THE FALLEN II

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Capitolo I:

Aideen, principessa della Corte del Tramonto, Seminterrato della Corte del Tramonto, Shattevel.

Essere la figlia della più potente creatura esistente su Shattevel e del Re più famoso per la sua compassione e il suo altruismo, nonché coraggio, non era di certo un compito semplice. Non quando avevi venticinque anni, eri nella tua piena pubertà magica, non quando dovevi frequentare l'accademia per eccellenza e tentavi in ogni modo di non scivolare per errore nel letto di quello che il fato aveva prestabilito essere il tuo compagno.

Se qualche giornalista di Gwindilliling, assetato di notizie come solo gli abitanti del sottobosco potevano essere, mi avesse fermata in questo momento e domandato se fossi felice di vivere la mia vita, beh, la mia risposta sarebbe stata sì, ma anche no. Non è che non fossi riconoscente dell'amore, del lusso e della felicità in cui vivevo, era solo che sembrava tutto già deciso a tavolino e odiavo lo stupido senso di impasse che la mia vita stava acquisendo.

Mi sentivo sola, perché a parte la mia famiglia non ero riuscita a stringere amicizie degne di nota; incompresa, perché purtroppo i miei poteri non si erano ancora manifestati e a questo punto ogni membro della cerchia ristretta aveva perso fiducia nelle mie potenzialità e in più, come ciliegina sulla torta, trascorrevo le mie domeniche pomeriggio con Cedric, una sorta di demone di cui custodivo gelosamente la sua esistenza.

In quel preciso istante mi trovavo proprio con lui, nei sotterranei del Castello della Corte del Tramonto, con esattezza nella precisa ubicazione in cui lo avevo scovato la prima volta, ben dieci anni prima. Intenta a ficcanasare dove non avrei dovuto, pur di trovare una risposta alla mia mancanza di poteri, avevo evocato un demone nel seminterrato.

"E dunque, mia cara Aideen," il suo tono mellifluo mi solleticò la guancia; il rapporto che intercorreva tra me e Cedric era strano, blandamente sensuale e lascivo, ma mai fisico, anche se ne agognavo il contatto. "Perché di nuovo questa domenica sei venuta qui da me?"

Per la stragrande maggioranza del tempo, Cedric era in grado di essere null'altro se non ombra, ma per la restante parte, quando era con me, assumeva fattezze umane e che mio nonno mi fulminasse con i suoi poteri se avessi mentito sulla sua bellezza. Cedric aveva i capelli neri color pece e gli occhi porpora, le labbra decisamente troppo belle per appartenere ad un demone, contornate da un accenno di barba, la risata cristallina come quella di un angelo, la lingua biforcuta, principale protagonista delle mie fantasie; una serie di tatuaggi blu inchiostro gli coprivano entrambe le braccia, entrambe le gambe e non avrei saputo dire se altro al di sotto dei vestiti di lino che indossava abitualmente. Vi era un altro particolare che mi aveva sempre incuriosito, ma di cui non avevo mai avuto il coraggio di domandare precisazioni: il tatuaggio al di sotto dell'occhio sinistro. Una lacrima, una minuscola lacrima non più grande di un seme, che riposava sulla pelle lattea.

"Credo tu sappia già la risposta, Ced."

Se lui tentava di mantenere sempre un tono formale, io avevo abbandonato da tempo quell'inutile fatica. Non avevo voglia di etichette, non nel seminterrato del castello, alla luce soffusa della lampada ad olio, circondata da libri e da polvere, ma a quanto pareva Cedric non era della medesima idea.

"Non è salutare per una principessa trascorrere tutto il proprio tempo con un demone, non quando entrambi i propri genitori hanno combattuto contro di noi."

A quella frase mi irrigidii. Il punto di mancata comprensione era sempre stato quello. Io che non comprendevo come il mio interesse potesse vertere nei confronti di una creatura, che apparteneva alla razza che aveva tentato di uccidere mia madre e di riflesso anche me, lui che mi ripeteva ogni volta testuale condizione. Mi sollevai dalla poltrona e sbuffai, ponendo distanza tra il mio corpo ed il suo.

THE FALLEN | A Gods' NovelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora