GIORNO 78

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FEDERICO POV

MATTINA

Ancora non mi capacito di quello che è successo ieri sera;sentire il nome di Sam insieme ai nominati mi ha provocato una stretta allo stomaco fortissima. Sono consapevole che una nomination non vuol dire eliminazione diretta, ma questa opzione esiste e l'idea di rimanere chiuso qui dentro senza di lei mi terrorizza e non poco. Dopo il live ieri, avrei voluto stringerla forte a me, dirle che sarebbe andato tutto bene e che non doveva preoccuparsi, ma ovviamente lei si è allontanata, sia fisicamente che emotivamente: è uscita in giardino per riordinare le idee, ovviamente le ho lasciato lo spazio di cui necessitava e sono andato a dormire; lei però il nostro letto, almeno per stanotte non lo ha mai toccato. Spero che sia andata a dormire almeno in salotto e che non abbia fumato tutta notte. Mi alzo e mi infilo una maglietta e un paio di pantaloncini. Gli altri nostri compagni di stanza dormono ancora perciò spero di rimanere un pò solo con lei prima che la casa riprenda vita. Esco dalla stanza e la vado a cercare; la trovo sul divanetto della veranda, con ancora addosso i vestiti della sera prima e avvolta in una coperta. Dorme profondamente e dato il mascara un pò colato sulle sue guance è chiaro che ha pianto. Mi inginocchio accanto a lei e le accarezzo la guancia. "Amore mio" la chiamo dolcemente e la scuoto delicatamente. Lei apre gli occhi confusa e appena mi vede li sbarra. "Ehi" le dico, lei mi scruta per un attimo, poi si tira su e mi attira a se per abbracciarmi; mi stringe come mai ha fatto e la sento che inizia a piangere. "Ti prego no" dico e sciolgo l'abbraccio per guardarla negli occhi. "Non piangere" le dico, anche i miei occhi si stanno inumidendo però e il mio proposito di essere forte per entrambi sta già andando a quel paese. "Io...non voglio lasciarti" sussurra e i suoi occhi sono talmente impauriti che vorrei solo avvolgerla e proteggerla. "Non è detto che tu esca lunedì" dico. "Lo so ma...". "Ma niente, non siamo sicuri di cosa accadrà lunedì,ma quello di cui sono più sicuro è che tra noi non cambierà niente" le dico, anche se dentro sto impazzendo. Ho paura che fuori di qui da sola, lei cambi idea su di noi, che per lei quello che è successo qui dentro è stato solo il frutto della reclusione e dell'abitudine.  Ho paura che fuori non senta la mia mancanza e che anche le cose dette non significhino niente. Conoscendola sono certo che non sia una ragazza che dice di amare qualcuno tanto per dire, ma qui dentro qui è tutto talmente strano che anche i sentimenti potrebbero essere fraintesi. "E se scopri che non ti manco?" mi chiede e sembra mi abbia letto nel pensiero, ma al contrario. " E se scopri che IO non ti manco?" le chiedo. "Impossibile" risponde decisa. "Allora è impossibile che tu non mi mancherai" rispondo altrettanto deciso. "Fede per te è diverso tu...". "Io cosa?" chiedo interrompendola. "Hai una vita diversa dalla mia, sei più impegnato e...". "Mi stai dicendo che siccome ho una vita più frenetica non sono in grado di sentire la mancanza di qualcuno?" chiedo confuso. "No, non dico questo, solo che avrai meno tempo di pensare a me, a noi" risponde e tutto questa discussione sta prendendo una piega che non mi piace per niente. "Senti..." dico prendendole le mani. "Quando quel giorno sono venuto a parlarti in piscina e consapevole di tutti i rischi che avrebbe comportato.E se poi non mi piace come credo?Se non è la persona che credo che sia?Se mi affeziono troppo?Se mi innamoro di lei?Prima di venire da te mi sono posto tutte queste domande e poi mi sono detto: Al diavolo, voglio parlare con lei. Quello che succede succede. E' successo che mi sono innamorato di te e non è successo in un giorno, mi sei entrata dentro piano piano e la realtà è che mi hai letteralmente travolto. Quello che provò per te non mi passerà nel giro di un giorno e nemmeno nel giro di due settimane. Ti voglio fuori come ti voglio qui dentro" dico e finalmente mi ha lasciato concludere senza interrompermi. "Per me è lo stesso Fede, per questo ho paura, ho paura di non riuscire a stare fuori senza di te" dice abbassando lo sguardo. "Prima come facevi?" le chiedo. "Prima non ti amavo" risponde tornando a guardarmi negli occhi. "Se dovesse succedere potrebbe essere per una sola settimana, massimo due. Ci ritroveremo in men che non si dica" la rassicuro. Lei annuisce e cerca di asciugarsi le lacrime. "Vado a cambiarmi e darmi una sistemata alla faccia" dice e l'aiuto ad alzarsi. "Va meglio?" le chiedo. "Si" risponde anche se so che non è così. Chissà quante altre cose le frullano per la testa. 

POMERIGGIO

Anche se abbiamo parlato, Sam si è chiusa notevolmente a riccio e si è isolata dal resto del gruppo, Giulia e le ragazze hanno provato a parlarle, ma preferisce rimanere in solitudine e fumare quasi una sigaretta dopo l'altra. Sono estremamente preoccupato per lei, non avevo idea che la potesse prendere così, ma infondo anche se non lo sto esternando anche io sto malissimo. Lo stomaco è chiuso da ieri sera, non fatto colazione, non ho pranzato e non sono nemmeno riuscito ad allenarmi. Chi lo avrebbe mai detto che mi sarei ridotto così qui dentro? Chi lo avrebbe mai detto che avrei trovato qualcuno in grado di insediarsi così nel mio cuore e nella mia anima?Posso quasi immaginare i miei amici e i miei compagni di squadra prendermi in giro per come sono sdolcinato a volto, probabilmente avranno anche scommesso su quanto ci avrei messo a baciarla o a rivelarmi. Ci ho messo un pò, ma ne è valsa la pena. La guardo mentre è seduta in giardino, che fuma l'ennesima sigaretta e guarda il cielo, ha gli occhi estremamente tristi e sembra sull'orlo di piangere di nuovo. E' spenta e non credo di averla mai vista così; nemmeno nel periodo in cui in casa c'era Ferdinando e la tormentava. Odio vederla così e odio sentirmi impotente. Vado verso il confessionale, ho bisogno anche io di stare un pò solo e soprattutto nel silenzio. Mi faccio aprire, entro e mi lascio andare sul trono dorato sul quale. "Ciao" saluto. "Ciao Federico" risponde lo psicologo e poi rimane in silenzio. Sono certo che vorrebbe chiedermi come sto, ma sarebbe una domanda alquanto ridicola al momento; è parecchio evidente come sto. Mi sfrego il viso sforzandomi di non piangere; in genere non sono una persona che piange molto, ma quando lo faccio è perchè la situazione in cui sono è davvero insostenibile. "Cerco di essere forte per tutti e due" dico all'improvviso. "Ci provo, ma l'idea di vederla uscire da quella porta..." le lacrime iniziano a scendere senza controllo e mi spaventa da morire questa cosa. "Hai paura che fuori possa cambiare idea sulla vostra storia?" mi chiede finalmente lo psicologo. "Non lo so...forse. So che è innamorata di me, me lo dimostra ogni giorno, ma pensa sempre alla vita che faccio e temo che possa scappare di fronte a questo" rispondo. "Immagino che tu le abbia fatto capire che la tua vita non influirà sul vostro rapporto o comunque su quello che senti per lei" suppone e io annuisco. "Gliel'ho detto si, gli ho detto che quello che provo per lei non cambierà, che siamo insieme ventiquattro che due giorni al mese. Voglio stare con lei indipendentemente dalla vita che faccio" rispondo. "Vederla così poi mi fa stare da schifo, vorrei poter fare di più, ma non so cosa, le ho parlato anche questa mattina, ma non c'è parola al mondo che possa convincerla. Ha anche lei le sue paure e non posso biasimarla" dico e cerco di asciugarmi le lacrime. "Volevo arrivare in finale con lei e se proprio non ce l'avessimo fatta, sarei voluto uscire prima io, anche se non credo che sarebbe cambiato molto" dico sospirando. " Meglio tornare di la" dico più a me stesso che allo psicologo. "Stai tranquillo" dice lui. "Grazie" faccio un cenno con la mano ed esco.  Guardo fuori e lei è ancora la seduta, fortunatamente senza la sigaretta tra le dita. Esco, la raggiungo e mi siedo accanto a lei senza dire niente. Con mia sorpresa mi prende la mano, intreccia le sue dita alle mie e posa la testa sulla mia spalla. 

SERA

Anche il pasto serale l'ho saltato e anche se non ci siamo scambiati nemmeno una parola, ci siamo stesi sul letto e ci siamo stretti l'uno all'altra. Ho iniziato ad accarezzarle i capelli per rilassarle e ovviamente non sono mancate lacrime da parte sua. Questa volta però l'ho lasciata piangere, ho lasciato che si sfogasse e mi sono limitato a stringerla più forte e a continuare ad accarezzarla finchè non si è addormentata. Credo che sia presto, ma non me la sento a lasciarla, potrebbero essere gli ultimi giorni insieme e non ho la benchè minima intenzione di passare attimi distante da lei. "Andrà tutto bene" le sussurro, lei mugugna e stringe di più la mia maglietta, come se non volesse lasciarmi andare. Le do un bacio sulla testa e mi inebrio del suo profumo. Quando è entrata la prima sera e l'ho salutata, il suo profumo mi ha subito colpito, mi è entrato nel naso per arrivare dritto al cervello e non vi è più uscito.

La porta rossa || Federico Bernardeschi ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora