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"Allora, ricapitoliamo, non mi vuoi dire come ti chiami, mi hai portata a Liverpool dove sei alla ricerca di una casa che non hai mai visto e in più non sei neanche sicuro che esista la casa?" Domando sbuffando. Stamani quando mi sono svegliata ho adorato la situazione, ho adorato svegliarmi in un'auto, purché non sia di mia preferenza, e non in un lettino di ospedale e sentire quella puzza appunto di ospedale che m'infondeva le narici.
"Sai troppo fastidiosa, avrei dovuto portarmi una museruola." dice sbuffando.
"Ma la tua mappa è al contrario" dico strappandogliela dalle mani.
"Lascia che veda io, mi sono stancata di camminare, non ho abbastanza forze" dico bloccandolo quando si stava per riprendere la mappa. È così, appena sono scesa dall'auto mi sono sentita meglio, forse era l'aria, il vento ma camminare per trenta minuti alla ricerca di una casa sembra esagerato.
"Dovremmo andare di qua" dico indicando una strada mentre cammino guardando la mappa.
Dopo un po' mi fermo difronte alla libreria, quella dove mi fermai la volta scorsa e lo guardai.
"Perché la mappa porta alla libreria?" Domando.
"Perché la casa è al di sopra e al di sotto della libreria, vieni" dice entrando.
Sembra un dark per come è vestito, abbastanza buffo. Jeans nero con catene, anfibi neri e una maglia nera con una giacca lunga nera.
Lo seguo senza fare storie mentre saluta amorevolmente la libraia. Non pensavo avesse un cuore non ha voluto parlare con me nel tragitto dell'auto, pazzesco. Dopodiché raggiungiamo una porta, all'interno ci sono delle scale molte sofisticate dove si va al piano di sopra e al piano di sotto. Il ragazzo sale le scale per il piano di sopra e lo seguo senza domande. È pazzesco quello che vedo, un'enorme corridoio dove è presente anche un'enorme salotto.
Raggiungiamo una porta in fondo al corridoio e il ragazzo bussa prima di aprirla. Entra ed è presente un uomo dietro la scrivania, vestito con una giacca bianca e una camicia nere, scarpe dell'hogan e pantalone elegante nero.
Deve andare ad un matrimonio o ad un funerale? Spero non sia un abito casual per tutti i giorni, che tugurio.
"Ellen Hope Evans Steele, è da tanto che cerco di avere tue notizie" dice sorridendo.
"Ti starai chiedendo chi sono, io sono Arthur capo di una gang, rilassati ci serve il tuo aiuto" dice notando la mia tensione. Faccio un sospiro di sollievo per poi dire "continui."
"Bene, per come dicevo ci serve il tuo aiuto per una gara importante, so che sei oceana, ti chiedo solo due gare e ti pagherò quanto e come tu voglia" dice mentre io sbianco. Come fa a sapere di me? Come?
"Come fa a sapere di me?" Domando alzando un sopracciglio.
"Dan, ti portava sempre qui, lui era come un figlio per me" dice con un tono di voce triste.
Sono consapevole del pericolo che potrei correre iniziando di nuovo le gare, lo so.
"Mi serve del tempo per pensarci Arthur e soprattutto mi serve un riparo qui a Liverpool" dico secca.
"Darren sarà a tua disposizione e ti mostrerà il piano di sotto che sarà a tua disposizione" dice indicandomi il ragazzo. Annuisco raggiungendo la porta con Darren l'apatico che mi segue.
"Hai tempo ventiquattro ore Oceana, pensaci bene" la voce di Arthur dice queste ultime parole prima che io chiuda la porta dietro di me.

***

Dopo che Darren mi ha fatto vedere il piano di sotto dove sono presenti otto camere, cinque bagni, una cucina immensa con una tavola immensa e un salone altrettanto immenso con una tv grandissima. Adesso sono sdraiata sul divano e Darren è sulla poltrona di fronte a me.
"Accetterai?" Domanda.
"Come?"
"Accetterai la proposta di Arthur?" Ripropone la domanda per intera.
"Credo di sì, devo rimettermi in sesto, non posso restare a Londra." Dico poco convinta perfino di averlo detto.
"Non hai paura che possa accadere di nuovo?" Domanda riferendosi all'incidente.
"La pura rende umani Darren, io ho paura, ho una fottuta pura ma non mi sono mai arresa, pensare al motivo di quello che faccio mi incita a non arrendermi facilmente. Non mi sono arresa perché se mi fossi arresa la mia vita era da buttare" dico pensando a Dan. È grazie a lui se io oggi sono quel che sono.
"Avete un cellulare? Uno che non sia rintracciabile?" Domando mentre Darren si alza.
"È ovvio, tutti lo posseggono" dice ridendo e prendendolo sul tavolino per poi porgermelo.
"Chi chiami?" Domanda.
Ficcanaso.
"Il mio ragazzo o ex ragazzo non lo so" dico alzandomi e raggiungendo la mia camera mentre compongo il numero.
Dopo i quattro squilli risponde.
"Pronto?" La sua voce rauca, mi manca già.
"Justin"
"Ellen? Dove sei? Ho provato a chiamarti milioni di volte, Taylor è preoccupato e ho paura che a momenti gli venga un'infarto, dove cazzo sei finita?" Domanda.
Odioso.
È capace di fare diverse domande tutte d'un fiato, pazzesco, fastidioso, riluttante.
"Justin di a Taylor che sto bene, credo sia l'ultima volta che chiamo, mancherò per un po' ma mi serve per staccare la spina dai problemi" dico con un tono di voce tremolante, vorrei urlare, dirgli che mi manca e che mi venga a prendere ma non lo faccio.
"El, ascoltami, so che ti credi uno sbaglio, lo noto dalla tua voce, ma non lo sei, fidati di me che andrà tutto bene, te lo prometto ma torna" dice sbuffando.
"So che adesso mi starai considerando una bambina e pensi che io me ne sia andata come una codarda Jus ma non è così, ho delle questioni irrisolte"
"Torna a casa, le risolveremo insieme"
"Non posso, ricorda che qualsiasi cosa accada, io ti amo."

Amore che ti uccide✝||Justin Bieber||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora