È lei

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Decido di tornare a casa, quando qualcosa mi attira.
Mi giro e tra la folla vedo lei. La ragazza dell'aereo, Serena. Quanto è bella. Ha i capelli sciolti, un paio di leggings neri e una maglietta rossa con un giubbotto nero.
Mi sembra un po' pallida. Non riesco a vederla bene, perché sono lontano, ma mi sembra di capire che non sta bene. Anzi, non sta per niente bene.
La vedo che cammina a malapena, cerca di aggrapparsi al muro, ma fa fatica.
Corro verso di lei per aiutarla, perché credo che stia per svenire da un momento all'altro e non voglio che si faccia male per la caduta.
Non riesco ad arrivare in tempo, perché appena mi avvicino lei cade a terra, ma riesco comunque a prenderla e a vederla negli occhi e credo che anche lei mi abbia visto, visto che mi sorride leggermente. Poi crolla tra le mie braccia...

Cerco di chiamarla, ma niente. Non mi risponde. Le sento il polso e il cuore batte all'impazzata. Che abbia avuto un altro attacco di panico e sia svenuta per la paura?

"Serena svegliati. Dai apri gli occhi". Le alzo le gambe per farle arrivare il sangue al cervello e dico alle persone che si sono avvicinate per guardare di allontanarsi per farla respirare meglio.
Come al solito non ho la mia valigetta a portata di mano, quindi decido di chiamare l'ambulanza che arriva in meno di 5 minuti visto che siamo vicini all'ospedale.
Dico ai paramedici che è svenuta e che probabilmente si tratta di attacco di panico, precisando che ha le palpitazioni e che voglio visitarla io personalmente. Essendo anche un cardiologo, è meglio se mi occupi io di lei.

In ospedale la faccio mettere su un lettino e dico all'infermiera di farle un prelievo di sangue.
Nel frattempo le metto una flebo per farla riprendere visto che mi sembra più magra di quando ci siamo visti la prima volta.
Poi le misuro la pressione, che è ancora bassa e prendo gli elettrodi per fare l'elettrocardiogramma.
Mentre mi avvicino a lei, vedo che si sveglia e mi guarda in modo strano.

"Dove sono? Che è successo?" Mi guarda tutta spaventata.

"Stai tranquilla. Sei in ospedale. Sei svenuta e ti ho portato qui. Non ricordi niente di quello che è successo?".

"Non lo so. È stato un attimo. Mi girava la testa e sono caduta".

Sentivo che non mi aveva detto tutta la verità. Secondo me aveva avuto un attacco di panico e penso proprio che non era la prima volta che le succedeva, anche se sull'aereo mi aveva detto il contrario.

A un certo punto la vidi agitarsi e tremare tutta. Cercai di calmarla, quando mi guardò e cominciò a parlare.

"Tu ci sei sempre quando una ragazza sta male? C'eri con me sull'aereo, poi ti ho visto soccorrere una ragazza sul treno e ora sei qui con me. Ti ho visto prima di svenire. Ti ho riconosciuto subito quando ti ho visto. Sei un eroe, sei un angelo?" Disse sorridendo.

"No. Sono solo una persona normale che è capitata nel luogo giusto al momento giusto" le dissi sorridendo.

La vidi che stava per alzarsi dal lettino, ma la bloccai dicendole di non alzarsi che le sarebbe girata nuovamente la testa e mentre si girò vide la flebo attaccata al braccio e si girò verso di me e mentre mi guardò spalancò gli occhi...

"Tu...tu sei un medico?" Disse. Sembrava spaventata, ma non ne aveva motivo. Forse aveva paura dei medici?

"Si...sono un medico".

La vidi sorpresa e forse delusa allo stesso tempo. Così le chiesi spiegazioni...

"Che succede? Hai paura dei medici?".

"Non...non pensavo che fossi un medico. Io...io devo andare". Si alzò immediatamente trascinando la flebo con sé e appena mise i piedi a terra cominciò a barcollare e cadde di nuovo tra le mie braccia.

"Non ti muovi da qui finché non ti avrò visitata. Siediti e cerca di stare calma". Le dissi con tono calmo e serio.

"Tu...no...io...io sto bene. Non c'è bisogno che mi visiti. No, no devo andare. Fammi andare a casa, ti prego".

"Stai tranquilla. È solo una visita. Devo solo visitarti. Non ti farò del male. Non ti sei fatta mai visitare da un medico?".

"No...no...non mi toccare...ti prego...lasciami stare".

Cominciò a urlare e a tremare tutta. Che aveva? Aveva davvero paura dei medici?

"Serena calmati. Stai tranquilla. Respira con me. Inspira ed espira. Serena guardami".

Le presi il viso tra le mani e portai il suo sguardo sul mio. Vedevo il terrore nei suoi occhi. Cosa le era successo talmente tanto che aveva paura dei medici?

Cercai di calmarla e la abbracciai per farla calmare. Non sapevo che fare. Non ero esperto di problemi psicologici, anche se sapevo benissimo cos'era un attacco di panico e come farlo passare, visto che anche lei ne soffriva.
Una lacrima mi scese involontaria. Pensavo a lei, non mi ero ancora perdonato quello che era successo tanti anni fa. Se solo mi avesse ascoltato, se solo avesse fatto come le avrei detto a quest'ora forse sarebbe qui. Mi manca tanto...mi manchi tanto sorellina mia...

Innamorarsi all'improvvisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora