GIULIA'S POV
- ragazze io vado,ci vediamo domani!- saluto le mie colleghe.
Sandra mi risponde con un sorriso,date le mani impegnate a mettere al loro posto alcuni libri.
- ciao Giulia!- urla Sofia dalla cassa.
Prendo il cappotto e mi affretto ad indossarlo.
Esco dalla libreria e l'aria fredda mi invade il corpo,provocandomi mille brividi.
Mi siedo sul muretto accanto alla porta d'ingresso e mi accendo una sigaretta.
Spero che Elia si sbrighi,fa davvero freddo.
La porta della libreria si apre e mostra un ragazzo dai capelli biondi,vestito in giacca e cravatta.
- vai via senza salutare?- ammicca Alex.
Alex.
Il figlio del mio datore di lavoro.
Da quando ho iniziato a lavorare in questa libreria non fa altro che provarci con me in modo arrogante e presuntuoso.
Le mie colleghe ci sono cascate in pieno,ma io non ho ne la voglia,ne l'intenzione di dargliela vinta.
É un ragazzo davvero bello.
Molto alto,capelli biondi e ricci,occhi di un nocciola chiaro ed un fisico scolpito.
Nel mio cuore peró,è inciso un altro nome.
So che devo dimenticarlo,ma di certo non lo faró con Alex.
- non ti ho visto- rispondo tirando e buttando fuori il fumo della sigaretta.
- aspetti il fidanzato?- chiede sorridendo.
Sa benissimo che non sono fidanzata,ma ogni volta non smette di ripetermi questa frase.
Alzo gli occhi al cielo e butto il mozzicone.
Mi alzo in piedi e finalmente vedo la macchina di Elia.
Non è da solo,ma non riesco a capire con chi sia.
Sembra un ragazzo comunque,ma ha il cappuccio della felpa che gli copre il viso.
- è arrivato Elia- mi affretto di dire al biondo.
- ci vediamo domani acidina- ride prendendomi il polso e costringendomi a guardarlo.
Acidina.
Quanto odio quando mi chiama così.
Dalla prima volta che gli ho dato buca non fa altro che ripeterlo.
Mi stampa un bacio sulla guancia e poi lascia la presa sul polso.
- a domani- sorride compiaciuto.
- ciao Alex- mi affretto a raggiungere Elia.
Devo trattarlo bene,è il figlio del mio capo.
Mi ripeto ogni volta,ma é quasi impossibile con lui.
Salgo sul sedile del passeggero e sbuffo.
- ciao- dico un po imbarazzata,data la presenza sconosciuta.
- ciao- mi risponde dolcemente Elia.
- sempre lo stesso?- continua riferendosi ad Alex.
Mette in moto e parte.
- sai già,è il figlio del mio capo,devo essere gentile-.
Poso lo sguardo sulle mani del ragazzo al sedile del passeggero,che sono strette in un pugno lungo le sue gambe.
Lo squadro fino ad arrivare all'altezza del viso,che vedo attraverso il riflesso del vetro.
Butto la schiena all'indietro.
Una mano sulla bocca e una sul cuore.
Non può essere vero.
Non può essere lui.
Vorrei parlare.
Vorrei dire qualcosa.
Qualunque cosa.
Ma non riesco.
Si gira verso di me e i suoi occhi scuri si posano sui miei.
Sono sicura sia un'allucinazione.
È impossibile.
Lui non vive più qui.
Continua a guardarmi,ed io continuo a non muovermi.
- Luca- mi esce un sussurro.
Ha i capelli più corti,un accenno di barba che gli contorna il viso.
Le labbra rosse e le guance rosee per il riscaldamento della macchina.
- ciao- accenna un sorriso e torna a guardare la strada.
Non posso credere che lui sia qui.
Non posso credere che dopo tutto questo tempo sia di nuovo davanti a me.
Sarà tornato per restare?.
Sarà qui solo per un po e poi tornerà chissà dove?.
Non deve importarmi.
Devo solo dimenticarlo.
Non puoi dimenticare come sei stata in questi mesi,Giulia.
Non puoi.
Non puoi dimenticare le notti insonni.
Le lacrime che sembravano non finire mai.
Il dolore talmente forte che sembrava dovesse ucciderti da un momento all'altro.
No Giulia.
Non puoi dimenticare tutto questo.
Averlo qui,davanti a me però,riesce a dare al mio cuore un senso di pace.
- siamo arrivati- la voce di Elia mi risveglia dal coma in cui ero finita.
Prendo la mia borsa e scendo dalla macchina.
Non devo incontrare di nuovo i suoi occhi.
- grazie,ciao- esco dalla macchina e chiudo lo sportello.
Mi avvio verso il cancello,ma sento una voce chiamarmi a metà strada.
La sua voce.
Mi giro e lo trovo che cammina a passo svelto verso di me.
Ho la gola secca.
Lo guardo e lo invito a continuare.
- domani s-sto organizzando...beh ecco...ho organizzato una festa per festeggiare il ritorno a Milano,mi piacerebbe ci fossi anche tu- si gratta la nuca.
Non so cosa dirgli.
Vorrei davvero andare a questa festa,ma non riesco proprio a superare tutto quello che ho passato in questi mesi.
- io non...- cerco di dire,ma vengo interrotta.
- per favore,ci tengo davvero tanto,almeno pensaci-.
Annuisco sospirando.
- ciao- si avvicina,ma io indietreggio.
Leggo nei suoi occhi la delusione,ma poi mi sorride.
Faccio un sorriso forzato e mi affretto ad aprire il cancello.
Appena dentro guardo Luca tornare alla macchina,ma prima girarsi verso di me.
Giro la testa imbarazzata e salgo le scale per arrivare all'appartamento.
Apro la porta e un buonissimo odore mi invade le narici.
- Stefy sono a casa- urlo togliendomi il cappotto,per poi appenderlo all'attaccapanni al lato della porta.
Vado in cucina e la trovo a sfornare il pollo con le patate.
- ciao tesoro- sorride.
- io ti amo!- dico entusiasta.
L'unica gioia della giornata è questa.
Stefania é davvero brava in cucina ed ogni volta mi cucina cose buonissime.
Corro a lavare le mani e poi mi siedo a tavola.
- tutto bene a lavoro?- mi chiede.
- sisi tutto bene,te? A che ora hai finito?- le chiedo,cercando di non pensare agli avvenimenti di pochi minuti fa.
- ho iniziato sta mattina presto ed ho finito per le 19:00-.
Annuisco e mangio un pezzo di pollo.
- te tutto ok? Mi sembri in un altro mondo- dice Stefania.
- Luca è tornato- dico e mangio un boccone.
Lei sgrana gli occhi e la forchetta le cade di mano.
- q-quel Luca?- chiede scioccata.
Annuisco.
Quando siamo venute a vivere insieme le ho raccontato tutta la storia mia e di Luca.
Lei ha sempre affermato che ci amiamo,ma dopo aver passato tutte le notti a cercare di farmi smettere di piangere ha iniziato ad odiarlo.
- giuro che gli stacco le palle- riprende la forchetta bruscamente e continua a mangiare.
Mi viene da ridere pensando alla scena.
- mi ha inviata ad una festa domani,per festeggiare il suo ritorno qui a Milano- le dico cercando un consiglio da lei.
- che farai?- mi chiede.
- non lo so-.
- devi andarci cazzo!- esclama.
- io non sono sicura Stefania,é passato così tanto tempo ed ho sofferto troppo- sospiro.
- proprio per questo! Devi fargli vedere che donna sei diventata e che sei capace di vivere anche senza di lui!-.
Mi indica con la forchetta in modo minaccioso.
Mi scappa un sorriso.
- domani faccio il turno di mattina e appena torni da lavoro ci occupiamo di renderti la più bona del pianeta- continua.
Rido.
- ora mangiamo che si fredda- alzo gli occhi al cielo in modo teatrale.
Lei mi guarda storto e prende un boccone dal piatto.
Forse Stefania non ha tutti i torti.
Andrò a quella festa e gli farò capire che ora sono una donna forte ed indipendente.
