Rabbia

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Marco

Sto per andare a casa, quando mi suona il cellulare.
Sperai con tutto il cuore che potesse essere Perla, ma non fu così.
Il direttore dell'ospedale di New York mi stava chiamando, ma io non avevo voglia di parlare con nessuno in questo momento se non con Perla.

Perla dove sei? Perché sei scappata? Perché non hai permesso che ti aiutassi? Perché a volte sei così testarda?
Mi ricordi Serena...voi due siete così simili a volte...

Torno a casa e mi faccio una doccia rilassante.
Dopo aver messo l'accappatoio, vado in camera mia e mi siedo sul letto...quel letto che fino a qualche ora fa era stato usato da Perla...

Dio santo...mi manca così tanto. Mi manca come l'aria che respiro...
Il mio cuore salta un battito e porto una mano sul mio torace per cercare di calmare questo stato ansioso che mi pervade.
Mi stendo sul letto e inspiro il profumo che ha lasciato la mia sorellina nella mia stanza.
Mi giro verso la finestra e penso a lei fin quando non mi addormento.

Mi sveglio nel cuore della notte tutto sudato con una mano sul torace, consapevole di avere il cuore a mille per il brutto sogno che ho fatto.
Mi alzo e vado a farmi una camomilla con la speranza di riprendere sonno, visto che non dormo da giorni e sono sempre più in ansia per Perla.
Guardo il cielo stellato e penso a lei. Chissà se anche lei lo starà guardando?

"Non riesci a dormire?"

"Mamma mi hai spaventato. Che ci fai sveglia a quest'ora?"

"Volevo parlare un po' con te".

"Che succede? Stai male?"

"No Marco. Non pensare sempre al ruolo di medico. Io sto bene, ma tu stai bene? Sei così cambiato negli ultimi giorni. Che è successo? C'entra qualcosa con quella ragazza?"

"Mamma non mi va di parlarne. Non insistere per favore".

"Marco ti conosco da una vita e so che c'è qualcosa che non va. So che c'entra qualcosa quella ragazza con i capelli rossi. È così importante per te?"

"Mamma se solo tu sapessi...che ci fai qui?"

"Marco perché fai così? Cosa ti ho fatto figliolo".

"Vattene. Non sei il benvenuto. Esci dalla mia stanza".

"Marco non fare così. È sempre tuo padre. Che ti prende?"

"Volete parlare? Parliamo allora. Parliamo di Perla. Perché è scappata? Che le avete fatto? Che le hai fatto?"

Stavo perdendo la ragione. Ero incazzato. Ero fuori dalla rabbia. Avevo perso la pazienza. Volevo sapere la verità e so che loro sapevano qualcosa e non mi avevano detto nulla.
Rivolsi a mio padre uno sguardo di odio mai provato prima. Non lo perdonerò mai se ha osato anche solo per poco fare del male a Perla. Deve pagarla. Deve pagare lui o qualsiasi altra persona che ha osato farle del male e non mi importa se finirò in carcere. Mi vendicherò e cercherò in tutti i modi di recuperare il rapporto perso con Perla.

"Che le hai fatto? Parla maledizione".

"Marco che ti prende? Non hai mai parlato in questo modo".

"Non l'ho mai fatto ma c'è sempre una prima volta. Che le hai fatto. Rispondi...".

"Ma di chi parli?"

"Lo sai benissimo. Che hai fatto a Perla eh? Perché ha paura di te? Che le hai fatto? L'hai violentata brutto idiota".

"Ma che stai dicendo Marco. Come potrei fare una cosa a tua sorella".

"Marco...tu...tu hai visto Perla?"

"Si mamma l'ho vista. Ho visto Perla e era spaventata...spaventata da te brutto stronzo. Giuro che se le hai fatto qualcosa io ti ammazzo".

"Marco per favore parliamone. Sei completamente fuori strada. Come puoi pensare che io abbia fatto del male a tua sorella. Hai detto che l'hai vista. Dove l'hai vista? Sta bene?"

Non potevo dirgli la verità. Non potevo dirgli che quella ragazza con i capelli rossi era Perla. Avrebbe potuto farle del male di nuovo e io non potevo permettermelo e poi non capisco come mai non l'abbiano riconosciuta. So che è cambiata fisicamente, ma è la loro figlia...possibile che non l'abbiano riconosciuta? Beh meglio...almeno non le faranno del male o almeno non gli farà del male lui perché non credo che mia madre le potrebbe fare del male...

"Non importa dove. Stai tranquillo che non ho intenzione di dirti dove l'ho vista. Potresti fargli del male e io non te lo permetterò. Magari le potresti chiudere la bocca una volta per tutte per non fare uscire la verità. Comunque lo sapevo che era viva. L'ho sempre saputo. Siete voi che avete sostenuto sempre il contrario...ma ora so il perché...".

Ero fuori di me. Avevo bisogno di calmarmi o il mio cuore sarebbe esploso da un momento all'altro e non mi andava di farmi mettere le mani da un altro medico.
Inspirai profondamente e dissi loro di uscire dalla mia stanza. Lui non se lo fece ripetere due volte, ma mia madre continuò a parlarmi, ma io non la ascoltai più di tanto.

"Mamma per favore esci".

"Ok Marco. Buonanotte ciao".

Se ne andò e dopo aver chiuso la porta mi buttai a letto e pensai a tutto quello che era successo oggi...

Dovevo calmarmi o non avrei ragionato in maniera lucida e io dovevo essere lucido per affrontare la giornata seguente...

Innamorarsi all'improvvisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora