capitolo 118

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"Oh merda, scusa Harry, non te ne avevo mai parlato prima d'ora, non so perché me lo sono fatto sfuggire così" ha affrettato a dire lui.
"Tu hai una figlia?" ho chiesto sgranando un po' gli occhi.
"Chi ha una figlia?" ha chiesto Lou arrivando al tavolo con i vassoi.
"Patrick" ho risposto e lui ha spalancato la bocca.
"Sedetevi che vi racconto" ha mormorato socchiudendo per un momento gli occhi.
"Quattordici anni fa, circa, conobbi una donna, Giselle, lavora in una tavola calda che frequentavo sempre dopo il lavoro. Un giorno le chiesi di uscire e da lì a qualche mese ci fidanzammo, lei era fantastica, e lo è tutt'ora, una donna incredibile. Durante il nostro primo natale insieme scoprimmo che era incinta, fu una gioia immensa per me, ero così felice di poter finalmente avere una famiglia" ha cominciato a raccontare mentre io e Lou mangiavamo stando ben attenti alle sue parole.
"Perché non porti la fede al dito?" ha chiesto Lou mentre lui beveva un po'.
"Perché io ero ancora tormentato da tua madre e da te, Harry...per quanto lei mi offrisse tutto ciò di cui io avevo effettivamente bisogno, non riuscivo, non riuscivo a dare tutto me stesso, come futuro marito intendo" ha risposto lui, "così in modo totalmente civile e apprensivo io e Giselle abbiamo deciso di lasciarci, senza dare troppo conto a giudici e altre stronzate la bambina, Michelle, sta una settimana con uno e una settimana con l'altro, lei ha trovato un altro uomo e si è sposata, mentre io, preferisco fare solo il papà".

"E tu pensi che Michelle sia gay?" ho domandato io mentre lui dava un morso al panino.
"Ne sono abbastanza sicuro, mi parla sempre di questa ragazza che lei identifica come migliore amica, ho la fortuna di avere con lei un rapporto bellissimo, mi racconta veramente di tutto, e da come la descrive, dall'espressione che ha ogni volta che guarda qualche sua foto, mi sembra cotta a puntino" mi ha risposto mettendosi un po' a ridere.
"Ho solo paura che non voglia dirmelo perché..." ha cominciato poi lasciando la frase in sospeso.
"Perché pensa che non approveresti" ho concluso io.
Conosco bene quella sensazione, anch'io ero terrorizzato quando dovevo dirlo a mamma e papà.
Gemma è stata la prima a saperlo e ad essere felicissima per me, mamma e papà hanno invece avuto una reazione un po' più semplice, forse pensavano fosse una 'fase' finché non mi sono presentato a casa con Lou.

"Stai ancora pensando a lei?" domanda Lou mentre sparecchio la tavola cingendomi in vita.
"Un po', insomma, la capisco perfettamente e so quanto sia brutto vivere nell'ansia della reazione delle persone che ti stanno intorno" proseguo io girandomi per guardarlo e giocando con il colletto della sua polo.
"Non dirlo a me..." mormora a testa bassa, poi aggiunge, "perché non le parli tu?".
"Io? Non sa nemmeno della mia esistenza" rispondo divertito.
"Che vuol dire? Organizziamo un uscita, noi tre, e tu parli con la bambina" propone lui guardandomi con un sorrisino ma serio.
"Dici che accetterebbe?" chiedo un po' preoccupato.
"Dico che tentare non fa male".
Prendo in mano il cellulare e dopo aver lanciato un'ultima occhiata verso il mio ragazzo compongo il numero di Patrick e lo chiamo.
-Harry, che piacere, tutto bene?
-Si ciao Patrick, volevo parlarti un attimo di...di Michelle- dico deglutendo.
-Uhm, okay, dimmi
-Louis i ha fatto venire un'idea, ovviamente tu sei il padre quindi sta a te decidere ma...ti andrebbe se uscissimo con lei un giorno di questi?
-Ma certo sarebbe fantastico! Le ho parlato tanto di te e muore dalla voglia di conoscerti- e a quelle parole io spalanco gli occhi.
-Ottimo, allora...domani?
-Domani, andata, passate a prenderla da me verso che ora?
"Digli verso le tre" bisbiglia Lou notando il mio sguardi confuso.
-Verso le tre, se non è un problema
-Affatto, a domani, salutami Louis
-Certo grazie, ciao

"Hai visto? Te l'avevo detto io" si mette a ridere posando le bottiglie in frigo e ripiegando la tovaglia.
Io gli faccio la linguaccia e lui ricambia il gesto aggiungendo una leccata alla punta del mio naso.
"Che sei un cagnolino?" domando scoppiando a ridere.
"Sarei un cagnolino fottutamente bellissimo, ammettilo" risponde lui seguendomi in salotto.
"Questo l'hai detto tu" ribatto buttandosi sul divano e lui si lancia sopra di me iniziando a farmi il solletico.
"Mi ritengo offeso" mormora scoppiando a ridere anche lui quando le mie mani con fatica riescono a toccare il punto sensibile del suo busto e iniziano a fare piccoli movimenti di solletico.
"Lou! Basta! Aiuto!" urlo tra una risata e l'altra quando lui mi blocca con una mano i polsi e ricomincia ad avere il comando.
"A chi chiedi aiuto se abitiamo da soli stupidino" mi rimprovera e io inizio a ridere più forte.
Ho male all'addome e non so se è per i piccoli pizzichii di Lou che mi fanno solletico o per le troppo risate, ma non ci do troppo peso perché un viso angelico con le fessure degli occhi quasi del tutto coperte dalle grandi guance tirate in su da un sorriso ripagano completamente quel lieve dolore.
La il viso felice e sorridente di Lou è tutto ciò che sogno di vedere per il resto della mia vita, è così bello, sembra un cucciolo di panda, lo amo.

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