capitolo 58

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Abbiamo passato un altro po' di tempo insieme dove Larissa è andata avanti mezz'ora a ringraziarci per le cose del bambino e quasi mettendosi a piangere.
E finalmente è arrivato il momento per Niall di dichiararsi.
"Uhm Lari posso, posso parlarti un secondo?" mormora un po' arrossendo.
"Ma si certo" risponde lei bevendo un sorso di the.
Tutto d'un tratto sembra che le persone nel bar siano sparite, quasi riesco a sentire il battito accelerato del nostro amico.
"Vai" sussurro e lui prende coraggio.
"Lo so che...lo so che non ci conosciamo da molto, in realtà solo da tre mesetti, però, Dio mio, però è..." comincia a dire e si ferma facendo un lunghissimo respiro per poi guardarla negli occhi prendendo le sue mani.
"Larissa tu mi piaci, mi piaci moltissimo, mi piacciono i tuoi fantastici occhi color nocciola che spariscono quando sorridi, mi piace la piccola fossetta che ti si forma sulla guancia, mi piacciono i tuoi lunghi capelli sempre morbidi e setosi, il tuo lato sempre sorridente e quando nascondi il viso tra le mani se sei imbarazzata, mi piace tutto di te, da cima a fondo, e...e vorrei mostrarti che io davvero a te tengo tantissimo e che-" ma a quel punti viene bloccato dalle labbra di Larissa che si poggiano sulle sue in un bacio vero, dolce e rapido.
Quando i loro volti si staccano Niall è pietrificato e Lari si fa scappare un sorrisino.
"Anche io provo lo stesso" aggiunge poi e Niall sfocia un sorriso da orecchio ad orecchio, non credo di averlo mai visto così contento.
Dopo aver fatto qualche battutina di compiacimento io e Louis abbiamo salutato la coppietta e ci siamo diretti verso la macchina.
"Amore passiamo da me a prendere quelle cose?" chiedo mettendo la cintura.
"Certo" mi risponde e mette in moto.

Quando arriviamo fuori casa lo vedo più teso che mai, gli stringo la mano nel vialetto e i suoi muscoli si rilassano leggermente, ma tornano ad essere duri come la pietra quando mia madre apre la porta di casa.
"Mamma!" la saluto abbracciandola e lei mi sorride calorosamente.
"Amore! Come stai?" mi domanda stringendo un po' quell'abbraccio.
"Molto bene grazie" rispondo e poi entro in casa.
"Vieni Lou" dico io vedendo il mio ragazzo ancora fuori dalla porta.
"Oh si, uhm, buon pomeriggio Anne" mormora imbarazzato porgendogli la mano.
"Ciao Louis" dice lei e lo abbraccia, e in quello finalmente Lou si tranquillizza.
Passiamo un po' di tempo in salone con mamma a parlare di scuola e di cosa vuole fare Lou, lui è più grande di me e questo è il suo penultimo anno all'università, ha spiegato che Mark, il patrigno, è il rettore e che sicuramente gli troverà un qualcosa da contabile o in un ufficio come ha già in progetto da un bel po', anche se lui invece vuole buttarsi nel mondo della musica, anche solo come hobby.
Dopo aver bevuto un'altra tazza di the abbiamo preso la borsa con le cose e siamo tornati a casa abbastanza stanchi dalla giornata sia fisicamente sia emotivamente.
Io e Lou ci siamo aperti particolarmente sul nostro futuro e quant'altro e il pensiero che lui si veda con me in una famiglia mi fa spruzzare gioia da tutti i pori.
È davvero speciale come ragazzo.
Tornati a casa lui si butta sul letto mentre io sistemo un pochino.

"E questo?" chiede tirando fuori uno smalto celeste dalla borsa che ho portato a casa.
"Oh uhm, è...è uno smalto" dico velocemente distogliendo lo sguardo.
"Grazie amore, ma ancora ho la vista. Intendevo perché è qui?" chiede sorridendo e io invece mi sento andare in panico.
Ho sempre avuto un po' un debole per smalto e anelli, questi ultimi li uso quotidianamente in realtà, ogni tanto faccio qualche cambio però li ho sempre sulle dita, e anche Lou indossa sempre il suo, quello che mi ha regalato al compleanno.
Per quanti riguarda lo smalto invece da piccolino me l'ero messo una volta, avevo tredici anni mi pare, sono andato a scuola e alcuni miei compagni mi hanno guardato male, solo Larissa non ci aveva dato peso, anzi, mi ha detti che riuscivo a metterlo meglio di lei, ma poi non ha fatto altri commenti e questo mi aveva reso abbastanza contento.
Da quella volta però l'ho messo solo in estate, quando non ero circondato da occhi pronti a giudicare, e adesso, a diciannove anni, eccomi di nuovo, timido, a voler mettere lo smalto sulle unghie.
"Haz è tuo?" mi chiede avvicinandosi.
Faccio cenno di si con la testa arrossendo, lui mi tira su il viso e mi posa un bacio sulle labbra.
"Mettilo" aggiunge poi posando la boccetta di vetro sulla scrivania.
"Non...non ti dà fastidio?" chiedo seguendolo con lo sguardo mentre torna a distendersi sul letto.
"Perché dovrebbe?" chiede e io sorrido mettendomi all'opera.

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