capitolo sedici

1.5K 65 1
                                    

Mi spendo sul suo letto e mi avvolgo sotto le coperte, sento tutto il suo profumo travolgermi e lo respiro a pieni polmoni, è così dolce e allo stesso tempo forte da far male alle narici ma mi piace, mi piace tantissimo.
Mi giro e mi rigiro e poi mi addormento ma per poco purtroppo.
Alle dieci e mezza mi sveglio, poi riprendo sonno, mi sveglio alle undici e cinquanta e poi mi riaddormento risvegliandomi a mezzanotte e mezzo.
Faccio un sospiro e mi metto a sedere.
Nonostante io abbia sonno non riesco a dormire, ho la mente troppo pesante, ho provato a non pensarci a dirmi che se c'era un problema me lo avrebbe detto ma non riesco a convincermi del tutto.
Dopo circa mezzora sento delle voci in corridoio, e poi cedo la maniglia abbassarsi, finalmente è tornato.
"Louis! Dove diamine eri! Mi hai fatto preoccupare" lo rimprovero severamente.
"Scusami, avrei dovuto avvisarti..." dice a testa bassa.
"Si avresti dovuto!".
"Mi spiace okay? Ma avevo un problema da risolvere e anzi non è ancora del tutto sistemato!" dice guardando sulla soglia della porta.
Anch'io giro il volto e vedo un ragazzo biondo di circa la nostra età che si stringe il braccio sanguinante.
"Oh mio dio! Che cosa è successo! Louis portalo dentro muoviti!" esclamo io.
Il ragazzo entra e io lo accompagno in bagno, gli levo la giacca e la maglia, ha un taglio sul braccio sinistro, fortunatamente non è tanto profondo ma ha perso diverso sangue.
Disinfetta la ferita usando il kit medico che mia madre mi ha messo in valigia prima di partire.
"Non si può mai sapere" mi aveva detto, e come sempre aveva ragione.
Gli fascio il braccio con una garza e poi gli presto una mia maglietta rossa.
"Grazie" mi dice.
"Figurati" rispondo io e poi trascino Louis fuori dal bagno.

"Adesso tu mi spieghi quello che è successo, subito" dico io a bassa voce per non farmi sentire dal biondino.
"È complicato e se ti spiegassi tutti ti faresti strani pregiudizi su di me" dice guardando in basso.
Con due dita tiro sul il suo viso dal mento e lo fisso negli occhi per un po'.
"Parlami" gli sussurro.
Lui mi fa sedere sul letto e fa un respiro profondo prima di cominciare.
"Lui è il mio migliore amico, Niall, siamo cresciuti insieme, siamo diventati amici quando io l'ho difeso in seconda media da un gruppo di bulletti che lo prendevano in giro per l'apparecchio, io ero in seconda superiore quindi è stato facile farli sparire, da quel giorno non ci siamo più separati, ogni momento bello della mia vita ce l'ho insieme lui" mi racconta mentre cammina avanti e indietro per la stanza.
"Quando mia madre è morta io sono cambiato completamente, ho iniziato ad essere più stronzo con tutti, anche con lui, quando avevo quindici anni ho iniziato a finire in qualche rissa e mi chiudevo sempre in me stesso. Nessuno capiva il mio dolore, tutti mi giudicavano solo per il mio comportamento senza chiedersi il perché del mio modo di fare.
Ho iniziato a farmi diversi nemici per via del mio carattere e automaticamente anche Niall che mi è sempre stato accanto.
Un po' di tempo fa stavamo disegnando con delle bombolette un muro nella periferia e i ragazzi del quartiere ci sono venuti a rincorrere perché volevano che ripulissimo tutto, noi ovviamente siamo scappati e non ci siamo fatti trovare, ma oggi Niall mentre passeggiava se li è ritrovato davanti così mi ha chiamato e mi ha chiesto di andare subito da lui, ecco perché ti ho lasciato qui".
"Okay e come cavolo ha fatto a farsi quel taglio?" domando io.
"Appena sono arrivato ho visto tre di loro addosso a lui, continuavano a chiedergli dove fossi e lui non rispondeva così si prendeva un pugno o uno schiaffo. Non volevo che lo picchiassero per colpa mia così mi sono fatto avanti con una mazza e loro sono venuti contro di me, Niall si è avvicinato ad uno che però aveva un coltellino in tasca e gli ha tagliato  braccio. Dopo quasi un'ora è passata una pattuglia e loro se ne sono andati a gambe levate. Ci hanno portato in caserma e noi abbiamo spiegato il tutto, per fortuna conoscono mio padre e non ci faranno nulla. Siamo andati a casa mia, ci siamo sistemati per prendere il treno e venire qua, non potevamo di certo montare con le nocche tutte rotte e la faccia gonfia".
"Scusa e il taglio di Niall? Perché non l'hai medicato tu?".
"Perché ero nel panico e non sapevo come fare, avevo visto il kit nella tua valigia quindi la prima cosa che mi è venuta in mente era di portarlo qui, gli ho messo un giaccone che coprisse la maglia sporca e siamo saliti in treno" finisce di spiegarmi.
"Haz, ti prego, non pensare male di me...io ho provato a cambiare, sto provando lo giuro, non voglio più mettere in pericolo altre persone a causa mia" mi dice fermandosi davanti e me e guardandomi in modo disperato.
Lo fisso negli occhi, poi guardo le sue mani rosse e con le nocche aperte, accarezzo la sua mano e vado a prendere il disinfettante, glie le medico fasciandole con un po' do garza e poi torno a sedermi sul suo letto.

You Kill My MindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora