gli ubriachi a stento riuscivano a raggiungere le porte delle locande. Fui attraversata da un potente sentimento d'odio e di frustrazione nei confronti del Tribunale, perché da quando il padre di Astoria presiedeva quel circolo, tutto era andato alle ortiche: i ricchi si concentravano sulle proprie ricchezze ed i poveri morivano di fame ai lati delle strade.
"Signorina." Una donna ingobbita e smunta mi tirò per la pelliccia e quasi mi fece capitombolare sull'uomo sdraiato per terra. "Ho fame!" Mi strattonò ancora e con un piccolo movimento del capo riuscii a comprendere fosse una senza poteri: una povera donna abbandonata a se stessa e alla furia degli immortali. "Ho fame! Ho fame!"
Con un potente strattone riuscii a liberarmi dalla sua presa e continuare la mia camminata verso la casa che un tempo mi aveva fatto da protettrice. Mi rifugiai dietro i bancali, percorsi la strada rasentando i muri e quando ebbi quasi raggiunto la mia destinazione, qualcuno mi tirò con prepotenza dentro ad un vicoletto secondario. Grugnii e mi dimenai per liberarmi dalla presa, ma in qualche modo il mio assalitore fu in grado di resistere ai miei strepiti e con forza mi trascinò lontano dalla via principale. Non avevo molto tempo per portare a termine il mio piano, a dire il vero, mi dovevano mancare su per giù dai venti ai quindici minuti, prima che le pattuglie abbandonassero l'aula del tribunale e iniziassero a pattugliare di nuovo il quartiere.
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THE FALLEN | A Gods' Novel
AdventureSerrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè...