capitolo tredici

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"Mamma! No. No. No".
Le urla mi fanno sobbalzare e sta volta ci metto pochissimo tempo a capire che è Lou.
"Papà è colpa tua!" grida dando pugni al materasso.
"Mamma! Ti prego mamma!" continua a chiamare.
Mi precipito da lui, continuo a chiamarlo ma non si sveglia.
Gli blocco i polsi con una mano mentre con l'altra gli faccio delle carezze sulla fronte mentre continuo a chiamarlo.
Quando spalanca gli occhi fa un lungo sospiro, è tutto sudato e ha gli occhi rossi, il battito accellerato e il fiatone.
"Louis sono qui, era solo un incubo" gli dico liberandogli i polsi.
"Harry" mormora lui.
"Shh, era un incubo non è successo niente".
"Ti prego falli finire, non voglio più avere gli incubi!".
Non sapendo più che dirgli lo abbraccio e lo cullo un po' per calmarlo, come si fa con i bambini piccoli.
Quando il battito si assesta e il respiro torna normale capisco che manca poco e tornerà ad addormentarsi.
Non smetto di cullarlo e di canticchiare la ninna nanna che mia madre usava con me quando ero piccolo.
Appena si addormenta del tutto lo sdraio delicatamente sul letto e anche io torno a dormire.
Sono le quattro del mattino, tra sole due ore e mezza suonerà la sveglia, meglio riaddormentarsi subito o alla mia prima lezione di domani darò chissà che impressione.

Sono le sei e trenta del mattino e la sveglia suona, ho ancora un po' di sonno dopo la nottata movimentata ma l'adrenalina che sta crescendo in me me lo sta facendo passare molto facilmente.
Mi alzo subito dal letto e corro in bagno per fare una doccia veloce, non mi lavo i capelli o perderò troppo tempo.
Quando esco mi lavo i denti e poi mi spazzolo i capelli anche se so che a causa dei miei ricci tra circa dieci minuti saranno di nuovo tutti intrecciati.
Esco dal bagno e vado verso l'armadio, siccome Lou sta ancora dormendo mi cambio li senza andare in bagno.
Tolgo i pantaloni del pigiama e metto un paio di jeans neri aderenti e poi una camicia azzurra con i risvolti sulle maniche.
Dopo essermi vestito ripiego il pigiama e lo metto in armadio, mi dirigo verso Louis e cerco di svegliarlo.
"Lou...ehi, Lou" dico mentre lo scuoto.
"Che c'è?" mi chiede con gli occhi ancora chiusi e la voce assonnata.
"Devi alzarti, sono le sette, devi vestirti e dobbiamo andare a fare colazione prima delle lezioni" gli dico.
Lui fa il broncio e mi chiede di rimanere a letto ancora cinque minuti, gli accarezzo il viso e poi gli dico che deve alzarsi subito perché non c'è tempo da sprecare, lui esausto mi da retta e si tira su.
"Ho sonno Haz, posso dormire ancora un pochino?" mi implora dopo essersi stiracchiato.
"Assolutamente no, devi vestirti, lavarti e devi portarmi al London's Bar a fare colazione, e sono già le sette e dieci".
"Chi ha detto che voglio venire a fare colazione con te?".
"Oh okay, allora andrò da solo, ciao" dico uscendo di casa.
Il tempo di fare il primo scalino e una voce mi chiama.
"Harry".
"Si?".
"Aspettami".
Sapevo che sarebbe andata così, torno in camera e quando anche Lou si accerta che sono dentro va in bagno, si lava i denti e il viso e poi si veste, indossa un pantalone grigio scuro della tuta e una felpa nera con una stramba davanti.
"Okay possiamo andare ora" mi dice mentre prende lo zaino, io faccio lo stesso e prendo anche le chiavi dalla scrivania.
"Ti ricordi che oggi pomeriggio devi accompagnarmi alla concessionaria vero?" gli dico dopo un po'.
"Si si mi ricordo, sta tranquillo" fa lui e poi entriamo nella mia adorata caffetteria.

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