LUCA'S POV
Ho appena salutato i miei amici di Londra e sto salendo sull'aereo diretto a Milano.
Finalmente si torna a casa e questa volta definitivamente.
Mi posiziono al mio posto e scopro con piacere che sono vicino al finestrino.
Infilo le cuffie nelle orecchie e in quel momento mi suona il telefono.
- ehi frà- dico rispondendo ad Ava.
- tutto ok? Dove sei?- mi chiede.
- sono sull'aereo,sta per decollare- rispondo.
- va bene,fammi sapere quando devo venire a prenderti in aeroporto-.
- si,ti chiamo appena arrivo,a dopo- lo saluto per poi riattaccare.
Una voce agli altoparlanti ci avverte di allacciare le cinture e dopo poco l'aereo decolla.
Guardo fuori dal finestrino e faccio partire la mia playlist francese,mentre mi perdo a guardare le nuvole.
Ricordo quando per la prima volta,presi l'aereo con Giulia.
Ricordo che mi stringeva forte la mano e guardava le nuvole con gli occhi di una bambina.
Sorrido al ricordo e sento un nodo allo stomaco.
Sono sei mesi che non la vedo.
Da quella volta a Parigi non ci siamo più cercati,nessuno dei due.
Mi sentivo impazzire.
Sono tornato a Salerno,ho pensato che l'aria di casa mi avrebbe potuto aiutare,ma é stato peggio.
Tornare nel luogo in cui l'ho conosciuta mi ha fatto solo più male.
Poco dopo,senza dire niente alla mia famiglia,sono partito per Londra e poi per l'America.
Avevo bisogno di cambiare.
Sono tornato a Milano qualche volta,ma lei non l'ho mai vista.
I miei amici dicevano che era molto impegnata con l'università per uscire,ma so benissimo che non è così e che non usciva solo perché sapeva che ci fossi io.
Una volta sono andato nel nostro appartamento.
Ero ubriaco marcio e volevo vederla,non ce la facevo più a vivere senza di lei.
Sono entrato e lei non c'era,come non c'erano più le sue cose.
Sono impazzito.
Ho preso a calci di tutto,mettendo casa a soqquadro.
Poi però,ho pensato al viso deluso della mia piccola Giulia se avesse visto il macello combinato e mi sono messo a rimettere tutto apposto.
Ho deciso di vendere l'appartamento,troppi ricordi.
Starò li finché non troverò un'altra sistemazione e devo farlo al più presto.
So che è andata a vivere con una ragazza nella periferia di Milano.
Ho praticamente ricattato Elia per farmi dare l'indirizzo di casa.
Ogni volta che sono stato a Milano passavo sempre sotto casa sua,ma non ho mai avuto il coraggio di suonare.
Restavo li sotto,a volte per ore,aspettavo che uscisse o che si affacciasse dal balcone,anche solo per vederla un attimo,ma niente.
Non ho toccato nessuna ragazza in tutto questo tempo.
Ci ho provato,ma quando si avvicinavano per baciarmi o toccarmi scappavo.
Mi fa schifo pensare di essere toccato da qualcuna che non sia lei.
Ho provato a dimenticarla,ma più vado avanti piú sento di amarla.
È incredibile come si possa sentire un qualcosa di così forte verso una persona.
Non credevo fosse possibile.
Mi poggio al finestrino e cullato dalla musica immagino di trovarla all'aeroporto al mio arrivo,ma so che è impossibile.L'aereo è appena atterrato,ed io mi sto fumando una sigaretta in attesa che Elia mi venga a prendere.
Ho chiamato Ava e mi ha detto che in questo momento è impegnato e non può venirmi a prendere e così ha dato l'incarico a Dref.
Butto il mozzicone di sigaretta e la macchina del mio amico si parcheggia davanti a me.
- mi sei mancato- esulta scendendo dalla macchina.
Gli sorrido e mi butto tra le sue braccia.
- anche tu- dico dandogli una pacca sulla spalla.
- ancora non ti sei deciso di toglierti questa sottospecie di roba in testa- rido sapendo quanto gli dia fastidio che tocchino i suoi capelli.
Elia mi guarda male e saliamo in macchina.
- sappi che dovrei lasciarti qui- mi dice mettendo in moto.
Sorrido e mi metto comodo sul sedile.
Accendo i riscaldamenti della macchina,dato che si muore di freddo,ed il telefono di Elia inizia a squillare.
- Luca sto guidando,puoi vedere tu chi è per favore?- mi chiede impegnato a guardare la strada.
Prendo il telefono poggiato sul cruscotto e leggendo il nome sul display mi cade il telefono di mano.
Mi affretto a raccoglierlo sotto lo sguardo preoccupato di Elia che sicuramente ha capito chi è.
- metto il vivavoce?- dico cercando di risultare calmo,anche se sento la voce che trema.
Elia se ne accorge,ma annuisce.
- piccola- dice Elia non appena metto il vivavoce.
- ehi piccolo Dref,tra cinque minuti finisco il turno,mi vieni a prendere? Fa freddo per andare a piedi- dice Giulia dolcemente.
Sento il corpo tremare e il cuore martellare nel sentire la sua voce.
È passato così tanto tempo.
Finire il turno ha detto,ora lavora,chissà cosa fa.
La immagino stringersi nel suo cappotto e il suo naso diventar rosso per il freddo.
- si vengo io,rimani dentro finché non arrivo,fuori fa davvero freddo- la voce di Elia mi riscuote da quella tenera immagine.
- grazie mille,a tra un po-.
Elia le tira un bacio e poi mi fa segno di riattaccare.
Resto per un attimo immobile,cercando di calmare tutte le emozioni che sento in questo momento.
Devo riprendermi.
Poggio di nuovo il telefono sul cruscotto e mi metto comodo sul sedile,cercando di far capire ad Elia che sto bene.
Noto che ogni tanto stacca gli occhi dalla strada e mi scruta.
Provo a resistere,ma non ce la faccio.
- che lavoro fa?- chiedo.
Devo sapere.
Elia abbozza un sorriso e sospira.
- lavora in una libreria,strano che tu non lo sappia- mi prende in giro.
Lo incenerisco con lo sguardo.
- perché?- chiedo.
Che domanda stupida.
Perché dovrebbe lavorare se non per bisogno di soldi Luca?!.
- perché vive con un'altra ragazza ed ha bisogno di soldi,non credi sia ovvia come risposta?- risponde Elia.
Sbuffo.
Odio il fatto che debba farsi in quattro per tirare avanti.
- tu mi credi vero? Che non ho mai baciato Anne?- chiedo ad Elia.
Lui sospira e senza staccare gli occhi dalla strada mi risponde.
- si che ti credo,ma non potevi pretendere che ti potesse credere Giulia,dopo tutto quello che le hai fatto-.
- lo so-.
- è successo sei mesi fa-.
- mi stai dicendo che non mi pensa più?-.
Una strana paura si crea dentro di me.
E se mi avesse dimenticato?.
- no cazzo Luca non sto dicendo questo! Sto dicendo che è passato molto tempo ed è inutile continuare a pensarci adesso- esclama Elia.
- quindi mi ama ancora?- balzo sul sedile.
Mi sento un bambino di tre anni.
- non sono affari miei Luca,ma di una cosa sono certo,siete fatti per stare insieme- sorride Elia.
Sorrido anch'io.
Penso che non ci sia cosa più vera,ma forse non siamo pronti,non ancora.
É passato così tanto tempo e nessuno dei due ha mai fatto niente.
- comunque io devo andarla a prendere,già sono in ritardo,dove devo lasciarti?- mi chiede Elia.
Ed è qui che dovrei non seguire cio che sento di fare.
Ed è qui che dovrei seguire la mia testa e non il mio cuore.
Ma faccio tutto il contrario di ciò che sarebbe giusto fare.
- vengo con te- dico deciso.
- ne ero certo- sorride Elia.