Non ti importa niente di me?

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Proprio sul più bello, dopo che mi aveva dichiarato i suoi sentimenti ed ero intento a baciarla, sentii un bip dell'holtel cardiaco e lei cadde tra le mie braccia.

"Serena, mi senti? Serenaaa"

Cercai di stare il più calmo possibile. D'altronde ero un medico, ero abituato a queste cose, ma con lei era diverso.
Ad un tratto sibilò qualcosa e mi guardò...

"Marco, ti prego, aiutami. Ho tanta paura. Non mi lasciare sola".

"Stai tranquilla. Non ti lascio sola".

La presi in braccio e andai verso la macchina per portarla in ospedale. Quando misi in moto mi sentii toccare la spalla destra e mi girai.

"Marco ti prego non mi portare in ospedale".

"Serena non stai bene. Devo visitarti.

"No ti prego. Visitami qua se vuoi o dove vuoi, ma non mi portare lì ti prego".

"Serena come devo fare con te? Ok ti porto a casa mia e ti visito li. Ma ti farò una visita completa, quindi niente scuse ok?"

"Ok".

Nel frattempo mi squillò il cellulare. Era mia madre.

"Pronto mamma. Che succede? Scusa ma adesso non posso parlare. Si...ok va bene ci vediamo stasera. Ciao".

Fortunatamente i miei non erano in casa. Mia madre mi disse che erano andati in campagna dai miei zii e che sarebbero tornati stasera, quindi avevo tutto il tempo per stare con Serena e per visitarla.

Arrivammo a casa. Scesi dalla macchina e la presi in braccio. Non volevo farla stancare ulteriormente.
Entrammo in casa e la feci accomodare sul divano e nel frattempo tornai in macchina per prendere le valigetta da medico e chiusi la macchina.

Entrai in casa e mi si fiondò addosso.

"Marco grazie. Sono contenta che non mi hai portato in ospedale".

"Si ma domani mattina ci andiamo.
Vuoi qualcosa da bere?"

"No grazie".

"Ok allora andiamo sopra nella mia stanza. Te la senti di salire le scale? Sennò ti porto in braccio".

"Ok però non mi parlare con quel tono serio".

"Dai andiamo. Cerca di non stancarti. Sei ancora moto debole".

"Marco...ma non mi dici niente di quello che ti ho detto prima?"

"Per ora non ci pensiamo. Ne parliamo dopo ok?"

"Non ti piaccio vero?" Si mise a piangere..."Non dovevo dirti niente. Sono stata una stupida".
Continuò a piangere e mi si strinse il cuore.

"Non piangere Serena. Certo che mi importa di te. Sei molto importante per me, però adesso pensiamo al tuo cuoricino ok? Stenditi sul letto e togli la maglietta che ti visito".

Si appoggiò al letto e senza tante storie si tolse la maglietta e rimase in reggiseno.
Le tolsi l'holter cardiaco, anche perché non potevo visitarla con quel dispositivo addosso e lo misi da parte, per poi riattaccarglielo dopo averla visitata.
Presi lo stetofonendoscopio dalla valigetta e lo infilai nelle orecchie.

"Stai tranquilla e fai quello che ti dico ok?"

Annui e cominciò a fare quello che le dissi, ma vedevo che era molto agitata e impaurita. Così le presi la mano e gliela accarezzai, per cercarla di farla sentire a suo agio.
Cominciai a sentirle attentamente il cuore, ma non sentivo nulla di preoccupante. A parte le solite extrasistole che si sentivano di tanto in tanto, non sentivo nulla.
Le chiesi poi di inspirare profondamente e di trattenere l'aria per qualche secondo, nel momento in cui mi trovavo nella zona della mitrale e qui sentii un piccolo soffio cardiaco, pensando a come mai non l'abbia sentito prima.
In realtà i soffi cardiaci possono essere percepiti in base alla posizione e lei questa volta era completamente distesa.
Continuai a visitarla. Poi le misurai la pressione, che era un po' bassa e le sentii il polso.
Sfilai lo stetofonendoscopio dalle orecchie e le dissi che dovevo farle un elettrocardiogramma e che avrebbe dovuto togliere il reggiseno per posizionare meglio gli elettrodi.

Innamorarsi all'improvvisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora