Avete presente quella sensazione di malessere interiore? Ti coglie piano piano... ti senti in gabbia, e non sai se dipenda più dagli altri o da te. Ti senti in colpa se lo manifesti ma ti senti ancora più in colpa se non difendi te stesso. Se non ti esprimi, se non rendi giustizia al tuo "io", alla tua dignità.
"Lascia andare", "lascia scorrere", cosa resta dopo? Cosa c'è dopo? Non sempre si vive meglio e non sempre si vive peggio.
È una moneta lanciata in aria, è un rischio, il prezzo da pagare potrebbe farti impazzire: ma non è questo forse il valore della vita? Ne vale la pena?
(Meg)
No, non ne vale mai la pena se per buona parte della tua vita hai messo gli altri al primo posto e sei convinta che i tuoi sentimenti possano essere sacrificati a favore del bene altrui.
Sì, ne vale la pena, farsi valere, soprattutto se hai un dolore grande che ti porterai dentro per sempre.
Ma io sono andata troppo oltre, come sempre non riesco a misurarmi, spesso sono l'opposto del termine equilibrio.
Se prima da un lato avrei voluto provare qualcosa, adesso mi sembra quasi una speranza folle.
Il senso di colpa ha fauci per nulla misericordiose.
Si insinua sotto la carne, fagocitando le membra strato dopo strato, ti soffoca!
Il connubio responsabilità-senso di colpa ha il medesimo peso della volta celeste sorretta da Atlante.
Ma le mie spalle non sono più così indistruttibili, ho passato gli ultimi due anni e mezzo a sorreggere qualcosa che forse non avrei dovuto.
Non spettava a me... me l'avrebbe detto chiunque avesse conosciuto la mia storia.
Ma Harry è il figlio della mia migliore amica, non ho fatto altro che pensare al suo benessere da quando l'ho visto, ho provato a proteggerlo da tutto e tutti.
Lily avrebbe fatto la stessa cosa...
No, Lily non avrebbe pensato anche alla sua vendetta, non avrebbe fatto la puttana in giro tra questi ragazzi, non avrebbe tradito il ricordo di suo...
Ho tradito Sirius.
L'ho tradito l'istante in cui ho baciato la prima volta Draco, il momento in cui ho permesso a Ron di toccarmi...
Lo sto tradendo ancora...
Lui era l'uomo della mia vita, l'amore della mia vita.
Come posso piangere per un altro? Il mio cuore batteva solo per Sirius, eppure provo delle cose per Draco.
Come ho potuto dimenticarmi di Sirius così? Come ho potuto non pensare solo a Harry? Era mio compito.
Ho completamente dimenticato le mie scorte di veleno, ma perché, poi?
A cosa stavo cercando di diventare immune?!
Io non posso cambiare i miei sentimenti per Draco...
Voglio credere che tutto ciò che ho perso non è stato invano... voglio credere che Draco ne valga la pena.
Ho sofferto troppo, Harry capirà...
L'ho tradito... ho tradito Sirius e ho tradito il nostro bambino.
«BASTA CAZZO!»tiro un pugno allo specchio del bagno delle ragazze.
Il mio riflesso frantumato ritrae un volto pallido e provato, come se di colpo fossi finalmente invecchiata di dieci anni.
Il sangue sulla mano fa fatica a sparire, ma lo lascio scorrere sui miei piedi nudi, sono quasi viola e un po' arrosasti intorno alle unghie.
In effetti sono stata a contatto col marmo gelato per un sacco di tempo, eppure questa reazione della pelle non ha un aspetto normale. Mi sembra esageratamente...mortale.
Schivando il vetro mi sporgo verso l'enorme finestrone, che affaccia sul cortile.
È giorno oramai, il sole risplende sul campo di Quidditch.
«La partita...lui ci teneva e adesso...»
Non ho scelta, se fino a poche ore fa ho evitato a tutti i costi Draco, adesso ho un motivo in più per andare da lui.
Schiocco le dita per cambiare i miei abiti, ma qualcosa non va, è come se la mia magia fosse addormentata.
«Ma che cazzo- Non facciamo scherzi!»
Riprovo, ma niente.
Forse sono stanca? Non ho dormito, però ho trascorso periodi molto più lunghi senza sonno.
«Adesso mi concentro.»chiudo gli occhi.
"Lui ha il mio diadema, devi ridarmelo, Megan, devi ridarmelo!"
Li riapro ma non vedo niente, tutto è blu come una grossa fetta di universo senza l'ombra di una stella.
La mappa l'aveva la figlia della fenice, senza non vedi lo schema.
Sento una scarica lungo la schiena, come se stessi per morire spezzata a metà, alla stregua di una baguette.
Aveva un'intelligenza gemellare, la parte cattiva ha preso il sopravvento.
La voce che sento è antica, ma non troppo, come se risalisse a un'epoca medievale, una donna, giovane.
La figlia più grande ha la mappa. Non puoi leggerla, serve il diadema. E quando il caos verrà partorito, esso potrà fare ordine. La sofferenza cesserà se stessa costellandosi di sentimenti mai espressi. Senza diadema, non nascerà, devi distruggerlo, puoi farlo solo tu!
È stata l'ultima frase prima che lo specchio si ricomponesse poco prima di aver riacquistato la vista abituale.
«Devo... dirlo ad Albus.»
Cosa vuol dire tutto ciò? Cosa intende per caos? O chi? E sopratutto perché trovare qualcosa che può aiutare la creazione del caos?
È come se dentro di me sapessi già la risposta. Ma è qualcosa di totalmente assurdo che decido di rallentare e farmi prima di tutto le domande giuste.
Quale schema posso usare per vincere questa maledetta Coppa delle case?!
Indietreggio e vado verso l'infermeria, devo subito parlare con Draco e dirgli cosa ho intenzione di fare.
Autocommiserarmi non porterà a nulla, devo agire anche se ho un dolore lancinante, perché non ho mai rischiato così...
Correndo, supero i miei compagni tra i corridoi, che giustamente mi vedono avanzare scalza, ma ancor più giustamente non si sorprendono trattandosi di me.
Meg, sei sicura? Vuoi davvero far sul serio con lui?
Ma la risposta è nelle mie azioni, sto andando verso il suo letto, in silenzio, poiché gli altri nei letti accanto dormono.
Draco mi guarda un po' confuso, ha le occhiaie, e le labbra un po' violacee, ma sembra che le garze che proteggono le ferite gli allevino le sofferenze.
«Meg? Meg? Che ci fai... qui?»mi guarda speranzoso ma anche sbigottito.
Mi siedo accanto a lui sul letto che scricchiola, e gli prendo la mano, la sua stretta è decisa ma decisamente debole.
«Mi dispiace, io... io non volevo lasciarti soffrire da solo, ti giuro. Ho avuto paura, tanta paura, io mi sono pietrificata, non potevo perderti. Sei troppo importante.»deglutisco accarezzandogli i capelli biondi e lui sembra rilassarsi sotto il mio tocco.
«Sto bene, adesso sto proprio bene.»
Sorrido e mi avvicino per baciarlo, lui ricambia ma sorride talmente tanto che il bacio dura poco.
«Stai arrossendo, Meg.»
Scuoto la testa, e mi copro gli occhi.
Mi sento leggera rispetto a prima, tutti i problemi che mi sono posta, le domande senza risposta, la sensazione che... tutto svanito.
Non mi ricordo nemmeno perché ci ho messo così tanto tempo ad andare da lui.
«Che hai fatto alla mano?»domanda.
«Oh...non ti preoccupare, mi passerà, anzi, ne approfitto e prendo una di queste garze.»afferro il pezzo di stoffa sul comodino imbevuto di incantesimo guaritore e l'avvolgo sulla parte contusa.
«Pansy ha fatto un ottimo lavoro.»
Draco si guarda il busto e alza le sopracciglia.
«Sì, mi ha ricucito qui e lì, e poi mi ha fatto sparire qualche taglio, dopo non si reggeva nemmeno in piedi.»
«Adesso dov'è?»
«Blaise l'ha portata a letto, spero possa dormire.»
Annuisco, in effetti Pansy non si è fermata un secondo, ha dato tutte le sue energie qui dentro, dev'essere distrutta.
«Anche tu dovresti dormire.»mi dice accarezzandomi delicatamente una guancia.
«Non ci riesco. Io non ci riesco senza di te... credo di non riuscire a dormire più da sola.»ammetto, e non pensavo di riuscire a dirlo a voce alta.
Di colpo sento i miei diciassette anni appartenermi di nuovo, ed è una sensazione molto singolare.
«Stenditi qui, e prova a chiudere occhio.»Draco mi fa spazio, un po' a fatica, dopodiché mi stendo accanto a lui, con la testa sul suo petto, senza fare troppa pressione per non fargli male. Lui mi cinge con un braccio, e inizia a far scorrere le dita sulla mia spalla.
«Ti amo.»sussurra.
Sbadiglio, e gli occhi mi diventano molto molto pesanti.
«Anch'io, anch'io ti...»
Mi risveglio sentendomi una gamba completamente indolenzita, e non respiro. Il motivo è che sono sott'acqua, su un letto di viscide alghe, e intorno a me il nulla, non posso nuotare, perché la gamba che non riesco a muovere non esiste. Sento la sabbia stretta nelle mie mani come se volessi aggrapparmi disperatamente, avverto una paura incontrollata e voglia di urlare, ma più urlo più faccio fatica a respirare, e immediatamente provo comunque a nuotare e risalire a galla, ma qualcuno mi tiene per la caviglia sinistra.
Girandomi urlo ancora, non appena scorgo il volto pallido e incavato di un ragazzo sui diciotto anni, con i capelli neri e gli occhi spenti. A sua volta viene tirato da alcune creature terribili, oscure, ma non riesco a vedere perché il ragazzo mi spinge in superficie.
«Tu puoi salvarti, non diventare come me.» non apre bocca, ma lo sento nella mia testa, forte e chiaro, la voce di Regulus Black che mi sprona a sopravvivere.
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Born To Die
FantasíaMegan è morta a 17 anni, ed è tornata in vita grazie ad Albus Silente. Non prova emozioni o sentimenti, non avverte odori, sapori, caldo oppure freddo, dolore o piacere. Non le batte il cuore. Sirius Black era il suo ragazzo prima di morire, e Lily...