Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Corte del Tramonto, Shattevel.
Uscii dalla vasca fumante con solo un asciugamano striminzito a coprirmi il corpo e quando tornai in camera, piacevolmente più serena di come vi fossi uscita, Damien si sollevò dal materasso con così tanta velocità, che per poco non cadde sul pavimento.
Inarcai un sopracciglio e trattenni un sorriso.
Purtroppo, dovevo ammettere di aver sbagliato. Avevo avuto paura, non avevo accettato che Damien avesse dovuto agire come regnante ed avevo dannatamente sbagliato. In più, vi era stato anche l'incubo e l'informazione sulla sua capacità di leggermi parzialmente nella mente o carpire ciò che stessi provando, ma non era questo il punto, avevo reagito esattamente come Raphael aveva fatto con me tempo prima ed avevo avuto paura di perdere il controllo. Paura di perdere l'uomo che mi aveva migliorato la vita, ma non volevo ammetterlo con tanta semplicità.
"Seraphine."
"Damien," ribattei con tranquillità. "Qualcosa non va?" Lo guardai da sopra la spalla e lo vidi deglutire convulsamente. "Tesoro, hai perso la lingua?"
Mi toccai i capelli bagnati e inarcai un sopracciglio.
"Tu hai idea di che cosa, mh, prima, prima di darmi lo schiaffo, tu-
"Sì." Mossi la mano in aria. "Ho idea di che cosa abbia detto, Damien," cantilenai e mi addentrai all'interno della cabina armadio, conscia che mi avrebbe seguito, ammaliato da quella che lui riteneva essere la sua preda. "E nemmeno tu sei stato molto gentile."
Lo percepii dietro la mia schiena, nonostante fosse stato dannatamente silenzioso.
"Non-Non... Sì, lo so e per questo vorrei, per tutti gli Dei, Seraphine!"
Imprecò dietro le mie spalle e mi voltai con uno sguardo innocente.
"Sì?" Superai l'asciugamano che avevo lasciato cadere ai miei piedi ed il mio seno sfiorò il suo petto. "Cosa vorresti dirmi, Damien?" Atteggiai la bocca ad un broncio e gli fermai la mano, quando questa si sollevò per toccarmi la pelle. "No."
"No?" Chiese con voce stridula e sofferente senza staccare gli occhi dal mio seno. "Come no?"
Incredulo, allungò ancora la mano, ma la bloccai di nuovo.
"No." Gli accarezzai la guancia. "No, tesoro." Gli diedi le spalle e ghignai, sapendo che il suo autocontrollo non sarebbe durato a lungo. "Mi devo vestire oppure faremo tardi per la colazione."
"Ma la colazione è tra tre ore."
Lo guardai da sopra la spalla. "Ci vuole molto tempo per essere presentabili."
"Seraphine"—mi appoggiò la mano sulla spalla e mi girò —"dobbiamo-
"Parlare." Annuii. "E lo stiamo facendo."
Lui deglutì con forza. "Così?"
Scrollai le spalle. "Mi hai già vista nuda." Gli puntellai il petto e inarcai la schiena intenzionalmente. "Stiamo perdendo tempo, Vostra Altezza." Mi toccai i capelli e sorrisi dolce alla sua completa quasi perdita di autocontrollo. "Allora, cosa-
Perse l'autocontrollo e mi adagiò sulla chaise longue beige nella cabina armadio.
"Damien," sbuffai divertita. "Non doveva finire così."
Le sue labbra furono quasi istantaneamente sulla mia pelle.
"Ho afferrato il concetto," disse mentre la sua mano scese più in basso. "Ho davvero capito che non devo farti arrabbiare"—mi baciò le labbra e sorrise furbo —"o forse dovrei farti arrabbiare più spesso, se questo ti porta a camminare in giro nuda per la camera."
STAI LEGGENDO
THE FALLEN | A Gods' Novel
AdventureSerrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè...