Accadde tutto in un lampo. Tornai in camera dopo un po' di tempo e trovai il dottor Addox sdraiato sulla poltrona, era buffo per come era seduto, sì, era letteralmente buffo. Aveva un libro fra le mani che chiuse appena mi vide. Facemmo una lunga chiacchierata arrivando ad una conclusione: mi disse che Justin mi uccideva e che nello stesso tempo era in grado di portarmi in vita, mi disse che il nostro è un'amore che uccide. Non ha mai detto una cosa sensata fino ad allora, disse una cosa più che sensata, stranamente ovvia. Dopodiché mi chiamò Zach preoccupato dicendo di essere venuto diverse volte all'ospedale ma diverse volte lo cacciarono via.
Gli dissi di non preoccuparsi e che tutto si sarebbe risolto. Mi misi nel letto e iniziai a pensare cosa fare con Justin e il perché dei miei ricordi, perché fossero tornati solo allora dopo un lungo tempo di amara agonia. Mi domandai cosa dovevo fare in quel maledetto ospedale, era la prima notte che passavo in ospedale sola, senza Justin. Tornai anche allora ad una conclusione, non potevo accettare questa situazione stupida. Provai a chiamare diverse volte Justin ma rispondeva solo la segreteria, pensai che mi conosceva meglio di quanto pensassi. Volevo scappare ma non ne ero in grado, volevo chiamare qualcuno ma mi bloccai per paura di disturbare ed essere respinta, non avevo mai avuto così tanti complessi, ero fottuta. La mia mente chiedeva aiuto e il mio cuore cercava riparo per non sentirla più lamentarsi, non lo trovò, non trovò riparo sicuro. Pensai di dover chiamare Alissa e chiederle aiuto ma il mio orgoglio era troppo alto, se avessi chiamato Alissa lei aveva tutto il tempo per complimentarsi della mia fuga e quindi abbandonai l'idea di scappare. Abbandonai l'idea di chiamare Justin. Abbandonai l'idea che avevo pensato per quattro lunghi e interminabili mesi. Abbandonai tutte le mie idee perché abbandonarono loro inizialmente me restringendomi in un angolo oscuro, maligno.
Erano ore che cercavo un fantastico pensiero fisso per abbandonare il mio realistico pensiero fisso. D'un tratto sentii freddo, un vento mi entrò fin dentro le ossa facendomi gelare per poi sentire un rumore come se qualcuno fosse caduto. Mi girai verso la fonte del rumore e vidi un ragazzo atterra che si rialzava cercando invano di chiudere la finestra, diedi un urlo disposta a consumare tutta la mia voce per farmi sentire dalle infermiere quando il ragazzo mi mise una mano sulla bocca.
"Shh. Stai zitta, sono qui per aiutarti" disse sottovoce per poi buttarsi sotto il letto. Era matto, pensai. Subito dopo entrò Fiona, la mia infermiera domandandomi se fosse tutto okay e chiudendo la finestra lasciandomi di nuovo da sola. Non notò il tizio che era sotto il mio letto, forse pensava a Gio il carabiniere, hanno una cotta entrambi, lei per lui e lui per la sua migliore amica nonché la sua collega.
"Chi sei?" Domandai affacciandomi sotto al letto cercando di capire se fosse ancora lì o se fosse stata la mia perfida immaginazione.
"Vieni con me e ti spiegherò tutto" disse uscendo dal letto per poi porgermi la mano. Lo guardai stranita come se fosse davvero matto. Pensai che forse fosse stato un uomo di Elvis che avrebbe concluso il suo lavoro fuori di qui, pensai che forse avrebbe potuto essere la mia salvezza per uscire da questo manicomio inquietante dove si mangia cibo disgustoso, pensai che se fossi andata con lui Taylor si sarebbe preoccupato, Justin anche e forse mia madre anche ma poi pensai che stavo pensando troppo, dovevo agire e prendere una decisone in fretta. Abbandonai tutti i miei pensieri negativi poiché ne avevo tanti, abbandonai i miei istinti omicida e presi la sua mano andando con lui rischiando forse un po' la mia vita. Non pensai alle conseguenze, non pensai alle poche preoccupazioni che avrebbero avuto per me, non pensai a niente, volevo solo uscire da quel fottuto letto e forse, il motivo, era proprio quello che cercavo di evitare tutta la serata: Justin.
Salimmo sulla finestra, era il primo piano, abbastanza basso. Scese prima il ragazzo e poi mi prese in braccio facendomi entrare nell'auto che era un honda hrv. Ero senza vestiti con un pigiama leggero e il natale era passato ma faceva comunque freddo. L'unica cosa che portai con me era il cellulare che spensi subito. Il ragazzo non fece parola quindi decisi di non farne neanche io ma lo osservai. Dovevo ammettere che era straordinariamente bello. Era bruno, il suo lato mostrava leggere occhiaie, occhi scuri nonché rossi e aveva una barba che gli donava classe.
Pensai che forse era un sogno e che presto mi sarei svegliata, speravo quindi, di non svegliarmi più. Volevo andarmene dall'ospedale, dalle lamentele di Taylor e dalle visite inaspettate del dottor Addox per cercare di ricavare qualcosa riguardo a Dan da me, con tutto il rispetto ma non credo con chi abbia a che fare. Mi appoggiai al finestrino fissando il cielo e, allora, vidi la luna piena fra le nuvole, pensai a Dan e che nonostante lui se ne fosse andato, non avrebbe mai smesso di vegliare su di me. Mi addormentai, mi addormentai sperando che al mio risveglio non mi sarei trovata in un letto dell'ospedale ma in qualsiasi altro posto. Mi addormentai con la speranza, perché la mia speranza era più forte della mia anima, più forte. Le mie certezze e incertezze erano basate sulla certezza della speranza. Così i miei pensieri svanirono nel buio rivelandosi migliori.CIAO RAGAZZE/I
SCUSATE TANTO LA MIA ASSENZA È SOLO CHE IN QUESTI ULTIMI TEMPI STO PASSANDO TEMPI DIFFICILI COME QUALSIASI ADOLESCENTE D'ALTRONDE. NON PERDETE MAI LA SPERANZA E SAPPIATE CHE PER QUALSIASI COSA, IO SONO QUI. POTETE CONTATTARMI PER QUALSIASI COSA, CERCHERÒ DI RIMETTERMI AL PASSO CON LE MIE STORIE. NON DIMENTICATE CHE VI VOGLIO UN BENE IMMENSO.
All the love.
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Amore che ti uccide✝||Justin Bieber||
FanfictionEllen Hope Evans Steele ragazza bionda con occhi azzurri e fisico mozzafiato. Appena diventa sedicenne scopre tante cose ma andando avanti ne scoprirà ancora altre più gravi. Ellen è una ragazza testarda e per questo quando mancava di rispetto a Jus...