XXV

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Faylen, figlia di Amarylla e del Dio Hermes, compagna del principe Drystan, accampamento della Corte del Tramonto, Corte del Tramonto.

Tentai di svolazzare il più in alto possibile, di reggermi sulle ali fragili a causa del loro non utilizzo, ma i muscoli della mia schiena non erano più abituati a sostenere tutto il mio peso, come non erano abituati a combattere le correnti, che minacciavano di farmi rovinare sul terreno.

Dovevo avvisare qualcuno al campo di battaglia, ma il tentativo di muovere quelle dannate ali era disastrosamente disastroso, tanto che alla fine, pur di atterrare, rotolai nel fango dell'accampamento. Sbattei la testa contro un sasso appuntito e prima di riprendere contatto con il mondo fui soverchiata dal dolore, ma qualcuno, che pochi istanti dopo riconobbi come mio padre, mi fece sparire le fitte lancinanti con un solo movimento aggraziato della mano.

"Faylen?" La voce musicale trasportata dalla brezza notturna, di quello che avevo scoperto da qualche ora essere mio padre, mi raggiunse non appena mi posizionai in maniera migliore nella poltiglia. "Faylen? Che diavolo stavi facendo?"

"Sono arrivati," balbettai e qualcuno degli Dei nei paraggi si girò verso di me. "Sono, sono, loro-loro hanno le gabbie." Respirai affannosamente, soprattutto quando Drystan si avvicinò. "I titani, loro."

Ares, o Lucifer, non avevo ancora compreso come quel dannato Dio dalla bellezza ultraterrena desiderasse farsi chiamare, aprì le mani e chiuse gli occhi, inclinando la testa all'indietro. Rimasi strabiliata quando dei piccoli lampi e delle fiammelle vennero sputate fuori dal terreno e si riversarono direttamente nel corpo del Dio.

"Sono arrivati." Spalancò gli occhi quasi del tutto trasparenti. "Sono tra noi."

Tutti gli Dei assunsero un'immobilità così assurdamente fuori dal normale, che dovetti sfarfallare un paio di volte le palpebre per comprendere se fossero ancora vivi o morti stecchiti a causa dei fulmini.

"Dobbiamo preparaci." Mio padre, Hermes, fece sfarfallare le ali ai suoi piedi. "Se hanno le gabbie, potrebbe volerci davvero pochissimo per neutralizzarci, perché significa che-

Ares fece un movimento con la mano e un numero di armature scintillanti corredate di elmi e scudi, pari a quello degli Dei presenti, si palesò sul terreno ai suoi pedi.

"Pensavate che vi trasportassi in una battaglia senza garantirvi una possibilità di vittoria?" L'angolo destro delle sue labbra si sollevò in un mezzo sorriso crudele. "Mi conoscete proprio poco, fratello."

Prima che mio padre potesse ribattere alcunché, il canto di un uccellino squarciò il silenzio in cui era piombato l'accampamento e tutti puntarono gli occhi a nord, verso la vallata; mi guardai intorno scombussolata, impossibilmente a disagio e quando Drystan sollevò le due dita, se le portò in mezzo alle labbra e riprodusse lo stesso identico suono, compresi che si trattasse di un segnale. Un dannato segnale di avviso. Qualche secondo dopo, Damien con Seraphine al suo fianco, trasmutò nel campo e mi ci volle quanta più forza possibile per guardarli senza arrossire, tanto che accettai il braccio di Drystan per sollevarmi dalla poltiglia.

 Qualche secondo dopo, Damien con Seraphine al suo fianco, trasmutò nel campo e mi ci volle quanta più forza possibile per guardarli senza arrossire, tanto che accettai il braccio di Drystan per sollevarmi dalla poltiglia

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