Pensieri brutti seconda parte

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Serena

Non faccio altro che piangere in silenzio. Non voglio che Vanessa mi senta.
Non sono il tipo che mi lascio andare facilmente. Sono sempre stata riservata sulle mie cose e non mi sono sfogata mai con le persone.
Fa parte di me. Non mi confido mai con le persone. Non ci riesco. Nemmeno con Arianna o con Vanessa. Sono fatta così. Non riesco a lasciarmi andare. Non riesco a parlare di quello che mi succede. Non riesco a condividere le mie emozioni...

"Sei pronta?" Dice Vanessa.

"Non mi va di uscire. Ti prego lasciami stare qui".

"Non ci penso nemmeno. Scordatelo. Hai bisogno di uscire. Devi svagarti un po'. Sono giorni che sei chiusa qui in casa. Non vai più nemmeno all'università. Devi smetterla di pensare a Marco. Peggio per lui. Ha perso una bellissima ragazza dolce e gentile". Si avvicina e mi guarda...

"Che hai fatto? Perché hai pianto? Guarda...hai tolto tutto il trucco".

"Non mi importa. Tanto non vengo. Te l'ho detto. Ti prego lasciami stare".

"No. Se non vieni non vado nemmeno io. Adesso ti lavi il viso e ti trucco io di nuovo. Stasera promettimi che ti divertirai e non penserai a niente. Promettilo". Mette il dito in aria e aspetta che anche il mio dito si unisca al suo. È una sorta di rito che facciamo quando dobbiamo fare qualcosa insieme.

"Ok ci provo".

"Questo è un buon inizio, ma non è abbastanza. Ti prometto che stasera ti divertirai. Questo locale è molto carino e ci sono tanti ragazzi carini. Dai sbrigati. Vai in bagno a lavarti che ti ti trucco di nuovo e cerca di non piangere più. Non posso portarmi i trucchi al locale, quindi resisti e cerca di divertirti per una volta. Pensa a te stessa...".

Dopo avermi truccata nuovamente, mi guardo allo specchio.
Ho due occhiaie terribili e gli occhi rossi e gonfi dal pianto.
Nonostante il trucco, non ho un bell'aspetto.

Ho un vestito rosso lungo fino al ginocchio e un paio di stivaletti neri bassi. Io avrei optato per un paio di tacchi alti, ma Vanessa vuole ballare fino allo sfinimento, quindi mi ha detto di mettere le scarpe basse.
Lei ha messo un vestito blu scuro e le converse bianche.
Entrambe abbiamo preso una giacchetta in caso ci dovesse essere freddo al ritorno, visto che andiamo a piedi, solo che la mia è nera e la sua è bianca. Poi prendiamo la borsetta e usciamo.

Nonostante il trucco un po' sbavato dai miei occhi ancora lucidi per il pianto, i miei capelli sono molto lucenti e sciolti lungo la schiena, mentre Vanessa li ha legati in una coda.

Entriamo nel locale e ci dirigiamo al pianobar dove ci serve un cameriere giovane e carino. Alto, magro al punto giusto e palestrato, capelli biondi e occhi castani.

"Salve ragazze, cosa volete da bere?"

"Due vodga alla fragola" dice Vanessa.

"Ecco a voi belle ragazze. Buona serata".

"Grazie" rispondiamo insieme.

C'è molta gente e la musica non è niente male.
Cominciamo a ballare e a un certo punto si avvicinano due ragazzi.
Uno è biondo con gli occhi azzurri, alto e magro, l'altro è moro con gli occhi castani, alto e palestrato.

"Ciao bellezze. Come state?" Dice quello biondo. "Io sono Alessio, piacere di conoscervi".

"Ciao ragazze. Io sono Andrea". Dice quello moro. "Che ci fanno due belle ragazze qui tutte sole? Vi va se ci uniamo a voi?".

"Serata tra amiche". Risponde Vanessa. "Comunque io sono Vanessa e lei è la mia amica Serena".

"Ciao" dissi.

"Ciao Serena. Sei proprio una bella ragazza. Ti va di bere qualcosa? Offro io" dice Andrea.

"No grazie. Abbiamo preso una vodga alla fragola".

"Dai non fare la bimba. Prendiamo qualcosa insieme".

"Ti ho detto di no. Non insistere". Mi sembravano ubriachi tutti e due. A un certo punto cominciò a toccarmi le gambe e i fianchi.

"Lasciami. Che fai? Sei un porco".

"Non fare la difficile piccola bimba. Dai vieni. Divertiamoci un po'".

"Non mi toccare". Gli diedi una gomitata sul fianco e mi guardò in modo strano.

"Non si fa Serena. Vuoi giocare? Vieni conosco un giochino carino...".

"Lascia in pace la mia amica. Andatevene tutti e due". Disse Vanessa.

Se ne andarono e decidemmo di allontanarci dalla pista e andammo nella zona del privè.
Li era più tranquillo e c'erano guardie in giro.

Mentre ci sedemmo in uno dei divanetti, notai un uomo. Era Matteo, l'amico di Marco, insieme a due donne, ma lui non c'era.
Da un lato avrei voluto vederlo, anche da lontano.
Mi mancava, mi mancava nonostante tutto. Nonostante il male che mi aveva fatto in questi giorni, non riuscivo a dimenticarlo. Peccato che a lui non importava di me.

Un'altra fitta forte mi venne al cuore, ma non potevo fare niente. Dovevo resistere e sperare che mi passasse.

Continuavo però a pensare a lui, a noi, a noi due insieme.

Perché doveva andare così? Perché non potevamo essere felici? Perché la vita a volte è ingiusta?

"Serena a che pensi?"

"Niente Vanessa. Scusa non sono di compagnia".

"Non pensare a lui ti prego. Abbiamo detto che stasera ci saremmo divertite. Ordiniamo qualcosa da bere? Però qualcosa di leggero. Magari un cocktail alla frutta analcoolico".

"Si ok. Prendi quello che vuoi".

"Serena basta ti prego. Non puoi divertirti come fanno tutti? Basta ora. Non puoi pensare sempre al passato. Non puoi pensare alle cose brutte. Devi pensare anche a vivere. Non puoi stare sempre male per tutto. A volte sei così noiosa".

"Cosa? Io sono cosa?" No non può averlo detto. Mi sono sbagliata. Non l'ha detto...

"Si sei noiosa. Basta ora. Se non vuoi divertirti tornatene a casa. Io non voglio più pensare a te. Non voglio prendermi cura di te. Non voglio preoccuparmi di una persona che non reagisce alla vita. Basta ora. Sei grande ma ti comporti come una bambina. Ha ragione Marco quando ti dice che sei una bambina".

"Ma che cosa dici? È questo quello che pensi di me? Non ci posso credere. Ho sempre pensato che fossi una vera amica, ma non è così. Perché? Che ti ho fatto di male? Non ti ho mai fatto pesare i miei problemi. Sei cattiva. Ti odio".

Me ne andai con le lacrime agli occhi. Perché mi ha detto questo? Perché? Cosa ho fatto di male? Come può pensare questo di me? Non le ho mai fatto pesare i miei problemi. Non le ho mai detto niente di me. Non mi sono mai sfogata con lei. Perché? Perché mi ha trattata così male?

La odio...odio tutti. Voglio morire. Voglio andare via di qui. Portami con te nonno. Portami con te. Voglio morire. Voglio morire. Voglio morire...

Non mi accorgo nemmeno di tutto quello che sta succedendo attorno a me, che vengo travolta da una luce in mezzo alla strada...

Sono abbagliata da questa luce.
Non sento più niente. Sento le voci dei passanti sempre più lontani. Vedo tutto sfogato fin quando non vedo più niente.
Poi cado a terra...

Innamorarsi all'improvvisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora