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Justin Drew Bieber

Sono stanco, emotivamente, fisicamente, realmente. Sono settimane che mi trovo qui, torno a casa solo per una doccia veloce, non mangio, non dormo e bevo molto caffè. Abbandonare l'ospedale anche per una doccia a casa è come se dovessi abbandonare anche Ellen e non voglio, non voglio non essere qui quando lei si sveglierà, non voglio non essere qui quando lei chiederà di me. Voglio essere qui, davanti a lei quando per la prima volta dopo l'incidente aprirà gli occhi. Diceva sempre che per lei la cosa più bella era aprire gli occhi e trovarmi al suo fianco, le ho promesso che ci sarò fin quando lei vorrà e che se fosse necessario, anche per sempre. Il dottore dice che Ellen sta bene anche se rischiava molto, Elvis è scappato, Taylor non mi parla, Luke e Mason sono in preda al panico, le amiche di Ellen piangono a dirotto nella sala d'aspetto e Shawn cerca di tranquillizzare tutti portando del caffè. Ellen o Oceana, ha vinto la gara, ha vinto il mio più grande sogno, ha reso fiero di sé Dan nonostante lui non ci sia più, ha deluso Taylor, le sue amiche che non sapevano niente ed enorme è stata la scusa che ci siamo inventati con i suoi genitori. Si è avverato quello che tutti volevano ma non nel giusto dei modi. Si è avverato il mio più grande desiderio, non avere Elvis fra i piedi, ma, pur nonostante io sia stato tante volte ad immaginare quanto potessi essere felice in assenza di Elvis, non lo sono. Non lo sono per vari motivi e quello principale è Ellen. Presto si sveglierà dal coma farmacologico, presto scopriremo se potrà camminare. Il dottore ha fatto presente che in situazioni del genere, non si sa mai cosa accade, il più delle volte che i pazienti si alzano, non camminano. Non riesco ad immaginare Ellen senza camminare, senza portare una macchina, in questo modo, non riesco ad immaginarla felice. La amo ma non sono il tipo di persona che ama le smancerie, mi manca andare all'Heron Tower con lei, con una pizza e il silenzio assoluto che era tutto, tranne imbarazzo.
Forse è banale pensarlo, ma, quello che le è successo è solo colpa mia.
Per me amare una persona significa portarla a distruggere, distruggere se stessa. Odio, la sola idea, che la parte buona di me stesso, quella che ama incondizionatamente Ellen, mi accusi e che la parte brutta di me stesso, che ama irragionevolmente Ellen, le dia corda.
Sono due cose separate che non dovrebbero andare d'accordo ma in questo caso, ironicamente, non è così.
Taylor si alza e raggiunge l'ascensore. Lascia l'ospedale sempre a quest'ora per tornare ore dopo, lo seguo senza pensarci due volte. Scendo le scale mentre lui esce dall'entrata sul retro, aspetto un po' e poi esco, gira sulla destra dell'ospedale, in una strada piccola dove difficilmente passa una macchina ed entra in una chiesa. Resto immobile, e la parte buona di me stesso, non fa altro che pensare di non aver fatto del male solo a me stesso ma anche a chi voglio bene, al mio migliore amico. Forse, un giorno, potrò capire il perché è successo e spero che quel giorno, venga al più presto.
Mi tolgo il cappello e gli occhiali, fissando il mio aspetto nel vetro di un auto. Non riesco neanche a guardarmi, i miei occhi sono rossi che mostrano quelle piccole viola vene sotto gli occhi e le grandi occhiaie. Le mie labbra sono screpolate per le tante volte che le ho spaccate a sangue. Il mio sguardo cade sulle mie mani, che da tempo sono chiuse in un pugno stretto facendomi avere le nocche bianche. Lascio andare le mie mani e le metto nelle tasche, se solo avessi una sola possibilità, di tornare indietro eviterei di permettere tutto ciò che è successo.
Entro in chiesa e vedo Taylor seduto su una delle prime panchine mentre la chiesa è vuota. Ha le mani unite e sta pregando. Lo raggiungo silenziosamente e quando mi siedo vicino a lui sembra sorpreso di non essersi accorto del mio arrivo.
"Vattene" sussurra tornando ad unire le mani davanti alla sua faccia. Taylor che prega? Non l'ho mai visto.
"Non abbiamo ancora parlato, non mi hai ancora dato modo di spiegarti" dico mentre lui ha la mascella serrata senza guardarmi, ha gli occhi chiusi nella stessa precedente situazione.
"Siamo in chiesa, abbassa la voce e se puoi, non parlare, dai solo un pesante fastidio alle mie orecchie che, purtroppo, non hanno un pulsante per spegnersi e non ascoltarti" dice senza muoversi di un millimetro.
"Usciamo fuori, sei il mio migliore amico, voglio spiegarti la situazione, ce l'hai solo con me cosa diresti di Luke e Mason?" Domando sbuffando.
"Io, di te, mi fidavo" dice girandosi verso di me, urlando in una maniera mai vista. Taylor è sempre stato abbastanza tranquillo e vederlo così è preoccupante.
"Vuoi parlare?! Parliamo!" Dice alzandomi con il colletto e buttandomi atterra.
Sbuffo rumorosamente, lo capisco quindi non reagisco.
"Siamo in chiesa, Taylor" lo rimprovero come lui ha fatto con me poco fa.
"Hai perfettamente ragione" dice afferrandomi con un piede e trascinandomi al di fuori della chiesa. Appena fuori, mi da un pugno in faccia facendomi uscire sangue dal naso.
"Taylor, lei mi aveva chiesto di non dirtelo, sai quanto è terribile Ellen su questo, lo sai!!" Urlo con gli occhi lucidi pensando alla mia Ellen.
"Tu, dovevi dirmelo comunque!" Urla dandomi un pugno in faccia facendomi uscire altro sangue dalle labbra.
"Non voleva deludere Dan nonostante lui fosse morto, era ed è il suo sogno, perché rovinare il sogno della ragazza che amo?" Domando sorridendo mentre una lacrima scende sulla mia guancia.
Taylor stava per scagliare un altro pugno ma le mie parole lo hanno fermato. Mi fissa shoccato, strano, perplesso.
"Tu?" Domanda
"Sì, Taylor, la amo e anche se tu sei il mio migliore amico, tornerei a coprirla per i suoi sogni e per la sua felicità, perdonami se mi comporto da menefreghista ma la sua felicità è la mia." Dico mentre un'altra lacrima scende la mia guancia.
"Tu che piangi per mia sorella, vuoi che ti rinfacci quante volte le hai fatto del male? Vuoi che ti ricordi quante volte hai peggiorato la sua malattia? Cosa ne sai delle volte che restava in cantina urlando disperatamente?" Domanda anche lui piangendo mentre mi scaglia un altro pungo.
Il mio cuore si ferma, completamente.
Pensavo che quella fosse una fase superata, annullata.
"È così? Vero? Prendertela con me in questo modo, picchiandomi e rinfacciandomi tutto?  Allora Taylor, se questo ti rende felice, fallo. Ammazzami anche." Dico mentre altre lacrime rigano il mio volto mentre sento scorrere il sangue dal naso e dalle mie labbra.
"Ammazzami, ammazzami anche Taylor, preferisco questo che la mia ragazza in ospedale, il mio migliore amico che mi accusa picchiandomi, ma, soprattutto preferisco che tu mi ammazzi a questo" urlo arrabbiato, deluso, illuso.
Taylor si siede per terra, vicino a me con una faccia disperata mentre si riprende il viso nelle mani piangendo.
"Non volevo accadesse ciò per nessuna ragione al mondo, Taylor, credimi" dico mentre piango anche io. La prima volta che piango dinanzi a Taylor, prima, assoluta volta.
"Scusa Justin, sono arrabbiato ma allo stesso tempo preoccupato, non pensavo che lei fosse Oceana, non mi era arrivata neanche in mente questa idea pazzesca, sono in delirio totale al solo pensiero delle tante volte che era in pericolo e io non potevo essere lì, puntuale come Dan per aiutarla, non sono mai stato all'altezza di Dan. Lui le dava un esempio in tutto, mentre, io ero quello che si chiedeva in camera da solo per leggere." Dice alterato. Mi avvicino di più a lui e lo abbraccio, un abbraccio tra fratelli, d'intesa.
Lui ricambia l'abbraccio stringendomi a lui e sussurrando 'ne avevo bisogno'.

Amore che ti uccide✝||Justin Bieber||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora