Seraphine, consorte di Damien, Re della Corte del Tramonto, Corte del Tramonto, Shattevel.
Pensai di mentire o quanto meno di eludere direttamente la domanda, ma la sua espressione contorta dalla rabbia mi fece chiudere la bocca di scatto per non peggiorare la situazione. Sorvolai con lo sguardo sul grande dipinto della famiglia reale della Corte del Tramonto, che Damien aveva deciso di affiggere nella sala del trono su mio suggerimento e per un millesimo di secondo fu come se riuscissi a vedere sua madre sorridere; fu un brevissimo istante, che però instillò in me la curiosità ed il dubbio. Scossi la testa e mi concentrai sull'uomo ai miei piedi.
"Come?" Intrecciai le mani in grembo per evitare di fargli notare il tremolio.
"Da quanto lo sai?" Quasi percepii i suoi denti scricchiolare da quanto serrò la mascella. "Seraphine, da quanto lo sai?"
"Non lo so!" Mi sollevai di scatto dal trono e
Damien riacquistò la posizione eretta, ma la sua espressione non si ammorbidì. "Non lo so!" Una punta di panico macchiò le mie parole. "Io davvero non lo so, Cassandra aveva detto qualcosa di strano... qualcosa di assurdo sul futuro della Corte, ma io, io non volevo crederci e poi Morgan, Morgan questa mattina mi ha detto che ho cambiato odore." Fissai stralunata la sua espressione di consapevolezza. "Non lo so, okay?"Incinta.
Incinta.
Incinta.Quella parola mi rimbombava nelle orecchie con una potenza devastante, perché avevo trascorso tutta la mia vita da cherubina a chiedermi dove avessi sbagliato, a rimproverare me stessa e a perdere la testa perché non fossi in grado di generare ciò che il Tribunale ritenesse fosse necessario per un angelo donna e alla fine, con Damien ero riuscita anche in questo: ero riuscita, durante il mio primo periodo, in qualcosa che era quasi impossibile; così, in piedi a fronteggiare Damien nella sala del trono vuota, scoppiai a ridere.
Risi così sonoramente, che l'eco si protrasse per l'intera stanza e parte dell'ombra che ormai avevo quasi imparato a controllare, scappò dalle mie mani, arricciandosi intorno ai miei polsi. Mi appoggiai al trono e continuai a ridere, così sorpresa da quell'evento, che mi dimenticai della presenza del mio compagno, la cui espressione si stava lentamente addolcendo.
"Oh per gli Dei!" Mi sorressi ancora la pancia quando Drystan varcò la soglia della sala del trono. "Cioè, cinquant'anni a cercare di avere un figlio e tu..." Scoppiai a ridere di nuovo.
"Che cosa?" La voce sorpresa di Drystan rimbombò nella sala. "Che cosa ha detto, Dames?" Divenne terreo come suo fratello e scoppiai a ridere di nuovo, ma questa volta il mio tono si macchiò di una punta di isteria. "Damien?"
Damien non parlò, rimase immobile a guardarmi ed io iniziai a singhiozzare; nonostante l'eccitazione ribollisse nel mio petto, una profonda speranza e accettazione si mischiò alle lacrime: amore, un puro amore incondizionato che mi tolse un enorme peso dal petto, permettendomi dopo tanti anni di ritornare a respirare. Mi portai le mani al viso e inspirai attraverso le dita. Una guerra, eravamo sull'orlo di una guerra ed io... io aspettavo un bambino. Mi sollevai di scatto e presi il viso di Damien tra le mani.
"Aspettiamo un bambino," bisbigliai incredula con un sorriso che lentamente sbocciava sul mio volto. "Aspettiamo un bambino."
Lo guardai negli occhi, in quegli occhi che erano stelle e fuoco, argento e amaranto, e tanto tanto tanto amore, un amore così sincero, che lo aveva lasciato senza fiato con solo due lacrime a rigargli quel bel volto.
"Sì," il suo sussurro fu quasi inaudibile.
"Zio?" Drystan prese il fratello per le spalle e lo abbracciò di slancio. "Diventerò zio e voi state insieme da meno di due mesi, se questo non è un volere degli Dei, ditemi voi di cosa si tratta!" Sussurrò con enfasi.
STAI LEGGENDO
THE FALLEN | A Gods' Novel
AdventureSerrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè...