capitolo 100

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La testa mi fa ancora male, dalle urla, il pianto e dai mille pensieri che mi sono fatto per quasi tutta la notte.
Lou mi ha svegliato alle nove e mezza preparandomi la colazione, ci siamo lavati e vestiti, in realtà io sembro un barbone, ho una tuta nera e delle scarpe da ginnastica, i capelli legati e due occhiaie che mi arrivano fino a terra.
E adesso sono qui, seduto nella macchina parcheggiata pochi metri da casa mia, mentre faccio lunghi sospiri e mi copro il viso con le mani.
"Senti, se non hai più voglia di ascoltarli o altro basta che me lo dici, io ti prendo e ce ne torniamo a casa okay?" mi rassicura Lou prendendomi la mano e posando sul mio palmo un bacetto.
"Mh mh" annuisco io e dopo quello, esco dall'auto.
"Harry!" mi saluta mia madre ma io faccio l'indifferente raggiungendo subito la cucina dove ci sono papà e Patrick.
Mi siedo capo tavola ed L è accanto a me, dall'altra parte c'è papà e ai lati mamma e l'altro papà...
"Prego, cominciate" do il via e i tre davanti a me si osservano.
"Okay Harry, mamma ieri mi ha detto quello che è successo" comincia papà, Des, "comincio dicendoti che qualsiasi decisione tu prenderai, io sarò per sempre il tuo papà, ogni volta che vorrai potrai sempre e comunque cintare su di me, okay?" prosegue e io sorrido.
È l'unico in questo casino che continuo ad apprezzare.
"Grazie pa" dico velocemente per non interrompere il suo discorso.

"Si è vero, sapevo che non eri mio figlio biologicamente parlando, ma ormai avevi tre anni, avevi condiviso 34 mesi della tua vita con me, ti avevo insegnato a camminare, a giocare con il pallone, insieme facevamo un sacco di cose, eri mio figlio in ogni caso, ecco perché no ho lasciato tua madre e sono andato avanti a crescerti. Avevamo trovato u accordo, io e Patrick, per quanto non ci piacessimo, se lui voleva poteva stare con te ogni tanto, d'altronde lui era veramente disposto a questo, ma tua madre disapprovava e quindi, nulla è stato più fatto" finisce di dirmi.
"Ho tentato di contattarti più e più volte, scrivevo a tua madre e anche a tuo padre praticamente ogni giorno, avevi dieci anni quando mi arrivò una tua lettera dove mi chiedevi di non cercarti più" prende la parola Patrick sta volta.
"Lettera? Io non ti ho mai scritto nessuna lettera" lo interrompo subito.
"Infatti, ma questo io non lo sapevo, l'ho scoperto l'anno scorso, avevi compiuto diciotto anni e io ti volevo portare il mio regalo di compleanno. Venni a casa e litigai nuovamente con tua madre, uscì fuori il discorso della lettera e lei si mise all'angolo da sola dicendo che non si ricordava di averti visto scriverne una e poi confessò di aver fatto tutto da sola" mi spiega e io lancio una nuova occhiata verso mia madre.
Sono profondamente deluso da lei.
"Da quel momento provai più e più volte a prendere i rapporti con te, tua madre mi dissi che eri all'università qui a Londra così io cercai in ogni modo di contattarti, finché un giorno finalmente scoprii dove abiti, o meglio, dove abitate" continua poi a raccontare.
"Chiamai tua madre per dirle che volevo venire da te e dirti tutto, non per farti allontanare da loro o altro, semplicemente perché volevo conoscerti, ma lei tentò di imoedirmelo, ancora..." finisce.
"Fino a ieri" parla Lou.
"Fino a ieri" ripete Patrick sospirando.

Mamma è nuovamente con le lacrime agli occhi e io veramente non ce la faccio, lacrime di coccodrillo è assurdo.
"Ti prego smettila, prima fai di tutto per tenermelo lontano e poi ti metti a piangere perché ti senti in colpa di quanto hai fatto, non puoi non aspettarti delle conseguenze!" sputo io guardandola e papà mi riprende.
"Harry, capisco la tua rabbia ma è tua madre..." dice in tono severo ma non troppo.
"Si è ha fatto tutto questo casino, se avesse tirato fuori le palle subito io adesso avrei un rapporto con voi bellissimo ugualmente e un rapporto anche con Patrick, non padre figlio, certo, ma almeno lo conoscerei e anche lui saprebbe qualcosa di me!" sbotto e tutti mi guardando in silenzio.
So di avere ragione, sanno che ho ragione, le loro facce sono spente, rammaricate, è tutto nelle mie mani.
"Okay sentite, io si sono incazzatissimo, ma siete la mia famiglia" comincio a dire dopo un lungo sospiro, "e che tu lo voglia o no mamma, io...io voglio conoscere Patrick, spero che a te non dispiaccia papà...non prenderà il tuo posto, ma almeno non sarà più solo un estraneo che è servito, senza offesa, una notte e basta" finisco il discorso spostando gli occhi verso tutti e tre.
"Figliolo, come ti ho detto prima, io rimango tuo padre, sempre e comunque, mi fa piacere che tu voglia passare un po' di tempo con Patrick" dice subito rassicurandomi papà sfoggiando un caldo sorriso.
"Grazie Harry, non proverò a fare il padre, ne hai già uno, voglio solo conoscerti, magari essere guardato come...un amico di famiglia?" prosegue l'uomo e io annuisco mentre anche lui mi sorride tirando un sospiro di sollievo.
"Ho sbagliato, hai ragione, e hai tutto il diritto di stare con Patrick, ti chiedo solo di perdonarmi e di non guardarmi con quegli occhi pieni di disprezzo, ti prego Harry" fa mia madre stringendomi la mano e io la guardo impassibile.
"Mi ci vorrà un pochino, ma sei comunque mia mamma, non potrei mai disprezzarti" dico onestamente.

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